Paolo Attivissimo e l’inglese come volontà e rappresentazione

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E’ abbastanza naturale che ogni volta che si sia tentati dal dare ragione a Paolo Attivissimo si finisca inevitabilmente per dargli torto.

A meno di non avere gli occhi foderati di prosciutto ed essere totalmente privi di senso critico.

Ha criticato, giustamente, la redazione di RaiNews per aver tradotto in maniera bislacca il titolo della canzone di John Travolta e Olivia Newton-John “You’re the one that I want” con un improbabile “Non puoi avere tutto quello che vuoi”. Trovate una copia permanente del suo articolo qui: https://archive.ph/aEx5O

Va quasi tutto bene. RaiNews ha cannato.

Ma quello che indigna Paolo Attivissimo è che ci sia gente, all’interno delle redazioni giornalistiche, che non sappia l’inglese. Cioè l’altra sua lingua, quella che lui, al contrario, conosce a menadito (è l’unico ad essere “diplomato in lingue”, secondo Wikipedia, tutti gli altri o hanno una maturità linguistica o hanno una laurea). E che considera la lingua delle lingue, la regina incontrastata della comunicazione verbale.

Scrive:

“(…) per gli increduli che non riescono a capacitarsi che la Rai faccia scrivere i suoi tweet a qualcuno che non sa l’inglese (l’inglese, non l’urdu o il tagalog) ma è convinto di saperlo.”

Insomma, l’inglese, la lingua veicolare per eccellenza, e che diàmine! Mica l’urdu. Che è parlato soltanto da 233,3 milioni di persone nel mondo. E che è lingua veicolare anche lui, anzi, lingua franca per l’esattezza, ma in Pakistan. Conta qualcosa il Pakistan? Macché. Inglese ci vuole.

E il tagalog? Oh, robetta. La parlano appena 15 milioni di persone, nelle Filippine. Un frate australiano, tale Leo James English (che, appunto, ironia della sorte, si chiamava English di cognome) ha redatto il primo dizionario di tagalog, realizzando un’opera lessicografica che ha fatto storia? Bah, bazzecole, rispetto a Google Translator.

Perché il consiglio finale dato da Attivissimo a questi signori dalla traduzione approssimativa non è quello di studiare, come sarebbe necessario e inevitabile, no. E’ quello di usare la panacea di tutti i mali, di tutti i dubbi, di tutte le ignoranze.

Avanti così.

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