Pomodori pachini e peperoncini piccanti: braccia ridonate all’agricoltura

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[L’orto vòle l’òmo morto! – Antico Proverbio Toscano]

Seguendo il consiglio de’ più che mi hanno incoraggiato a darmi all’agricoltura anziché alla pur nobile attività di scriver cazzate (ora mi autodenuncio!) ho testé fatto la prova di messa a dimora (pare che così si dica in rastrellese) sul terrazzo di Teodoro il Pomodoro e di Gino il Peperoncino (quest’ultimo regalatomi dal negozio di piante e sementi cui mi sono rivolto, novello Messegué, per l’acquisto dei primi attrezzi e delle primissime piantine) e francamente potrei anche smetterla di chiamare le piante con questi nomi a bìschero o da Ispettore Capo del Club di Topolino del 1966.

Adesso attendo la crescita e il raccolto. Avendo a disposizione solo una terrazza ho dovuto comprare vasi e sottovasi investendo una fortuna, mentre le piante te le tirano dietro.

Così, un chilo di pomodori l’avrò pagato si e no come un cinemino per quattro in una domenica di pioggia invernale, però vuoi mettere fare l’alternativo e preparare un sughino per 150 grammi di pasta in due con i pomodori pachini dei tuoi? Su, via, non c’è paragone.

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