Mario è libero. Noi ancora no.
“Mario” era “Mario”. Un nome di comodo. Mario si chiamava Federico, in realtà.
A “Mario”, e al suo desiderio di morire, ho dedicato un post un po’ tra il serio e il faceto, giorni or sono:
“Mario” se n’è andato. Si è compiuto quello che voleva. Ha scelto, e adesso è un uomo libero, beato lui. E a noi sventura per vivere ancora sotto le insidie di uno Stato tiranno e menefreghista (“vuoi il veleno?? Te lo paghi!”).
Perché la morte, come la vita, nei termini e nei limiti stabiliti dalla legge, è un diritto inalienabile dell’individuo.
Né più, né meno.