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E io non volevo più neanche parlarne di "Vieni via con me", trasmissioncina tutto sommato innocua, elencazione sterile di luoghi comuni recitati da ospiti impacciati e inadeguati, condotta da una personcina in abitino marròn, come il tinello di cui parla Paolo Conte, un po’ perché ne ho già parlato abbastanza e uno rischia di diventare ripetitivo, un po’ perché mi pare, in tutta sincerità, che la qualità complessiva del programma non meriti altre parole: hanno cominciato con Cristiano De André che deve per forza fare il verso a suo padre e cantare "Don Raffaè’" e hanno tenuto solo due o tre minuti un monumento vivente come Beppino Englaro, messo accanto a Fini e a Bersani, e ce la gabellano come televisione di qualità sapendo che è così non perché lo sia effettivamente, ma perché la gente è abituata a vedere di peggio.
Le mosse di Maroni contro Saviano e la RAI sono, comunque, inaccettabili e irricevibili.
Un Viminale furioso perché Saviano ha citato un brano tratto da un’intervista a Gianfranco Miglio rilasciata al quotidiano "Il Giornale" (eeeeehhh!…) il 20 marzo 1999. Eccolo qui:
"Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità. C’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate."
E’ la citazione di una persona a cui è stata intestata una scuola pubblica ad Adro e che viene considerato essere il padre di un movimento politico.
Cos’è, non si può citare Miglio? E’ sacro?? E non si può muovere una critica in televisione a quanto affermato da Miglio più di dieci anni fa???
Certo che no, tant’è che Maroni ha dichiarato: "Come ministro e ancora di più come leghista mi sento offeso e indignato dalle parole infamanti di Roberto Saviano, animate da un evidente pregiudizio contro la Lega".
Senza, peraltro, ricordarsi di quello che lo stesso Umberto Bossi, con una serie di fini francesismi, aveva dichiarato sullo stesso Miglio:
"Poveraccio", "vecchio fuori di testa che fa un putiferio perché non gli han dato la poltrona", "me ne fotto delle minchiate di Miglio", "arteriosclerotico, traditore", "Ideologo? No, panchinaro", "una scoreggia nello spazio" (cit. in: Marco Travaglio, Miglio col bene che ti voglio, l’Espresso 24 aprile 2009)
Cos’è che è di pregiudizio per la Lega, quello che ha detto Saviano o la citazione di Miglio?
Non si sa bene, ma Maroni prosegue imperterrito: "Ho chiesto al Cda della Rai il diritto di replica".
Ma la replica de che? Una critica è tale perché rappresenta il pensiero di chi la muove, non si sa bene che cosa voglia replicare: replica a una frase di Gianfranco Miglio? A una citazione?? A un dato di fatto???
Perché il punto è questo, il governo morente e uscente (che, tuttavia non uscirà e non morirà tanto presto, sarà un’agonia lunga e dolorosa -per il popolo italiano, beninteso-) sta distorcendo la realtà cercando di negare l’innegabile, ovvero che Gianfranco Miglio abbia detto quelle cose. E non pare proprio che la redazione de "il Giornale" le abbia smentite.
Allora: "Chiedo risposta anche a nome dei milioni di leghisti che si sono sentiti indignati dalle insinuazioni gravissime di Saviano e quindi auspico che mi venga concesso lo stesso palcoscenico per replicare ad accuse così infamanti che devono essere smentite"
Non c’è nulla di peggio di chi si renda portavoce del pensiero e della sensibilità altrui. Dove sono le "insinuazioni gravissime"? A quali frasi si riferisce Maroni? Non è dato di saperlo. Quello che è chiaro è che vuole il "palcoscenico", unico strumento mediatico e di propaganda utilizzato anche dal suo Reggente.
Alla RAI gli hanno risposto picche, che non se ne fa di nulla, nessun diritto di replica, nichts, nata, rien de rien, raus, zò i man da la verzüra! Loris Mazzetti ha dichiarato: "Se noi abbiamo detto cose non vere, cose smentibili se lo abbiamo ingiuriato o offeso, che si rivolga direttamente alla magistratura"
E allora lui si è rivolto al capo dello Stato. Che, voglio dire, come ragionamento non fa una piega. "Giro al presidente della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato la questione, se la Rai deciderà di negarmi il diritto di replica a Saviano".
E’ come rivolgersi al tappezziere, alla ferramenta e all’elettrauto perché al banco della salumeria del supermercato si sono rifiutati di darci un etto di prosciutto crudo.
Come replica a Saviano, così ottenuta, varrebbe poco.
Come show probabilmente sarebbe più divertente di Fazio in vestito gessato marrone (così ci è sembrato alla televisione!).