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Paolo Magagnoli è il più bravo studente d’Italia, con la media del 9,93, ed è andato a prendersi la sua nomina di Alfiere del lavoro al Quirinale, direttamente dalle mani del Presidente della Repubblica.
Bello! Bravo!
Ha i capelli ricci ricci, la barbetta di quelle che negli anni ’70 facevano tanto “impegno”. Frequenta il liceo scientifico Majorana di Latina e in italiano e scienze ha solo 9. Per il resto tutti 10.
Bello! Bravo!
Si è iscritto a matematica alla Sapienza di Roma, e dice che dopo la laurea vorrebbe andare a loavorare all’estero, preferibilmente in Spagna.
Bello! Bravo!
Il quotidiano semi-ufficiale della Chiesa Cattolica “Repubblica” ha scritto di lui: “Paolo, in effetti, è lo studente che tutti i prof vorrebbero in classe.”
A parte il fatto che io ce l’ho avuta una alunna che andava anche meglio di lui, si chiamava e si chiama ancora Giulia Cerardi, alla maturità le abbiamo dato 100 perché non potevamo darle di più, la lode non esisteva, fece un figurone e la commissione d’esame, me compreso, che piangeva a vita tagliata.
E poi no, io non ce lo vorrei uno così in una delle mie classi. Per carità, sono un insegnante e insegno a chiunque io abbia tra i miei alunni, nessuno escluso, se ha voglia di imparare qualcosina. Ma dire che lo vorrei, elettivamente, in una delle mie classi, proprio no.
Insegno a ragazzi semplici, che hanno e che continuano a dimostrare molte difficoltà nell’apprendere una lingua straniera. Un po’ perché sono svogliati, un po’ perché non ci arrivano, un po’ perché alle scuole medie di disastri se ne fanno tanti, ma tanti.
Così la fatica inizia a settembre e finisce a maggio.
Dove però qualche frutto si vede. Come un alunno, l’anno scorso, che me lo misi seduto accanto alla cattedra e, programma svolto alla mano, lo interrogai su tutti gli argomenti, anche sulle virgole. E lui mi disse anche le virgole. Senza un errore, senza una sbavatura. Aveva e continua ad avere una faccia che sorride sempre. Quel giorno gli diedi 10 sul registro, sembravo il buon maestro del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis e dissi agli altri “Sì, è così che si studia!”.
Quell’alunno al 10 finale ci arrivò facendo i salti mortali.
Paolo Magagnoli è quello che Massimo Troisi in “Ricomincio da tre” avrebbe assimilato al suo vicino di casa Angelo, definendolo “‘nu mostro!” Quello che “sapeva ‘e tabbelline a memoria, conosceva ‘e ‘ccapitali di tutto ‘o munno, sapeva fa’ l’addizione, ‘a divisione, ‘a sottrazione ‘a moltiplicazione e sonava pure ‘o pianoforte!”
La scuola non è un “Alfiere” sono anche tanti pedoncini che vengono sacrificati durante la partita a scacchi della vita, sono i cazzoncelli presuntuosi che ti guardano e non si tolgono nemmeno gli occhiali da sole, che li ammazzeresti, sono le mamme che vengono da te e ti dicono “Io mio figlio non lo riconosco più!”, sono quelli che spieghi l’accusativo personale e ti guardano con gli occhi spalancati come se tu avessi parlato del bosone di Higgs.
Bravo Paolo Magagnoli, siamo tutti orgogliosi di te. Ora però lasciateci lavorare.
(…e riascoltiamo Massimo Troisi nel monologo di Angelo dal lettore virtuale di MP3, che male non fa a nessuno…)
Bello! Bravo!
Ha i capelli ricci ricci, la barbetta di quelle che negli anni ’70 facevano tanto “impegno”. Frequenta il liceo scientifico Majorana di Latina e in italiano e scienze ha solo 9. Per il resto tutti 10.
Bello! Bravo!
Si è iscritto a matematica alla Sapienza di Roma, e dice che dopo la laurea vorrebbe andare a loavorare all’estero, preferibilmente in Spagna.
Bello! Bravo!
Il quotidiano semi-ufficiale della Chiesa Cattolica “Repubblica” ha scritto di lui: “Paolo, in effetti, è lo studente che tutti i prof vorrebbero in classe.”
A parte il fatto che io ce l’ho avuta una alunna che andava anche meglio di lui, si chiamava e si chiama ancora Giulia Cerardi, alla maturità le abbiamo dato 100 perché non potevamo darle di più, la lode non esisteva, fece un figurone e la commissione d’esame, me compreso, che piangeva a vita tagliata.
E poi no, io non ce lo vorrei uno così in una delle mie classi. Per carità, sono un insegnante e insegno a chiunque io abbia tra i miei alunni, nessuno escluso, se ha voglia di imparare qualcosina. Ma dire che lo vorrei, elettivamente, in una delle mie classi, proprio no.
Insegno a ragazzi semplici, che hanno e che continuano a dimostrare molte difficoltà nell’apprendere una lingua straniera. Un po’ perché sono svogliati, un po’ perché non ci arrivano, un po’ perché alle scuole medie di disastri se ne fanno tanti, ma tanti.
Così la fatica inizia a settembre e finisce a maggio.
Dove però qualche frutto si vede. Come un alunno, l’anno scorso, che me lo misi seduto accanto alla cattedra e, programma svolto alla mano, lo interrogai su tutti gli argomenti, anche sulle virgole. E lui mi disse anche le virgole. Senza un errore, senza una sbavatura. Aveva e continua ad avere una faccia che sorride sempre. Quel giorno gli diedi 10 sul registro, sembravo il buon maestro del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis e dissi agli altri “Sì, è così che si studia!”.
Quell’alunno al 10 finale ci arrivò facendo i salti mortali.
Paolo Magagnoli è quello che Massimo Troisi in “Ricomincio da tre” avrebbe assimilato al suo vicino di casa Angelo, definendolo “‘nu mostro!” Quello che “sapeva ‘e tabbelline a memoria, conosceva ‘e ‘ccapitali di tutto ‘o munno, sapeva fa’ l’addizione, ‘a divisione, ‘a sottrazione ‘a moltiplicazione e sonava pure ‘o pianoforte!”
La scuola non è un “Alfiere” sono anche tanti pedoncini che vengono sacrificati durante la partita a scacchi della vita, sono i cazzoncelli presuntuosi che ti guardano e non si tolgono nemmeno gli occhiali da sole, che li ammazzeresti, sono le mamme che vengono da te e ti dicono “Io mio figlio non lo riconosco più!”, sono quelli che spieghi l’accusativo personale e ti guardano con gli occhi spalancati come se tu avessi parlato del bosone di Higgs.
Bravo Paolo Magagnoli, siamo tutti orgogliosi di te. Ora però lasciateci lavorare.

(…e riascoltiamo Massimo Troisi nel monologo di Angelo dal lettore virtuale di MP3, che male non fa a nessuno…)
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Le dico solo una cosa…sono stata alunna del padre di questo ragazzo:5 anni di frustrazione!
..ma, come diceva qualcuno, la storia mi darà ragione.
ps:menomale che esistono prof come lei,che amano DAVVERO il loro lavoro!
un saluto