Le caramelle della nonna

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La mì’ nonna ("…antìa antìa, che sapeva di baccalà…" proseguirebbe un grazioso madrigale labronico di cultura popolare), come tutte le vecchiette che si rispettino, aveva una borsa che teneva sempre nell’armadio a pigliare il puzzo di canfora, e che tirava fuori solo quando usciva per andare al cimitero o in qualche altra rara occasione.

La borsetta della mi’ nonna Angiolina, per me era un sancta sanctorum di caramelle, e mi interessava solo ed esclusivamente per quello.

Le caramelle della nonna avevano quell’aspetto e quel sapore di antico (ancorché mescolato alla naftalina degli armadi) che non ho mai più ritrovato.

Si trattava essenzialmente di:

Caramelle di menta: durissime, con il cellophane verdolino e trasparente, lunghe, non erano particolarmente buone ma avevano la caratteristica consolatoria di durare molto a lungo (come la Fanta, bibita all’arancia, che spingeva noialtri ragazzetti a plasmare apprezzamenti in rima del tipo "La Fanta un sarà bòna ma ce n’è tanta…") e di riempire la bocca per traverso.

Caramelle d’orzo: Quadrate, le più economiche, rammento ancora che costavano cinque lire l’una ed erano meravigliose. Veramente sapevano solo di caramello, e mi son sempre chiesto che càspita ci combinava l’orzo, oltretutto il malto d’orzo ha un sapore molto consistente, ma erano il dolciume quotidiano del popolo, la consolazione della gente ordinaria, il "Love of the common people" per i sapori grati durevoli.
Oggi le rigabellano come trovata del secolo nelle erboristerie e te le fanno pagare un mutuo.

Caramelle ripiene di crema "Rossana": Della stessa lunghezza delle caramelle di menta, erano straordinarie perché avevano il ripieno di crema che potevi scegliere come succhiarlo, o mordendo un angolo della caramella, o facendo sciogliere lentamente e costantemente, con molta, molta pazienza, l’involucro duro. Le rosse "Rossana" erano le caramelle della domenica, ed era bello, una volta terminato il gustoso nettare appiccicaticcio, andare in giro con l’involucro di cellophane (che, come vuole la tradizione di Paolo Conte, fa un rumore che fa piacere) rosso a guardarci il mondo attraverso.

Caramelle al miele Ambrosoli: Anche quelle erano una fissa, le mie preferite in assoluto, anche se debbo riconoscere che lo scozzo con le rosse "Rossana" di cui sopra era veramente arduo. Le ho ritrovate l’altro giorno, me ne porto sempre una generosa quantità in tasca e succhiellandole sento formarti un buchino in un punto random della superficie della caramella, e da lì fuoriesce il miele che lascia una consistenza persistente zuccherina e appiccicaticcia che mi fa tornar piccino.

Caramelle Mou: che si pronunciava "mù" e non ho mai capito perché la bonànima del mi’ zio Piero diceva sempre "màu", erano morbide, dolcissime, a sezione quadrata, ti davano una voglia matta di masticare e finivano in tre balletti, lasciandoti la gola sciropposa e il palato insoddisfatto (ce ne volevano almeno due prima di calmare l’appetito atavico della caramella di quando s’era piccini).

Caramelle di rabarbaro: erano le classiche caramelle da grandi, sostituite più tardi da quelle all’amaro medicinale Giuliani (che, assieme alla Soluzione Schoum era la panacea di tutti i mali). Si riferiva di non ben meglio identificate proprietà digestive, sintomi dell’effetto taumaturgico che dovevano avere.

Il cofanetto di caramelle Sperlari: quello che era così bello che non si incartava, non si incartava mai. Una volta terminato l’assortimento di caramelle al suo interno la scatola di latta decorata restava per riporre il filo, gli aghi e gli attrezzi per il cucito.

La mi’ nonna, però, di caramelle me ne dava pochine e quasi sempre di menta o di rabarbaro. E’ sempre stata un po’ "stitica", poverina.

Ma son sapori che nessuno ricorda più.

3 pensieri riguardo “Le caramelle della nonna

  1. Single a trent'anni

    …o perchè, le zigulì? ne vogliamo parlare?

    le rossana non mi son mai piaciute, ma impazzivo per chiunque mi desse le caramelle allo zucchero (di vari colori, come le tue all’orzo, ma tutte con lo stesso sapore) e quelle al latte…

  2. tiziana

    che bell’articolo mi hai riportata indietro nel tempo, in un tempo che non saprei identificare…il ricordo

    grazie

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