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Finalmente la rete si è svegliata e si è resa conto che la puntata di "Report" intitolata "Il prodotto sei tu" è stata deludente, un po’ superficiale e sgangherata e che ha rappresentato, a detta di molti, tra cui io, un momento negativo della qualità informativa di una delle trasmissioni che maggiormente si distinguono per accuratezza dei servizi e impeccabilita’ dei contenuti.
Ci torno sopra perché anch’io, nel mio piccolo, ho ricevuto alcune critiche per il solo fatto di aver criticato (sacrilegio!!) la Gabanelli e la sua redazione, persone evidentemente entrate, almeno nell’immaginario collettivo di certa parte del pubblico, nel novero di ciò che non si critica perché non deve essere criticato. O, se lo è (e, ripeto, non è bene, secondo molti, che lo sia), deve essere criticato in certe forme, in certi luoghi e con certi contenuti.
Prima di tornare sul merito della puntata (che non ho guardato, ma di cui esiste la trascrizione integrale in formato PDF, modalità che, possibilmente, fa emergere ancora di più le infinite contraddizioni di quanto è stato rappresentato), cito un po’ di frasi e link che mi sembrano – significativi:
– (…) la Gabanelli mi aveva parlato mesi fa al Circolo della stampa di Milano di volere realizzare una trasmissione su internet e non avevo condiviso la linea editoriale: dopo quanto visto ed ascoltato oggi sono felice di non avere preso parte e contribuito in nessuna misura a questa indecente e vergognosa farsa! (Michele Ficara, La Gabanelli evaporata dalla rete)
– "Cara Gabbanelli io ti stimo ma stasera hai veramente toppato!" (Marco Zamperini sulla sua pagina Facebook)
– "(…) un po’ troppo generalista e con molte inesattezze, non è da loro" (Mauro Lattuada)
– "quella strana puntata di Report" (Fabio Lalli)
– "L’errore principale è stato quello di dare per scontato che il target di Report fosse per lo più composto da apocalittici e da ingenuotti" (Lettera aperta a Milena Gabanelli)
E la Gabanelli rispose:
"Abbiamo portato in una tv generalista un argomento che di solito viene discusso in rete fra competenti. Abbiamo dovuto ovviamente adattare il linguaggio, semplificare. Poi se non è piaciuto pazienza." (L’Unità)
La replica di Milena Gabanelli mi pare francamente fuori luogo. E’ comprensibile l’intento di portare degli argomenti, quali quelli della pericolosità di certi atteggiamenti e modalità operative della rete fuori dal nòvero degli addetti ai lavori, ma non è affatto da accettare né da giustificare in nessun modo l’atteggiamento di chi dice "Poi se non è piaciuto pazienza". Sei tu, giornalista, che ti proponi con un prodotto, la gente che lo guarda te lo critica e l’unica risposta che hai da dare a queste persone che hanno avuto tanta fiducia in te da essere meravigliata dalla leggerezza con cui il tema è stato sviluppato è "Pazienza"? Ne prendiamo atto, e allora andiamo a vedere quali sono i punti deboli della puntata:
Fin dal comunicato che precedeva la messa in onda della trasmissione gli intenti dichiarati erano chiari:
"I nostri nomi e cognomi, indirizzi, numero di cellulare, gusti, preferenze sessuali e d’acquisto corrono liberi nelle praterie della rete dove i pubblicitari non vedono l’ora di prenderle al lazo e Facebook ha il compito di trattenerli. Google cosa sa di noi e cosa se ne fa delle informazioni che raccoglie? Condividere è facile anche su Youtube, dove gli Italiani cliccano i video un miliardo di volte al mese e può succedere che qualcuno condivida la roba tua anche se non te lo saresti mai aspettato. Come si fa a difendersi? E come si evitano le trappole che i criminali allestiscono per derubare gli utenti di Facebook quando cliccano il tasto «mi piace»? Circa 17 milioni di Italiani usano Facebook ogni giorno per comunicare con i loro amici, ma in certi casi ti ritrovi buttato fuori. C’è libertà di espressione su Facebook o hanno fatto accordi con il ministero dell’Interno per monitorare quello che dicono gli utenti? "
Dunque, si intende parlare di:
– protezione dei dati personali
– libertà di espressione
– come fare per difendersi
E la prima entità della rete ad essere intervistata chi è? Wikipedia. Mi sembra logico. La curatrice definisce Wikipedia "Il prototipo della Rete egualitaria e disinteressata" e vorremmo anche capire perché. Non è chiaro, inoltre, quale sia la funzione della signora Frida Brioschi all’interno delle tematiche esposte sopra, ma sentiamo cos’ha da dire:
"Dunque, noi teniamo delle votazioni per eleggere gli amministratori e i burocrati e poi abbiamo delle votazioni sulle pagine per decidere se cancellare o meno una pagina."
Dunque una rete "egualitaria e disinteressata" che elegge un apparato burocratico e amministrativo. E’ un po’ contraddittorio, ma andiamo avanti.
"(…) cancelliamo molte biografie ad esempio di personaggi che non hanno rilevanza enciclopedica."
Bisogna concludere che secondo quanto affermato dalla signora Brioschi le biografie di Fabrizio Corona e Belén Rodriguez abbiano un’altissima "rilevanza enciclopedica", perché sono regolarmente reperibili sull’edizione italiana di Wikipedia.
E come mai su Wikipedia non esistono due righe su uno scrittore catalano come Rafael Cansinos-Asséns? Dobbiamo forse credere che uno scrittore, sia pure semisconosciuto, sia meno "enciclopedico" di un fotografo pluri-inquisito e di una subrettina di cui si spiega, con dovizia di particolari, a chi è stata legata sentimentalmente negli ultimi anni??
STEFANIA RIMINI
C’è sempre qualcuno che è lì pronto a controllare
FRIEDA BRIOSCHI – WIKIMEDIA ITALIA
A guardare tutto quello che succede.
STEFANIA RIMINI
cosa hanno scritto gli altri?
FRIEDA BRIOSCHI – WIKIMEDIA ITALIA
Si certo
Ecco il punto: c’è sempre qualcuno che controlla. Il controllo (e non la libertà di partecipare) è l’impianto fondamentale di Wikipedia. Il controllo di Wikipedia è quello che ha permesso che le voci su Umberto Eco e Piergiorgio Odifreddi scritte dai volontari di Wikipedia fossero più enciclopediche di quelle corrette dagli stessi Eco ed Odifreddi.
Dov’è, dunque questo "prototipo della rete egualitaria e disinteressata"? E’ chiaro ce c’è molto interesse in Wikipedia (e non l’apparato burocratico non sarebbe assolutamente necessario), e l’interesse è quello di essere considerato come il primo recipiente al mondo depositario del sapere indipendentemente dalla qualità di questo sapere.
Subito dopo è apparso un signore per una ventina di secondi scarsi che ha riferito che "quest’anno si sono liberate le opere di Francis Scott Fitzgerald e per quanto riguarda gli italiani ad esempio Vito Volterra il matematico fondatore del Cnr." Bene, e allora?
A parte il fatto che la caduta in pubblico dominio delle opere di Scott Fitzgerald è un dato che chiunque può ricavare avendo sottomano un’enciclopedia e una calcolatrice, qual è il senso di questo intervento? Parla di privacy? No. Parla di libertà di espressione in rete? Neanche. Parla di come difendersi dalla cessione dei nostri dati personali a terzi?? Neanche per sogno. Si tratta di affermazioni che aiutano lo spettatore a capire a chi rivolgersi nel caso il proprio indirizzo di posta elettronica venga catturato dagli spammer? Men che meno.
Un’intervista al signorRiccardo Biondi non aiuta a districare la matassa:
STEFANIA RIMINI – FUORI CAMP O
E poi ci sono tutti quelli che ti spammano semplicemente perché se ne fregano e ti inviano la loro pubblicità volente o nolente. Riccardo ha una decina di indirizzi mail e perde ore per scremare la posta indesiderata da quella utile, sicché ha deciso di condurre una lotta fino
all’ultimo spam.
STEFANIA RIMINI
Quante cause hai fatto?
RICCARDO BIONDI
Cause per il momento con sentenza ce ne ho due.
STEFANIA RIMINI
Che ti han dato ragione o torto?
RICCARDO BIONDI
Ragione.
STEFANIA RIMINI
Di solito quanto pagano queste aziende quando poi perdono?
RICCARDO BIONDI
200 euro … come ne possono pagare 1500, 2000. Per lo meno … per il momento c’ho rimesso.
Premesso che io di cause con sentenza per problemi di spamming ne ho almeno una decina (più favorevoli che sfavorevoli), e che la pur meritoria attività del signor Biondi non mi sembra abbastanza matura da poter giustificare risultati che vanno in una precisa direzione, il punto non è fare a gara a chi la spunta di più. Il punto è che non si sa (nè la trasmissione lo dice):
– a chi si è rivolto il signor Biondi per aver ragione delle sue doglianze (al Garante della Privacy? Ha preferito la strada della causa e del risarcimento civile? –dubito assai della seconda ipotesi perché in tal caso non avrebbe una decisione di merito così rapida– Si è rivolto al Giudice di Pace?)
– perché ci abbia rimesso (sono costi di avvocati? Si tratta delle spese di segreteria per per presentare ricorso al Garante??)
E non si capisce perché in un tema talmente delicato l’unico intervento del Garante della Privacy sia quello del Dott. Luigi Montuori, ancora più breve della segnatazione su Francis Scott Fitzgerald: "Basta fare una segnalazione e di solito interveniamo."
Esatto, basta farlo, gli organismi ci sono e sono giustamente criticabili per il fatto di assorbire grandissime quantità di denaro pubblico.
Ma se li usiamo per quello che sono forse lavoreranno di più a favore dei cittadini.
Pare averlo capito anche la Gabanelli, che raggiunge il minimo storico della trasmissione:
"Bene, allora da domani ci mettiamo tutti a segnalare la quantità industriale di spam che arriva sulla nostra posta, così il Garante risolve anche il problema occupazionale del paese. Consigli della Nasa per evitare brutte sorprese: non usare la stessa password per accedere alla email, a Facebook, al conto online, ma averne diverse, farle lunghe, con almeno 4 caratteri : lettere, numeri, maiuscole e minuscole; poi per ricordarvele esistono dei programmi gratuiti che le crittografano. E quindi un po’ di prudenza. "
Sì, ce la voglio proprio vedere la Gabanelli e tutti i suoi adepti a sganciare 150 euro a ricorso (tanto costano i diritti di segreteria presso il Garante per la Protezione dei Dati Personali), ma transeat anche questo. Quello che Report non dice è che per le mail pubblicitarie che arrivano dall’estero non c’è nulla da fare, perché gli spammer rispondono alle leggi dei paesi da cui la mail pubblicitaria è partita.
Sarebbe sata una (utile) informazione in più. Che non c’è stata.
Le uniche informazioni date sono estremamente banali e terra-terra, non usare mai la stessa password, avere una password più lunga di quattro caratteri… è come dire di mangiare tanta frutta e verdura in stagione di influenza perché contine vitamina C (e se proprio ci si ammala preferire la vecchia tisana calda col miele che male non fa) o bere molti liquidi quando fa caldo e c’è più perdi
ta di sali minerali da parte del corpo.
Sono consigli che dava mia nonna. E la Gabanelli non è mia nonna, è una che fa informazione e viene pagata coi soldi del servizio pubblico!
E vogliamo finire (perché un po’ di pace la devo pur trovare, maledetto me…) con la perla delle perle? Eccola:
"In tutti i paesi europei, chi pirata film musica libri viene punito, in base a leggi volute dai parlamenti. Noi una legge non l’abbiamo e pensiamo di risolvere il problema delegando l’Autorità per le comunicazioni."
Noi non abbiamo una legge sul diritto d’autore?? Ma se la prima stesura è stata fatta nel 1941, in piena guerra e fascismo. Sono 70 anni che si parla di diritto d’autore in Italia, nel bene e nel male (più nel male che nel bene), ma le norme ci sono.
Lo scandalo non sta nel delegare un’autorità in assenza di leggi, ma nel delegarla proprio quando le leggi ci sono e quando dovrebbero occuparsene i tribunali. Lo scandalo sta nell’esautorare le sedi deputate ad applicare leggi che esistono (e lo sa anche la Gabanelli, perché se non lo sa è veramente grave).
Cattivo giornalismo. Cattivo davvero.
Ci torno sopra perché anch’io, nel mio piccolo, ho ricevuto alcune critiche per il solo fatto di aver criticato (sacrilegio!!) la Gabanelli e la sua redazione, persone evidentemente entrate, almeno nell’immaginario collettivo di certa parte del pubblico, nel novero di ciò che non si critica perché non deve essere criticato. O, se lo è (e, ripeto, non è bene, secondo molti, che lo sia), deve essere criticato in certe forme, in certi luoghi e con certi contenuti.
Prima di tornare sul merito della puntata (che non ho guardato, ma di cui esiste la trascrizione integrale in formato PDF, modalità che, possibilmente, fa emergere ancora di più le infinite contraddizioni di quanto è stato rappresentato), cito un po’ di frasi e link che mi sembrano – significativi:
– (…) la Gabanelli mi aveva parlato mesi fa al Circolo della stampa di Milano di volere realizzare una trasmissione su internet e non avevo condiviso la linea editoriale: dopo quanto visto ed ascoltato oggi sono felice di non avere preso parte e contribuito in nessuna misura a questa indecente e vergognosa farsa! (Michele Ficara, La Gabanelli evaporata dalla rete)
– "Cara Gabbanelli io ti stimo ma stasera hai veramente toppato!" (Marco Zamperini sulla sua pagina Facebook)
– "(…) un po’ troppo generalista e con molte inesattezze, non è da loro" (Mauro Lattuada)
– "quella strana puntata di Report" (Fabio Lalli)
– "L’errore principale è stato quello di dare per scontato che il target di Report fosse per lo più composto da apocalittici e da ingenuotti" (Lettera aperta a Milena Gabanelli)
E la Gabanelli rispose:
"Abbiamo portato in una tv generalista un argomento che di solito viene discusso in rete fra competenti. Abbiamo dovuto ovviamente adattare il linguaggio, semplificare. Poi se non è piaciuto pazienza." (L’Unità)
La replica di Milena Gabanelli mi pare francamente fuori luogo. E’ comprensibile l’intento di portare degli argomenti, quali quelli della pericolosità di certi atteggiamenti e modalità operative della rete fuori dal nòvero degli addetti ai lavori, ma non è affatto da accettare né da giustificare in nessun modo l’atteggiamento di chi dice "Poi se non è piaciuto pazienza". Sei tu, giornalista, che ti proponi con un prodotto, la gente che lo guarda te lo critica e l’unica risposta che hai da dare a queste persone che hanno avuto tanta fiducia in te da essere meravigliata dalla leggerezza con cui il tema è stato sviluppato è "Pazienza"? Ne prendiamo atto, e allora andiamo a vedere quali sono i punti deboli della puntata:
Fin dal comunicato che precedeva la messa in onda della trasmissione gli intenti dichiarati erano chiari:
"I nostri nomi e cognomi, indirizzi, numero di cellulare, gusti, preferenze sessuali e d’acquisto corrono liberi nelle praterie della rete dove i pubblicitari non vedono l’ora di prenderle al lazo e Facebook ha il compito di trattenerli. Google cosa sa di noi e cosa se ne fa delle informazioni che raccoglie? Condividere è facile anche su Youtube, dove gli Italiani cliccano i video un miliardo di volte al mese e può succedere che qualcuno condivida la roba tua anche se non te lo saresti mai aspettato. Come si fa a difendersi? E come si evitano le trappole che i criminali allestiscono per derubare gli utenti di Facebook quando cliccano il tasto «mi piace»? Circa 17 milioni di Italiani usano Facebook ogni giorno per comunicare con i loro amici, ma in certi casi ti ritrovi buttato fuori. C’è libertà di espressione su Facebook o hanno fatto accordi con il ministero dell’Interno per monitorare quello che dicono gli utenti? "
Dunque, si intende parlare di:
– protezione dei dati personali
– libertà di espressione
– come fare per difendersi
E la prima entità della rete ad essere intervistata chi è? Wikipedia. Mi sembra logico. La curatrice definisce Wikipedia "Il prototipo della Rete egualitaria e disinteressata" e vorremmo anche capire perché. Non è chiaro, inoltre, quale sia la funzione della signora Frida Brioschi all’interno delle tematiche esposte sopra, ma sentiamo cos’ha da dire:
"Dunque, noi teniamo delle votazioni per eleggere gli amministratori e i burocrati e poi abbiamo delle votazioni sulle pagine per decidere se cancellare o meno una pagina."
Dunque una rete "egualitaria e disinteressata" che elegge un apparato burocratico e amministrativo. E’ un po’ contraddittorio, ma andiamo avanti.
"(…) cancelliamo molte biografie ad esempio di personaggi che non hanno rilevanza enciclopedica."
Bisogna concludere che secondo quanto affermato dalla signora Brioschi le biografie di Fabrizio Corona e Belén Rodriguez abbiano un’altissima "rilevanza enciclopedica", perché sono regolarmente reperibili sull’edizione italiana di Wikipedia.
E come mai su Wikipedia non esistono due righe su uno scrittore catalano come Rafael Cansinos-Asséns? Dobbiamo forse credere che uno scrittore, sia pure semisconosciuto, sia meno "enciclopedico" di un fotografo pluri-inquisito e di una subrettina di cui si spiega, con dovizia di particolari, a chi è stata legata sentimentalmente negli ultimi anni??
STEFANIA RIMINI
C’è sempre qualcuno che è lì pronto a controllare
FRIEDA BRIOSCHI – WIKIMEDIA ITALIA
A guardare tutto quello che succede.
STEFANIA RIMINI
cosa hanno scritto gli altri?
FRIEDA BRIOSCHI – WIKIMEDIA ITALIA
Si certo
Ecco il punto: c’è sempre qualcuno che controlla. Il controllo (e non la libertà di partecipare) è l’impianto fondamentale di Wikipedia. Il controllo di Wikipedia è quello che ha permesso che le voci su Umberto Eco e Piergiorgio Odifreddi scritte dai volontari di Wikipedia fossero più enciclopediche di quelle corrette dagli stessi Eco ed Odifreddi.
Dov’è, dunque questo "prototipo della rete egualitaria e disinteressata"? E’ chiaro ce c’è molto interesse in Wikipedia (e non l’apparato burocratico non sarebbe assolutamente necessario), e l’interesse è quello di essere considerato come il primo recipiente al mondo depositario del sapere indipendentemente dalla qualità di questo sapere.
Subito dopo è apparso un signore per una ventina di secondi scarsi che ha riferito che "quest’anno si sono liberate le opere di Francis Scott Fitzgerald e per quanto riguarda gli italiani ad esempio Vito Volterra il matematico fondatore del Cnr." Bene, e allora?
A parte il fatto che la caduta in pubblico dominio delle opere di Scott Fitzgerald è un dato che chiunque può ricavare avendo sottomano un’enciclopedia e una calcolatrice, qual è il senso di questo intervento? Parla di privacy? No. Parla di libertà di espressione in rete? Neanche. Parla di come difendersi dalla cessione dei nostri dati personali a terzi?? Neanche per sogno. Si tratta di affermazioni che aiutano lo spettatore a capire a chi rivolgersi nel caso il proprio indirizzo di posta elettronica venga catturato dagli spammer? Men che meno.
Un’intervista al signor
STEFANIA RIMINI – FUORI CAMP O
E poi ci sono tutti quelli che ti spammano semplicemente perché se ne fregano e ti inviano la loro pubblicità volente o nolente. Riccardo ha una decina di indirizzi mail e perde ore per scremare la posta indesiderata da quella utile, sicché ha deciso di condurre una lotta fino
all’ultimo spam.
STEFANIA RIMINI
Quante cause hai fatto?
RICCARDO BIONDI
Cause per il momento con sentenza ce ne ho due.
STEFANIA RIMINI
Che ti han dato ragione o torto?
RICCARDO BIONDI
Ragione.
STEFANIA RIMINI
Di solito quanto pagano queste aziende quando poi perdono?
RICCARDO BIONDI
200 euro … come ne possono pagare 1500, 2000. Per lo meno … per il momento c’ho rimesso.
Premesso che io di cause con sentenza per problemi di spamming ne ho almeno una decina (più favorevoli che sfavorevoli), e che la pur meritoria attività del signor Biondi non mi sembra abbastanza matura da poter giustificare risultati che vanno in una precisa direzione, il punto non è fare a gara a chi la spunta di più. Il punto è che non si sa (nè la trasmissione lo dice):
– a chi si è rivolto il signor Biondi per aver ragione delle sue doglianze (al Garante della Privacy? Ha preferito la strada della causa e del risarcimento civile? –dubito assai della seconda ipotesi perché in tal caso non avrebbe una decisione di merito così rapida– Si è rivolto al Giudice di Pace?)
– perché ci abbia rimesso (sono costi di avvocati? Si tratta delle spese di segreteria per per presentare ricorso al Garante??)
E non si capisce perché in un tema talmente delicato l’unico intervento del Garante della Privacy sia quello del Dott. Luigi Montuori, ancora più breve della segnatazione su Francis Scott Fitzgerald: "Basta fare una segnalazione e di solito interveniamo."
Esatto, basta farlo, gli organismi ci sono e sono giustamente criticabili per il fatto di assorbire grandissime quantità di denaro pubblico.
Ma se li usiamo per quello che sono forse lavoreranno di più a favore dei cittadini.
Pare averlo capito anche la Gabanelli, che raggiunge il minimo storico della trasmissione:
"Bene, allora da domani ci mettiamo tutti a segnalare la quantità industriale di spam che arriva sulla nostra posta, così il Garante risolve anche il problema occupazionale del paese. Consigli della Nasa per evitare brutte sorprese: non usare la stessa password per accedere alla email, a Facebook, al conto online, ma averne diverse, farle lunghe, con almeno 4 caratteri : lettere, numeri, maiuscole e minuscole; poi per ricordarvele esistono dei programmi gratuiti che le crittografano. E quindi un po’ di prudenza. "
Sì, ce la voglio proprio vedere la Gabanelli e tutti i suoi adepti a sganciare 150 euro a ricorso (tanto costano i diritti di segreteria presso il Garante per la Protezione dei Dati Personali), ma transeat anche questo. Quello che Report non dice è che per le mail pubblicitarie che arrivano dall’estero non c’è nulla da fare, perché gli spammer rispondono alle leggi dei paesi da cui la mail pubblicitaria è partita.
Sarebbe sata una (utile) informazione in più. Che non c’è stata.
Le uniche informazioni date sono estremamente banali e terra-terra, non usare mai la stessa password, avere una password più lunga di quattro caratteri… è come dire di mangiare tanta frutta e verdura in stagione di influenza perché contine vitamina C (e se proprio ci si ammala preferire la vecchia tisana calda col miele che male non fa) o bere molti liquidi quando fa caldo e c’è più perdi
ta di sali minerali da parte del corpo.
Sono consigli che dava mia nonna. E la Gabanelli non è mia nonna, è una che fa informazione e viene pagata coi soldi del servizio pubblico!
E vogliamo finire (perché un po’ di pace la devo pur trovare, maledetto me…) con la perla delle perle? Eccola:
"In tutti i paesi europei, chi pirata film musica libri viene punito, in base a leggi volute dai parlamenti. Noi una legge non l’abbiamo e pensiamo di risolvere il problema delegando l’Autorità per le comunicazioni."
Noi non abbiamo una legge sul diritto d’autore?? Ma se la prima stesura è stata fatta nel 1941, in piena guerra e fascismo. Sono 70 anni che si parla di diritto d’autore in Italia, nel bene e nel male (più nel male che nel bene), ma le norme ci sono.
Lo scandalo non sta nel delegare un’autorità in assenza di leggi, ma nel delegarla proprio quando le leggi ci sono e quando dovrebbero occuparsene i tribunali. Lo scandalo sta nell’esautorare le sedi deputate ad applicare leggi che esistono (e lo sa anche la Gabanelli, perché se non lo sa è veramente grave).
Cattivo giornalismo. Cattivo davvero.