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[Il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro durante il giuramento del primo governo Berlusconi]
C’è una vecchia e curiosa vicenda che riguarda Oscar Luigi Scalfaro.
Negli anni ’50, in un ristorante di Roma, Scalfaro riprese la signora Edith Mingoni in Toussan perché vestita, a suo giudizio, in maniera disdicevole e poco attinente al senso della decenza dell’epoca.
La signora aveva mostrato le spalle nude, e il futuro Presidente della Repubblica le avrebbe fatto notare l’indecenza, facendosi accompagnare, secondo alcune foti, anche da due poliziotti.
La signora, che dal canto suo era una militante dell’allora Movimento Sociale Italiano, querelò Scalfaro e un suo collega di partito per ingiurie.
Fu investita della questione la Giunta per le Autorizzazioni a Procedere della Camera dei Deputati, giunta di cui lo stesso Scalfaro faceva parte, ma nel frattempo prima il padre della Mingoni in Toussan, e successivamente il marito sfidarono Scalfaro a duello. La sfida fu rifiutata, e il Principe De Curtis, in arte Totò, indirizzò a Scalfaro una lettera, pubblicata sul quotidiano "Avanti!" in cui scrisse, tra l’altro:
"Non si pretende da Lei , dopo il rifiuto di battersi, una maggiore sensibilità, ma si ha il diritto di esigere che in incidenti del genere, le persone alle quali il sentimento della responsabilità morale e cavalleresca è ignoto, abbiano almeno il pudore di sottrarsi al giudizio degli uomini, ai quali questi sentimenti e il coraggio civile dicono ancora qualcosa."
Il processo per ingiuria non fu mai celebrato perché nel dicembre 1953 entrò in vigore una legge sull’amnistia.
Questo episodio viene riportato su Wikipedia.
In occasione della morte di Scalfaro i giornali tirano fuori il celeberrimo "Non ci sto. Io sento il dovere di non starci!"
Ma nessun quotidiano ha ritirato fuori le immagini della folla di Palermo inferocita contro i politici e contro il Capo dello Stato, durante la celebrazione dei funerali di Paolo Borsellino e degli uomini e donne della sua scorta. Di un Presidente della Repubblica riuscino a malapena a sfuggire alla rabbia della gente perché in quel momento si era consumato lo strappo più profondo nella fiducia tra cittadini e vertici delle istituzioni.
Questo episodio NON viene riportato su Wikipedia.
Negli anni ’50, in un ristorante di Roma, Scalfaro riprese la signora Edith Mingoni in Toussan perché vestita, a suo giudizio, in maniera disdicevole e poco attinente al senso della decenza dell’epoca.
La signora aveva mostrato le spalle nude, e il futuro Presidente della Repubblica le avrebbe fatto notare l’indecenza, facendosi accompagnare, secondo alcune foti, anche da due poliziotti.
La signora, che dal canto suo era una militante dell’allora Movimento Sociale Italiano, querelò Scalfaro e un suo collega di partito per ingiurie.
Fu investita della questione la Giunta per le Autorizzazioni a Procedere della Camera dei Deputati, giunta di cui lo stesso Scalfaro faceva parte, ma nel frattempo prima il padre della Mingoni in Toussan, e successivamente il marito sfidarono Scalfaro a duello. La sfida fu rifiutata, e il Principe De Curtis, in arte Totò, indirizzò a Scalfaro una lettera, pubblicata sul quotidiano "Avanti!" in cui scrisse, tra l’altro:
"Non si pretende da Lei , dopo il rifiuto di battersi, una maggiore sensibilità, ma si ha il diritto di esigere che in incidenti del genere, le persone alle quali il sentimento della responsabilità morale e cavalleresca è ignoto, abbiano almeno il pudore di sottrarsi al giudizio degli uomini, ai quali questi sentimenti e il coraggio civile dicono ancora qualcosa."
Il processo per ingiuria non fu mai celebrato perché nel dicembre 1953 entrò in vigore una legge sull’amnistia.
Questo episodio viene riportato su Wikipedia.
In occasione della morte di Scalfaro i giornali tirano fuori il celeberrimo "Non ci sto. Io sento il dovere di non starci!"
Ma nessun quotidiano ha ritirato fuori le immagini della folla di Palermo inferocita contro i politici e contro il Capo dello Stato, durante la celebrazione dei funerali di Paolo Borsellino e degli uomini e donne della sua scorta. Di un Presidente della Repubblica riuscino a malapena a sfuggire alla rabbia della gente perché in quel momento si era consumato lo strappo più profondo nella fiducia tra cittadini e vertici delle istituzioni.
Questo episodio NON viene riportato su Wikipedia.