L’imbarazzante cache di Deborah Bergamini

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Deborah Bergamini ha deciso di rifarsi digitalmente.

Deborah Bergamini, per la cronaca, è quella che è stata definita "cavallo di Troia" di Berlusconi in Rai, coinvolta nelle intercettazioni tra azienda di Stato e Mediaset e "sospesa" in via cautelare oggi dal proprio ufficio perché non si sa mai.

La Bergamini aveva un blog. Come molti si era scelta uno pseudonimo: Oblivion. E ne aveva scelto uno anche al suo blog: Cartimandua.

Dopo lo scandalo si è sbrigrata in fretta e furia a cancellarlo e a prendere un dominio tutto suo, che si chiama www.deborahbergamini.it. Perché una che è stata direttore del marketing strategico della RAI ha capito che a fare un blog con il proprio nome e cognome la visibilità si moltiplica perché i motori di ricerca ti ci rimandano direttamente.

E invece i motori di ricerca hanno tenuto debito conto anche di Cartimandua.
La cache di Google ne serba ancora memoria, dunque, eccovi un florilegio degli ultimi post della Regina dei Celti:

Taliesin canta con voce di conchiglia. E’ una melodia che ricorda alla Regina dei Celti i suoi tempi di ragazza, quando la luce era d’avorio, e il grande capo le sorrideva nella quiete della piccola spiaggia sul Lago Maestro. Il silenzio non era pesante, allora.
Domani la più grande battaglia aspetta la Regina dei Celti: dimenticare. E così rinascere, farsi nuova, ancora una volta. Non tenere nulla di sé, mai, per non consentirsi di ripetere.
Chiedere due volte è farsi dire di no due volte. (13/11/2007)

C’è una nuova cotta per la regina dei Celti. Luce di luna, strepito di tuono e abbraccio di ferro sono serviti al fido amico Odhran per omaggiare la sua regina. All’alba del terzo giorno, nella tenue luce di peltro, lei aveva uno sguardo denso, troppo denso. Soffriva, muta.
Una cotta impenetrabile la proteggerà, aveva pensato Odhran.
Ma nessun tuono poteva coprire il tumulto del cuore della regina. La passeggiata nel bosco liquido le era costata un momento d’anima. E lei aveva pagato di buon grado.
Glielo aveva insegnato il grande capo, mentre nuotavano insieme nelle acque ghiacciate del Lago Maestro. Mai essere in debito. La sorte si disamora in fretta degli impari. (06/11/2007)

C’è profumo di sole, oggi in Keltia. Odore di occhi neri, accesi come squame di drago, e poi chiusi, liquidi, nel rapimento di un tocco. La vita sembra più lieve di un fiocco di neve. Ma è un attimo. Un varco nell’anima, prima di ripartire per la grande guerra.
Se il grande capo fosse ancora in questa vita, si metterebbe a cucinare un fagiano con l’uva. In silenzio, industrioso e vigile. La cottura sarebbe come al solito a puntino. Non si entra per caso nel gioco della vita. (04/11/2007)

Le regina dei Celti oggi ha annesso un nuovo territorio al suo regno verde: un bosco di castagni. I rami hanno piccoli butti color smeraldo. I frutti saranno sodi e lucidi, quando sarà il loro tempo. I cinghiali dovranno essere tenuti a bada. Questa non è più terra per loro.
Il bardo Taliesin le ha cantato che questo è un bosco liquido: chi vi si inerpica con cuore puro trova l’amore. La regina si chiede che amore potrà essere e intanto si prepara. E’ volitiva, tace. Ma non è assorta. E i suoi tacchi di corno preannunciano passi fiduciosi. (30/10/2007)

Sei giovani donne alle grotte di Catullo: c’è un’aria bianca, vicino al criptoportico. In basso, accasciati sull’acqua del lago, strani scogli come formaggio fuso. Si contano i moscerini, e i giorni della vita. Prende vita una foto. Affiora un sorriso e l’anima si fa larga. Non è vero che le donne in gruppo danno il peggio di sé. L’ importante è evitare di precipitare nella sostruzione. (29/10/2007)

La regina dei Celti camminava fra i corridoi del castello. I suoi passi producevano un soffuso, minaccioso fruscio. "Conifere, conifere…" ripeteva tra sé. "Il mio regno di prati verdi e impetuosi corsi d’acqua non ha conifere". Si arrestò, e le vesti la accarezzarono. "A me!" ordinò con voce di tuono. Andrò a prendermi le conifere in Burgundia.
Ci andò davvero. Era una regina.
Ma ogni moto di clessidra le imprimeva dentro la voglia di ritorno. (21/10/2007)

Augh – disse il grande capo. Aveva sonno. Non ricordò mai, da allora in poi, se fosse più profumato il ramo d’abete o quello d’acero, mentre scoppiettava nel fascio di fuoco, al centro della piccola notte. Certo le sterpaglie erano efficaci.(20/10/2007)

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