Nas caricias quentes: in morte di Antonio Tabucchi
Avere avuto la possibilità, anche solo per un’ora, di incrociare Antonio Tabucchi come insegnante è stata una delle esperienze più singolari che potessero accadermi.
L’ho sempre detto e sostenuto: ho avuto la fortuna di avere maestri straordinari. Antonio Tabucchi è stato uno di loro.
Mentre la sua fama di scrittore decollava con “Sostiene Pereira”, io ero uno studente di lingua e letteratura portoghese che scopriva Camoes, Eça de Queiroz e la cronachistica portoghese del trecento, la letteratura di viaggi che si trasformava sempre più in picaresca, ma lasciamo perdere le disquisizioni.
La più grande consolazione che ho, è che Antonio Tabucchi è morto fuori dall’Italia, in un Paese libero e che amava, in quella Lisbona che sfavillava, come all’inizio del romanzo di Pereira.
E lontano da quelle accuse di diffamazione e da quelle richieste di risarcimento milionarie esose che, pure, non ne incresparono l’integrità morale e il rigore intelletyuale neppure di un millimetro.
A Maria José de Lancastre, che non si ricorderà di me, ma poco importa di me, il ringraziamento per averci dato, assieme a Tabucchi, tutti i Pessoa possibili.
Resti con noi, Professor Tabucchi. Nas caricias quentes.
To’. Ero a leggere il Corsera online, mi sono imbattuto sulla notizia della sua morta, e per incanto mi è venuto in mente di fare un salto su questo blog. Associazione di idee. Ero sicuro di trovarvi qualcosa!