Le biciclette sul marciapiede a Roseto degli Abruzzi

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A Roseto degli Abruzzi, questo piccolo mondo di un mondo piccolo, nessuno porta più le mascherine. O le portano in pochissimi. Anche qualche negoziante ormai ci ha rinunciato. Ma sì, tanto il virus è un’illusione e comunque d’estate fa caldo e muore, e comunque vuoi che lo prenda proprio io? E’ così. Siamo una riproduzione in piccolo di tutto quel che avviene in Italia, né più né meno. I linguisti direbbero che siamo un paradigma.

Qui a Roseto le biciclette non viaggiano sulla trafficatissiva via Nazionale, no, vanno direttamente sui maciapiedi. Come se fossero una pista ciclabile. Non dovrebbero farlo, ma lo fanno. Ci sono quelli (ma soprattutto quelle) che pedalano con il cellulare in mano, immersi in qualche amena conversazione. Non ti vedono, e quando si accorgono che stanno per venirti addosso, svicolano a destra o a sinistra all’ultimo momento e ti guardano come se fosse colpa tua. Poi ci sono quelli che quando sei in mezzo al marciapiede ti suonano il campanello come per dire “lasciami passare” e no, cazzo, io sono un pedone, il marciapiede è mio, sono anche un invalido, cosa mi suoni a fare? Mi devo spostare perché tu hai da passare con la tua graziosa biciclettina? E chi se ne frega. Poi se gli dici “Questo è il marciapiede, la strada è quella!” magari si incazzano pure e ti trattano con sufficienza, sussiegoe supponenza non rispondendoti nemmeno e proseguendo sulla loro cattiva strada, come l’avrebbe definita il Poeta.

Poi ci sono quelli che sul marciapiede ci portano addirittura tutta la famiglia. Papà, mamma e due figli (solitamente, ma a volte anche di più) col casco in testa e via, come se fosse una pista ciclabile. “Stai attento, passa di qui, passa di qua, occhio alla buca, attenti all’albero, buca, buca con acqua…” e via di questo passo.

E’ vero. La Nazionale è maledetta ed estremamente pericolosa. Ci passano i camion, tutto il traffico pesante si riversa nel centro città, il tutto per una disgraziata delibera comunale che rifiutava la costruzione di una variante su cui far convogliare i “camios”, come diceva quell’altro Poeta, molti e molti anni fa. Le piste ciclabili si contano sulla punta delle dita di una mano monca, e sono solo per brevi tratti sul lungomare e in altri luoghi turisticamente attrezzati. Chi passa per la Nazionale si gode il profumo dei gas di scarico. E viandare.

Ora, io capisco tutto e tutti, ma dovete venire a rompere i coglioni proprio a me che me ne sto dove posso e devo stare? I vigili, certo, fanno quello che possono, ma sono impegnati con cose ben più gravi ed importanti, tipo fare la multa a chi non ha messo l’orario di arrivo, o a quelli a cui l’orario è scaduto da più di un quarto d’ora.

E così si cammina tra mille pericoli. Sempre con la speranza di non farsi male e di riportare integra a casa la pellaccia.

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