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Su “il Fatto Quotidiano” di ieri, un articolo di Chiara Paolin fa il punto sugli italiani, la crisi e le vacanze. Pare, in soldoni, che molti italiani rinunceranno alle ferie di sempre, o si accontenteranno di passarle in tono “minore”.
Poi c’è il caso di Alessandra da Padova. 43 anni, madre di due bambini piccoli, separata dal marito, con un guadagno di 2300 euro al mese. Anche il marito guadagna più o meno la stessa cifra.
Aveva visto una interessante offerta per le sue vacanze e quelle dei suoi figli: una settimana in un villaggio in Sardegna a 3000 euro. Però, purtroppo, ha fatto il calcolo di quanto ancora le rimaneva da pagare di IMU, delle bollette, del bollo e dell’assicurazione per la sua automobile, asilo e scuola elementare per i bambini, sport e cure mediche, e via, le vacanze in Sardegna saltano.
I suoi genitori hanno un appartamento a Jesolo, e hanno comprato vent’anni fa la casa in cui lei stessa e i bambini abitano. Nella casa di Jesolo i nonni materni hanno ospitato i bambini per il mese di luglio. Poi ci sono i suoceri, ovvero i nonni paterni dei bambini, che vivono in Cadore. E loro i piccoli li ospitano in montagna in agosto. Purtroppo si tratta di appartamenti non molto grandi con una sola camera da letto e bisogna un po’ accontentarsi.
Alessandra dice: “Mi rendo conto dei miei limiti, del fastidio che ho provato stendendo l’asciugamano sul bagnasciuga in mezzo a tanta gente, quando di solito andavamo in posti belli, alberghi carini, spiagge col mare blu. Per fortuna i bambini sguazzano felici anche in quell’acqua grigiastra, e giocano tutto il giorno con la sabbia come fossero a Miami. Sono piccoli, ancora.”
Certamente guadagnare 2300 euro al mese, vivere in un appartamento di proprietà (dei genitori!) e non avere un affitto da pagare, poter contare sull’aiuto economico di un-per-scelta-ex marito che probabilmente non fa il precario della scuola, avere genitori e suoceri disposti a ospitare i figli al mare e in montagna, sono quelle cose su cui tutti possono contare.
Sarà colpa dell’IMU, quindi, e delle spese da affrontare (ma quelle non le affronta nessuno, notoriamente, perché nessuno paga bollette, cure specialistiche, assicurazione per l’auto, istruzione) se un italiano non si può permettere neanche una settimana striminizita da 3000 euro in Sardegna, che, poi è un prezzo stracciato (chi è che non spende almeno 3000 euro l’anno per una settimana di vacanza??)
E i bambini che, però, si sa, sono piccoli, guarda caso si divertono lo stesso anche senza “alberghi carini” e “spiagge col mare blu”. Ma, appunto, sono piccoli, loro, e non si rendono conto che oggi non potersi permettere una vacanza da 3000 euro è un segno inequivocabile di imminente povertà.
Fosse che incidentalmente questa crisi ci porti a riflettere su cosa serve davvero e cosa no?
Eh sì questi sono i veri problemi dell’Italia, si sa che disoccupati, cassaintegrati e la gran massa di persone che deve tirare avanti e nutrire la famiglia con stipendi di 1500 euro al mese, o meno, vanno in Sardegna continuamente…