239 total views, 1 views today
In Internet, oramai, non ci si può più nemmeno suicidare in santa pace. Si è costretti a vivere, ad esistere, a resistere e a persistere anche dopo la nostra volontà di usufruire dell’eutanasia informatica. Condannati a vita, insomma.
Già sappiamo che cosa succede o può succedere a chi si iscrive a un social network come Facebook: il minimo che possa accadere è il non essere più cancellati, neanche quando ci siamo illusi che il nostro account non faccia più parte dei contatti delle nostre "amicizie", neanche quando abbiamo scritto che sì, ci vogliamo disiscrivere. La posta ricevuta, i messaggi, i commenti degli "amici" (quelli che nella tua vita pregressa hai fatto tanta fatica per tòglierteli dai coglioni e adesso riappaiono per sempre con due o tre clic), quelli degli amici degli amici sono lì, e non aspettano altro che tu ti ricolleghi una sola volta con la tua UserId e la tua password, oppure, meglio, che qualcun altro lo faccia per te, anche contro la tua volontà.
Suicide Machine (www.suicidemachine.org) era una risorsa straordinaria. Dico che lo era perché, benché sia ancora in linea, questo sito che permetteva in poco tempo una cancellazione più sicura ed efficace dei nostri dati da Facebook (ma anche Twitter ed altri) di quanto non si possa fare "a mano", rischia di non sopravvivere alla mezzanotte di oggi a causa di una lettera di richiesta di chiarimenti degli avvocati di Facebook che chiedono conto dell’attività di www.suicidemachine.org perché mica ci si può cancellare tanto impunemente, idati sono suoi, e che cazzo…
Collegandosi col sito si può leggere (ancora per poco):
Probably you have heard that Facebook completely blocked and banned our service from their servers since last Sunday (in case you haven’t, please follow up the whole story by Paul McNamara…).
Yesterday we received a Cease and Desist letter (…) from Facebook lawyers kindly asking us to stop our service and remove all Facebook profile pictures we collected for the memorial pages and anything else which could be associated with Facebook from our website. They gave us quite some time to respond upon their request. Therefore, we are currently considering our further steps and watching the countdown.
Non esistere è e deve continuare ad essere un diritto. La "macchina" per suicidarsi virtualmente può sembrare uno strumento degno dei migliori romanzi di Arto Paasilinna. Ma è, invece, quanto di più utile possa esistere in rete per rivendicare la reversibilità delle nostre scelte. E il nostro diritto ad essere dimenticati.
Già sappiamo che cosa succede o può succedere a chi si iscrive a un social network come Facebook: il minimo che possa accadere è il non essere più cancellati, neanche quando ci siamo illusi che il nostro account non faccia più parte dei contatti delle nostre "amicizie", neanche quando abbiamo scritto che sì, ci vogliamo disiscrivere. La posta ricevuta, i messaggi, i commenti degli "amici" (quelli che nella tua vita pregressa hai fatto tanta fatica per tòglierteli dai coglioni e adesso riappaiono per sempre con due o tre clic), quelli degli amici degli amici sono lì, e non aspettano altro che tu ti ricolleghi una sola volta con la tua UserId e la tua password, oppure, meglio, che qualcun altro lo faccia per te, anche contro la tua volontà.
Suicide Machine (www.suicidemachine.org) era una risorsa straordinaria. Dico che lo era perché, benché sia ancora in linea, questo sito che permetteva in poco tempo una cancellazione più sicura ed efficace dei nostri dati da Facebook (ma anche Twitter ed altri) di quanto non si possa fare "a mano", rischia di non sopravvivere alla mezzanotte di oggi a causa di una lettera di richiesta di chiarimenti degli avvocati di Facebook che chiedono conto dell’attività di www.suicidemachine.org perché mica ci si può cancellare tanto impunemente, idati sono suoi, e che cazzo…
Collegandosi col sito si può leggere (ancora per poco):
Probably you have heard that Facebook completely blocked and banned our service from their servers since last Sunday (in case you haven’t, please follow up the whole story by Paul McNamara…).
Yesterday we received a Cease and Desist letter (…) from Facebook lawyers kindly asking us to stop our service and remove all Facebook profile pictures we collected for the memorial pages and anything else which could be associated with Facebook from our website. They gave us quite some time to respond upon their request. Therefore, we are currently considering our further steps and watching the countdown.
Non esistere è e deve continuare ad essere un diritto. La "macchina" per suicidarsi virtualmente può sembrare uno strumento degno dei migliori romanzi di Arto Paasilinna. Ma è, invece, quanto di più utile possa esistere in rete per rivendicare la reversibilità delle nostre scelte. E il nostro diritto ad essere dimenticati.