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Piero Angela ci ha lasciati.
Nulla da dire sulla sua attività di divulgatore, presentatore, sceneggiatore, pianista, esperto di musica jazz, scacchista.
Non c’erano dubbi che Paolo Attivissimo ne postasse un ricordo che potrete trovare qui: https://archive.ph/lOFLC. Su questo sì che c’è qualcosa da dire.
“Io sono uno dei suoi tanti figli culturali. Gli devo praticamente tutta la mia forma mentis e la mia carriera (…)”
e poi
“Mai avrei immaginato che io, cresciuto come milioni di telespettatori “a pane e Piero Angela”, un giorno avrei avuto l’onore non solo di incontrarlo, chiacchierare con lui e sentire la sua forte, ruvida stretta di mano e il suo spiazzante “diamoci del tu””
C’è tutto in queste righe.
A partire da quel “io sono uno dei suoi tanti figli culturali“, che effettivamente mette un po’ in imbarazzo. Tutti, nelle rispettive attività professionali o di studio abbiamo avuto dei maestri che ci hanno insegnato qualcosa. Anche noi abbiamo imparato da qualcuno. Ma il pensiero di somma gratitudine che ci unisce a costoro non ci autorizza a considerarci loro “figli culturali“. E poi la “carriera“. Qui non si sa a cosa Paolo Attivissimo si riferisca. Se alla sua attività di esperto di privacy (!), di giornalista informatico, di giornalista tout-court, di autore di libri che si faticano a trovare perfino nei remainders, di esperto in allunaggi o in chissà cos’altro. Di certo c’è che per iscriversi a un sindacato di giornalisti svizzero non occorre certo invocare la paternità culturale di Piero Angela.
E poi, l’accennare a quel vago concetto di amicalità. Come se il fatto che Piero Angela gli abbia detto di dargli del “tu” lo autorizzasse a considerarlo una persona “intima“. Anch’io do del “tu” a tante persone. Ma con molte di loro non ho mai condiviso neanche un caffè al bar.
Ma c’è di peggio, e cioè che questa notazione di amicalità insinua una implicazione successiva. E cioè che il fatto di essere un “figlio culturale” e avere una certa confidenza di facciata con Piero Angela, significhi “io sono un po’ come lui“.
E per essere come Piero Angela direi che c’è da mangiarne di pastasciutta!
Io sono amico di scuola di un eccellente direttore d’orchestra ed esperto di musica barocca. Ho imparato molte cose sulla materia da lui. Ci diamo del tu. Ce lo siamo sempre dati. SOLO per questo io dovrei ritenermi un pochino esperto? Posso parlare di Vivaldi, Haendel, Veracini come lo fa lui? Posso dirigere a mia volta, se non un’orchestra barocca, almeno una banda cittadina? Suonare il thiorbo? Il liuto? Magari sì. Dopo aver completato gli studi al conservatorio, però.
Non si diventa autorevoli per osmosi. Nossignori. Perché non ci sono dubbi che qualcuno ci abbia insegnato molto. Ci sono, invece, molti dubbi che quelle nozioni e quel metodo di studio o di indagine noi li abbiamo effettivamente imparati.
Lui non mollerò mai. Ma gli conviene?