Prima Pagina, Fernanda da Genova, Federico Fubini e l’obbligo di rettifica per la rete

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Questa mattina, su “Prima Pagina”, la rassegna della stampa quotidiana di Radio Tre, la signora Fernanda da Genova ha espresso delle opinioni e ha fatto delle domande al giornalista Federico Fubini del Corriere della Sera.

Ha avuto l’ardire di inserire, nelle sue considerazioni, una osservazione sulla norma “ammazzablog”, o “ammazzaweb”, o “ammazzainternet”, o come la si voglia chiamare, preoccupata che l’Italia, potesse essere equiparata, per libertà di espressione e controllo della rete, alla Cina o all’Iran.
Probabilmente era preoccupata anche per questo.
E’ normale, la gente si preoccupa e si pone domande.

La reazione del giornalista, che nel rispondere a Fernanda da Genova, ha chiaramente dichiarato “Non ho studiato in dettaglio la legge”, limitandosi a prendere atto di quello che riferivano i giornali, mi ha decisamente lasciato perplesso.

In primo luogo perché mi aspetto che un giornalista di quella levatura conosca non tanto un tema di cui si può scrivere o fare opinione, o una proposta di legge in discussione. Ma perché quella norma è inserita all’interno del più ampio decreto sulla pubblicazione delle intercettazioni che riguarda anche lui.

In secondo luogo perché Fubini ha dichiarato che considera scontata una non promulgazione del dispositivo di legge se manifestamente incostituzionale.
Lapalissiano ma incoraggiante. Ma perché dovrebbe essere incostituzionale il comma sull’obbligo di rettifica? Non impedisce a un blogger di esprimere le proprie opinioni in rete, semplicemente, equiparandolo a un quotidiano o a un periodico on line con tanto di registrazione in Tribunale, lo espone alle stesse sanzioni. E, si potrebbe dire, la norma tende addirittura a ricreare un equilibrio tra ciò che si scrive e l’interesse della persona di cui si scrive.

Aggiunge Fubini che, da parte sua, come cittadino e giornalista si sente tranquillo. Mi viene da dire “Beato lui!”

Aggiunge che il Web è una forza incontenibile anche nei paesi più dittatoriali. A parte il fatto che di web in Corea del Nord, in Iran, a Cuba e in altri paesi a libertà più o meno limitata, se ne vede poco, e sarebbe anche da chiedersi perché, le storie di giornalisti e blogger continuamente vessati per le loro opinioni diffuse in rete.

Fubini dice anche che non si preoccuperebbe più di tanto, perché tutto si può dire sull’Italia meno che non ci sia trasparenza. Oggi i verbali di Totò Riina (peraltro riassunti dal giornalista nella prima parte della trasmissione) sono stati sequestrati preventivamente dai siti de L’Espresso e Repubblica dopo essere stati pubblicati on line per dieci ore. Attilio Bolzoni (Repubblica) e Lirio Abbate (L’Espresso) sono stati indagati per violazione del segreto istruttorio in concorso con “pubblici ufficiali da individuare”.

Ognuno la pensa come crede, ma quella che mi è sembrata più trasparente di tutti è stata proprio la signora Fernanda.

E, comunque, gli interventi in questione sono ascoltabili qui:

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