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La mi’ nonna Angiolina, Dio l’abbia in gloria, ma ci credo poco, è forse quella che mi ha insegnato che nella vita farsi mettere i piedi in testa non conviene.
Eccola qui, la mi’ nonna Angiolina, quando era ancora verde, preparare un caffè sul fornello della cucina di casa mia. La mi’ nonna Angiolina era, lo devo dire, una pessima cuoca. Oddio, non che al mi’ nonno Armando, suo marito e perfetto opposto (calmo, pacifico, retto, onesto, dritto come un fuso e di poche parole) la cosa fosse poi di tanto disturbo. A lui andava bene un piede d’insalata che condiva per conto suo con molto aceto, molto sale (il mi’ nonno Armando era di pressione alta e si curava così, e non c’eran versi…) e poco olio, lo mangiava con un tocco di pane che faceva paura e lo accompagnava da mezzo bicchiere di vino. Nei giorni grassi riusciva anche a tirare una gozzata di marsala o a fumarsi mezza sigaretta senza filtro. Poi nient’altro. Della cucina della mi’ nonna Angiolina rammento solo i crostini ai ventrigli di pollo, e certe polpettine di patate che io e mio padre che odiamo le polpette più di ogni altra cosa al mondo (sì, penso di avere in astio le polpette quasi come il caldo, i carciofi e Carmen Consoli) divoravamo famelici.
Vabbene, dicevo, una volta alla mi’ nonna Angiolina fu rifilata una banconota falsa. La depositò in banca senza saperlo e àpriti cielo e spalàncati terra.
Il giorno dopo si mise il vestito buono, prese la borsetta puzzolente di carborina dall’armadio e andò dal direttore dell’istituto di credito mangiandoselo coi panni e tutto. Dopodiché ritirò tutti i suoi risparmi, aprì un nuovo conto corrente in una banca e al direttore esterrefatto che le balbettava "Ma le conviene?" rispose ferma e impassibile: "Mi conviene sempre levarmi dai coglioni gente come voi!"
Ah, la mi’ nonna Angiolina!!!
Eccola qui, la mi’ nonna Angiolina, quando era ancora verde, preparare un caffè sul fornello della cucina di casa mia. La mi’ nonna Angiolina era, lo devo dire, una pessima cuoca. Oddio, non che al mi’ nonno Armando, suo marito e perfetto opposto (calmo, pacifico, retto, onesto, dritto come un fuso e di poche parole) la cosa fosse poi di tanto disturbo. A lui andava bene un piede d’insalata che condiva per conto suo con molto aceto, molto sale (il mi’ nonno Armando era di pressione alta e si curava così, e non c’eran versi…) e poco olio, lo mangiava con un tocco di pane che faceva paura e lo accompagnava da mezzo bicchiere di vino. Nei giorni grassi riusciva anche a tirare una gozzata di marsala o a fumarsi mezza sigaretta senza filtro. Poi nient’altro. Della cucina della mi’ nonna Angiolina rammento solo i crostini ai ventrigli di pollo, e certe polpettine di patate che io e mio padre che odiamo le polpette più di ogni altra cosa al mondo (sì, penso di avere in astio le polpette quasi come il caldo, i carciofi e Carmen Consoli) divoravamo famelici.
Vabbene, dicevo, una volta alla mi’ nonna Angiolina fu rifilata una banconota falsa. La depositò in banca senza saperlo e àpriti cielo e spalàncati terra.
Il giorno dopo si mise il vestito buono, prese la borsetta puzzolente di carborina dall’armadio e andò dal direttore dell’istituto di credito mangiandoselo coi panni e tutto. Dopodiché ritirò tutti i suoi risparmi, aprì un nuovo conto corrente in una banca e al direttore esterrefatto che le balbettava "Ma le conviene?" rispose ferma e impassibile: "Mi conviene sempre levarmi dai coglioni gente come voi!"
Ah, la mi’ nonna Angiolina!!!
Chapeau a nonna Angiolina!