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Il “Corriere della Sera” on line oggi intitola: “Delitto Rea: è il giorno della verità per Salvatore Parolisi. Oggi il gup decide.”
Cosa capisce una persona che legge questo titolo? Che oggi un giudice stabilirà la verità, e cioè se Salvatore Parolisi è colpevole o innocente al di là di ogni ragionevole dubbio dell’omicidio della moglie, per cui è accusato.
Niente di tutto questo. Oggi il GUP (Giudice dell’Udienza Preliminare) deciderà SOLAMENTE se Parolisi potrà accedere al rito abbreviato condizionato, così come ha chiesto tramite i suoi legali, e cioè se il processo si farà sulle carte finora raccolte (allora il GUP darà il via agli interventi di accusa, difesa e parte civile), oppure se la sua richiesta verrà respinta e dovrà, dunque, andare a un dibattimento in cui saranno ammessi testimoni, ci sarà un contraddittorio tra accusa, difesa e parte civile e si formerà la “prova provata” che dovrà incastrarlo, se mai. Se non si formerà verrà assolto.
L’unica cosa di effettivo interesse in questa notizia è che se il GUP deciderà per il rito abbreviato, Parolisi avrà diritto allo sconto di un terzo della pena. In pratica non rischierà l’ergastolo ma “solo” trent’anni di reclusione. Se, invece, si va con il rito ordinario, allora sì, ci può essere anche l’ipotesi che Parolisi, se condannato, debba scontare l’ergastolo. Naturalmente alla fine di tutti e tre i gradi di giudizio.
E’ tutto lì. Non è il giorno della verità, è il giorno della legge. La verità dei fatti in un processo penale non esiste. Esiste solo quello che emerge dalle carte e dalle indagini.
Non m’importa niente sapere con quale rito verrà giudicato Parolisi, da cittadino voglio sapere se ha ucciso o no sua moglie e sulle risultanze di che cosa.
Ma, come sempre, l’informazione gridata è sempre più forte di quella sommessa. Peccato che sia molto meno efficace.