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Il filmato mostra, della durata non indifferente di un minuto e mezzo, mostra una signorina un po’ attempata ma certamente gradevole che, dopo aver espresso il voto e averlo inserito in una busta bianca, prima di depositarlo nell’urna, viene avvampata da un subitaneo e sacrosanto orgasmo per il solo fatto di aver votato, tra l’imbarazzo e lo sguardo interrogativo del presidente e degli scrutatori. La campagna prende il nome di "Votar és un plaer" ("Votare è un piacere", appunto).
La signorina, dopo aver espresso il proprio voto e il proprio piacere, si ricompone ed esce dai locali elettorali.
Ve lo immaginate uno spot del genere in Italia?
Una persona che va a votare non può provare nessun piacere (quello, caso mai, è patrimonio del Presidente del Consiglio e delle sue escort), men che meno se è una donna, perché l’orgasmo dell’appartenenza ci è stato abbondantemente precluso e il massimo che ti può capitare è avere un gesto di disgusto nel votare per l’attuale opposizione che non si è mai opposta a niente, a parte se stessa.
Avremmo come minimo un Ministro che, seguendo e cavalcando la protesta dei vertici della Chiesa Cattolica, chiederebbe la par condicio, il contraddittorio (ma cosa vuol contraddire, un orgasmo??), la rettifica, la censura e la punizione del nipote di sesto grado della signora delle pulizie addetta alle scene dello spot, nonché il rogo pubblico delle trine cucite sul petto della protagonista.
Le donne che partoriscono con dolore dell’Italia berlusconiana non godono: eseguono in maniera pedissequa e acritica.