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Liber Liber, si diceva.
Hanno una “rivista culturale” che si chiama “Pagina Tre” con relativo dominio e sito web. Bene. Anzi, benissimo.
Trattandosi di una pubblicazione non periodica e interamente gestita da “volontari”, chiede la collaborazione di tutti. Bene anche questo.
Chiunque può contattare la “redazione” (cioè fondamentalmente una sola persona) per proporre dei contenuti di tipo culturale (segnalazione di novità librarie, recensioni e molto altro), e anche per pubblicare la propria tesi di laurea, se lo vuole.
Vediamo.
Ho scritto e pubblicato un libro, di recente. Se volessi segnalarlo su “Pagina Tre” ho due possibilità:
a) pagare. 29 euro. Che non è poco, perché non sarebbero loro a fare un favore a me. Sarei io che darei loro dei contenuti. Se qualcuno scrivesse un contenuto culturale qualificato e qualificante per i miei siti glielo pubblicherei senza chiedergli un centesimo. Ma questi sono fatti loro. Ma soprattutto miei.
b) Gratis. Come? Diventando “redattore” del sito. Per diventarlo devo “registrarmi” al sito. Si tratta di un modulo WordPress che richiede una user-id e un indirizzo e-mail. Ma quest’ultimo dato, una volta conferito, dove va a finire? E la mia privacy? Nessuna paura:
Leggo in una nota che ” Pagina Tre tutela la tua privacy.” E allora andiamola a leggere questa informativa. Nelle prime righe è scritto che:
“I dati che fornisci a Pagina Tre di Liber Liber (…) sono al sicuro e gestiti in base alle più recenti normative sulla privacy.”
Ah, “sono al sicuro”? Allora siamo a posto. Non so chi li custodisca (il nome del responsabile del trattamento dati non c’è -la persona fisica, intendo, non quella giuridica), ma sappiamo di per certo che i dati sono “al sicuro“.
Finita qui? No di certo. Chiedono anche una fotografia, da associare all’account. Cioè una mia immagine. Non un avatar, un disegnino. La mia foto. Ora, finché sono IO a pubblicare le MIE foto (sui miei siti, su Facebook o dove mi pare) tutto bene. Ma se le cedo a terzi?
Manca ancora una cosa. L’iscrizione alla loro mailing-list. Che pare essere necessaria e obbligatoria. E perché dovrei iscrivermi alla mailing-list? Ma, soprattutto, perché questo adempimento è obbligatorio? Non posso scegliere io autonomamente se iscrivermi o no? E, soprattutto, cosa comporta l’iscrizione. Avrò maggiori benefici? No, semplicemente è richiesto. Tutt’al più riceverò qualche e-mail in più.
A questo punto, ottemperati tutti gli adempimenti richiesti, posso finalmente pubblicare i miei contenuti? In teoria sì. Nella pratica
“questa procedura non garantisce l’inserimento tra i redattori di Pagina Tre, l’ammissione resta a discrezione del comitato di redazione.”
Hanno un comitato? Ma io mica lo sapevo! Io volevo solo collaborare!
Proviamo con la tesi di laurea. A parte il fatto che la mia è già pubblica, vediamo se ottengo maggior fortuna.
Almeno questo servizio è gratuito. Meno male.
Ma c’è un “ma”. Devo firmare una liberatoria. E’ giusto che sia così, non è quello il punto.
Sul modello di liberatoria è scritto che:
“l’autorizzazione alla libera distribuzione riguarda esclusivamente la versione elettronica della tesi”
E se io volessi, che so, autorizzare Liber Liber a distribuire gratuitamente il formato PDF della mia tesi e volessi, contemporaneamente, commercializzare il formato EPUB o Kinde-compatibile su altri store? Anche quelle sono “edizioni elettroniche”. Posso farlo o no? Non lo dicono.
Inoltre:
“non è autorizzata alcuna modifica, con l’eccezione di quelle eventualmente concordate fra Liber Liber e l’Autore”
Come sarebbe? Io sono l’autore della mia tesi, che è mia, non posso ampliarla, modificarla, correggerla, aggiornarla (magari agli ultimi studi sull’argomento, se ve ne sono) e mandare loro il file aggiornato? Parrebbe di no.
E, infine, la ciliegina sulla torta:
“l’autorizzazione concessa a Liber Liber non è revocabile”
Come sarebbe a dire che non è revocabile? Cos’è, un matrimonio? Li sposo a vita? E se un giorno io volessi, che so, pubblicare un’edizione cartacea del MIO lavoro e sfruttare i MIEI sacrosanti diritti economici sull’opera (perché sono MIEI), togliendo dalla circolazione sulla rete quella gratuita? Nulla, non lo posso fare. O, quanto meno, non posso revocare loro la liberatoria per QUELLA versione del mio lavoro.
Loro non cambieranno mai. Ma gli conviene?