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Come era previsto, Camera e Senato hanno spartito la poltrona dell’Autorità Garante della Privacy. Anzi, non se la sono neanche spartita perché i componenti eletti mi sembrano espressione delle stesse parti politiche e degli stessi interessi in gioco.
Da oggi in poi la sicurezza dei nostri dati personali sarà affidata a un quadriumvirato che costituisce una stretta e precisa imposizione dei partiti su un’Autorità che dovrebbe garantire “notoria imparzialità e indipendenza”.
Eletto Antonello Soro, dunque, ma anche Licia Califano. Ma, soprattutto, Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa, e Giovanna Bianchi Clerici, nei confronti della quale è in corso un procedimento per abuso di ufficio.
Qualcuno mi ha chiesto se continuerò a rivolgermi al Garante della Privacy con queste premesse.
Per quello che mi riguarda, ritengo che i demeriti dei mariti non dovrebbero mai ricadere sulle mogli e viceversa. E ritengo che una persona nei cui confronti non è stata emessa nessuna interdizione dai pubblici uffici, anche se coinvolta in un procedimento giudiziario, possa svolgere quel compito, almeno fino a sentenza definitiva passata in giudicato.
Certo è che un po’ di preoccupazione ce l’ho. Forse anche più di un po’.
Ma penso che il bene della privacy sia incommensurabilmente più grande di quello che il certificato di matrimonio e dei carichi pendenti di Lorsignori possano evidenziare.