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Un po’ perché mi pare che portino sfiga, un po’ perché mi sanno di imitazione volgarotta e approssimativa di modi di cantare e fare musica, di scimmiottamenti di stilemi e comportamenti.
Prendete De André. Nessuno lo fa mai riposare in pace. "Bocca di Rosa" viene reinterpretata e calpestata in mille salse, in un piagnisteo imbarazzante e Kitsch, nel ricordo del caro estinto. Che viene sempre e regolarmente ricordato in modo amichevole e confidenziale: "Faber", l’"Amico fragile", "Giorgio" (per Giorgio Gaber), o con perifrasi tratte dalle canzoni interpretate dagli scomparsi, come "un angelo caduto in volo" per Lucio Battisti.
Ecco, Battisti, sono 10 anni che è morto come aveva vissuto, lontano dalla gente, dal pubblico, dai media e dalla logica canzonettistica un po’ burina che piace tanto in giro.
Invece di lasciarlo stare lì dov’è, e limitarsi ad ascoltare le incisioni storiche con Mogol (ma anche alcune di quelle con Panella erano decisamente pregevoli), invece di soffermarsi sugli arrangiamenti di "Pensieri e parole", invece di centellinarsi "Anche per te" (che, non dimentichiamolo, era un lato B, come del resto "7 e 40") c’è una compilation di rimaneggiamenti necrofili e di culti della personalità che con ogni probabilità lo stesso Battisti avrebbe rifiutato con repulsione legittima.
Eppure per molti Battisti rappresenta ancora tre accordi in croce (La+, Mi+ Re+) da alternare sulla chitarra per cantare "La canzone del sole" sulla spiaggia, e questa è una bestemmia.
Mia moglie dice che Battisti è roba da sfigati, e in questo caso non riesco a darle torto, ma a me Battisti non me lo tocca nessuno (dàje Lucio, càntace er canto lìbbero…).