Mara Carfagna scrive una lettera al Corriere e difende Berlusconi. Cioe’ se stessa.

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Il "Corriere della Sera" arriva a scuola ogni giorno.

Ce ne mandano tonnellate di copie con la stampigliatura "Copia scuola" perché nelle scuole superiori italiane c’è sempre qualche collega (donna!) che ti calpesta i testicoli con i tacchetti a spillo all’inizio di ogni benedetto anno scolastico e ti dice "Vuoi partecipare all’iniziativa ‘Il quotidiano in classe’"?.

Ecco, detta così sembrerebbe anche una cosa interessante, ma il punto è che gli unici giornali che arrivano solo "Il Sole 24 Ore", lasciato intonso perché chi se ne frega dell’economia, e il "Corriere della Sera", sfogliato svogliatamente dai ragazzi solo nelle pagine dello sport e solo quando gioca il Milan.

Questi quotidiani non ci fanno un regalo a inviarci tutte quelle copie. Sono già pagati coi finanziamenti pubblici (tutti dindini che scuciamo noi!) che lo stato elargisce a palate alle testate giornalistiche. E quando è suonata l’ultima ora vanno a finire direttamente nella raccolta della carta.

Ogni tanto capita che qualche classe vada in gita, oppure che smetta di venire a scuola perché gli esami di stato si avvicinano e non c’è trippa per gatti.

Allora lo sfogli il giornale. Lo apri e ti ritrovi la Carfagna che ha preso carta, penna e calamaio per scrivere nentemeno che al direttore.

Una lettera-delirio di cui vale riportare e commentare ampi stralci che fanno rimanere basiti sia per l’italiano con cui sono scritti, sia per la faccia tosta e la miopia intellettuale, morale e istituzionale che li permea.

La Carfagna ci prende bellamente per i fondelli, e sono convinto che da qualche parte d’Italia, qualche collega (sempre donna!) abbia letto in classe con gli alunni questo testo che trasuda opportunismo e pretende anche di essere preso sul serio.

"Gentile Direttore, trascorso un anno da un attacco mediatico di inaudita volgarità a cui sono stata sottoposta, sono qui a fare alcune considerazioni su vicende che in questi giorni ci sono state date in pasto con una morbosità e un’ossessività che ricordano molto quelle che hanno riguardato la sottoscritta."

La Carfagna parte subito, lancia in resta, a dire che lei è stata vittima di un attacco di "inaudita volgarità", quando sappiamo benissmo che la prima ad aver fatto uso della volgarità nella sua vita pubblica, anzi, esposta al pubblico, è stata proprio lei, icona del velinismo strisciarolo, ex bonazza da balletti col Gabibbo e oggetto dell’immaginario erotico del becerismo italiano per sua stessa volontà. Non vuole difendere il Premier (che tanto si sa che è lì che va a parare!), vuole, attraverso la giustificazione dei comportamenti del Premier, giustificare se stessa e togliersi di dosso un marchio che solo lei ha contribuito ad avere addosso. Usa parole come "volgarità", "morbosità" e alla fine parla di se stessa come se stesse scrivendo un atto pubblico: "la sottoscritta". Ma cosa sottoscrive? Non si sa, andiamo avanti…

"Sono qui a dire la mia, se mi è consentito."

Ha paura la Carfagna, e usa indirettamente il "mi consenta" che il suo datore di poltrona le ha insegnato, con una captatio benevolentiae stucchevole, come l’alunna che sta sempre zitta e poi, dal fondo, alza il dito per chedere il permesso di parlare, e finisce quasi sempre per dire cazzate.

"Qualcuno è ancora convinto che io, giovane donna che dalla tv è passata alla politica con Berlusconi, non abbia il diritto di parlare, non abbia nulla di sensato ed intelligente da dire."

E qui, non c’è che dire, ci ha preso in pieno.

"Ed invece vorrei osare così tanto. Mi sia consentito."

Lo ripete. Vuole osare. Vuole far vedere che anche in lei alberga la possibilità di realizzare un pensiero, senza abbandonarsi a quelle espressioni di stupore a cui ci ha abituati.

"Lo faccio perché ho testa. E cuore."

E tette e culo, certo.

"Certo, mi riconosco una buona dose di coraggio se sono qui…"

La Carfagna ricorda tanto la scena della dettatura della lettera in "Totò, Peppino e la Malafemmina" in cui Peppino De Filippo, che trascrive la dettatura di Totò, si deterge il sudore quasi stesse facendo una fatica erculea, peggio che andare a zappare i campi. Certo, anche qui dobbiamo dare ragione alla Carfagna, scrivere è certamente un atto di coraggio, per lei.

"Suvvia, siamo realisti. Il Parlamento vede tra i suoi banchi alcuni uomini dalle assai dubbie capacità politiche. Ma nessuno si sorprende."

No, certo, se in Parlamento siede lei, che di capacità politiche ne ha da vendere, perché stupirsene??

"Ma nessuno mai si è indignato. Onorevoli che candidamente hanno ammesso di prostituirsi prima di approdare alla Camera, altri che, durante il loro incarico, sono stati sorpresi a contrattare per strada prestazioni con transessuali."

E anche Onorevoli che si sono fatti appiccicare negli abitacoli dei camion per sollevare il morale ai poveri camionisti costretti a viaggiare per giorni con ogni condizione atmosferica.

"Ed è sorprendente che le dichiarazioni e la persona dell’ex fidanzato di Noemi Letizia, condannato per rapina, secondo qualcuno meritino più rispetto dell’impegno e della persona di una donna che ha l’unica colpa di aver lavorato in tv. Cosa è più grave, mi domando, aver lavorato in tv o essere stato un rapinatore?"

Poi, con la calma e la cautela del caso, qualcuno dovrebbe spiegare alla Carfagna che c’è chi ha lavorato e lavora in TV come la Gabanelli, oltretutto da precaria, e che non si è mai spogliata per nessun servizio fotografico. O forse si vuol far credere che il soubrettismo e il giornalismo d’inchiesta sono sullo stesso piano? No, ce lo spieghi la Carfagna, visto che parlando di Berlusconi, che è stato dichiarato corrotto da Mills in una sentenza di primo grado, lo ha definito:

"Un leader mai prepotente o arrogante, consapevole di una innata capacità seduttiva che ha usato a fini di ricerca del consenso e non per scopi morbosi. Un uomo leale, perbene e rispettoso. Una persona di garbo e gentilezza, doti che qualcuno vorrebbe declassare a mera finzione e che invece sono autentiche."

E ci dica, alla fine di questa estenuante ma necessaria disamina, cosa ci sarebbe di innatamente seduttivo nello sputare sui giudici che hanno avuto il solo demerito di appurare una verità che, se confermata da una sentenza definitiva passata in giudicato, a cui Berlusconi non arriverà mai, lo porterebbe dritto in galera. Anche in quegli ambienti qualche foto della Carfagna sarà stata appesa, giusto per ingannare un po’ il tempo.

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