C’è, com’è ovvio, oltre all’aspetto meramente e tristemente sanitario, quello spirituale, che oserei chiamare più propriamente psicologico.
Per quello non c’è bisogno di ricorrere a una struttura sanitaria, c’è (giustamente) il prete.

Ma, soprattutto, se “padre Nike” per Castiglioncello è un “idolo”, allora che sia salva almeno la dignità delle parole.
Perché se l’amico di Jovanotti che apprezza “Striscia la notizia” è un idolo, allora io non trovo parole per definire l’anima buona e tormentata di Don Roberto Corretti che era amico di Don Luigi Ciotti, di Monsignor Herder Camara, di Monsignor Tonino Bello e che la sera invece di guardare la televisione scendeva con i suoi aficionados a leggere un libro come “La vita comune” di Dietrich Bonhoeffer, guarda caso uno dei teologi protestanti più tormentati, infatti secondo me in quel libro, Don Roberto, poveròmo, ci aveva capito assai poco (se è per quello io ci ho capito ancora meno).
Insomma, la coppia va da Padre Nike a discutere, come è naturale, della propria tormentata e sofferta decisione.
La confessione, in fondo, è una delle forme più antiche di psicoanalisi, e dal dolore di due genitori nasce la proposta di Natale, quella di “adottare” il nascituro, per conto dell’intera comunità parrocchiale del quartiere “La Rosa” (che me lo ricordo con questo nome per via dei palazzi delle case popolari tutti a mattoncini color terracotta-chiaro). I genitori tornano sulla propria strada, rinunciano alla possibilità di abortire e accettano che sia la comunità parrocchiale a farsi carico delle prime necessità del bambino.
Padre Nike, che i media li conosce bene, scrive sul suo accont di Facebook: