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Fu una iniziativa più che giusta nella forma e, soprattutto, negli effetti pratici (la gente può benissimo vivere senza Wikipedia in italiano, usare libri e biblioteche -che sono, oltretutto, più scientificamente garantiti-), nelle motivazioni, ma assai poco efficace nella rtealizzazione pratica. Le pagine furono oscurate per poco meno di tre giorni, successivamente vennero rimesse in linea con un bannerone enorme che spiegava il perché e il percome la norma dell’art. 29 del decreto ammazzablog avrebbe potuto nuocere a Wikipedia (ma, non necessariamente, in conseguenza di ciò, al mondo intero) e fare in modo che questa iniziativa di messa in condivisione di contributi individuali (che è cosa ben diversa da un’enciclopedia) potesse di fatto risultare perfettamente ingestibile (come se in condizioni normali lo fosse). Il bannerone è stato recentemente sostituito da quello più precipuamente pecuniario, con il solito appello di Jeff Wales (,ma anche dei programmatori che sono felici di lavorare per questo progetto, o certe signore che hanno contribuito a scrivere centinaia di voci e ne sono felicissime…) ad aiutare Wikimedia Foundation Inc. e tutte le sue dépendances nazionali a raggiungere la modica e tutto sommato neanche esosa cifra di 20 milioni di dollari statunitensi, il tutto a completo e unico favore della cultura.
Qualcuno dei wikipediani obiettò, e giustamente, che non era giusto oscurare Wikipedia in italiano per protestare contro una legge nazionale della Repubblica Italiana, considerato che, in astratto, le pagine in italiano dovrebbero essere raggiungibili come risorse web a chiunque (ad esempio, gli italòfono residenti all’estero) e che, in concreto, l’italiano è parlato anche in Svizzera, anzi, risulta che in quella nazione sia lingua ufficiale, e non sarebbe stato giusto privare i cittadini svizzeri della possibilità di accedere al patrimonio della conoscenza condivisa che solo Wikipedia rappresenta e via discorrendo, chè tanto la solfa, anche se parte da giuste premesse, è sempre la stessa.
Bene, ora Jimbo Wales raddoppia.
Sta cercando di convincere i suoi ad oscurare la sezione in lingua inglese per protesta contro il cosiddetto SOPA, Stop Online Piracy Act, un disegno di legge statunitense che costringerebbe "motori di ricerca, provider e servizi di pagamento a tagliare tutti i ponti con i siti in violazione del copyright" (per la citazione vedere qui).
E aggiunge una frase estremanete inquietante: "Non sottovalutate il nostro potere".
Ma il potere di chi? Mi sembra che il singolo utente che partecipa a Wikipedia indicando le misure di Beatrice Borromeo e il nome del suo fidanzato appartenente alla casata principesca monegasca [1] che, evidentemente, sono considerati dati altamente enciclopedici, di potere ne abbia ben poco.
Men che meno ha potere la comunità virtuale che vi partecipa, impegnata a litigare sulle virgole, a discutere quanto sia utile Wikipedia e quanto sia fuori da Wikipedia sia da non prendere in minima considerazione, e a stabilire cosa sia enciclopedico e cosa non lo sia. Per quanto compattamente dèdita alla discussione e alla polemica, questa quantità di persone è poco amalgamata e omogenea nelle idee da portare avanti. Mettete insieme un wikipediano di Bolzano, uno di Londra, uno di Göteborg, un altro di Sabadell e un cipriota e chiedete loro se sono d’accordo a oscurare Wikipedia in inglese contro il SOPA negli Stati Uniti, e non troveranno una posizione unanime, anzi, discuteranno a lungo compilando pagine e pagine di discussione, che andranno a fare massa e volume, ma senza una posizione comune.
Quindi chi è che ha il potere?
Beh, intanto con 20 milioni di dollari di obiettivo di raccolta fondi Wikimedia Foundation un po’ più di potere di tutti noi messi insieme ce l’ha.
Ma, soprattutto, il potere è quello di fare incazzare la gente che, non trovandosi più, da un momento all’altro, Wikipedia in linea, non sa più dove andare a copiare e incollare la ricerchina scolastica (come se essere in linea, oltretutto, fosse un fatto dovuto).
Perché, ad esempio, non vengono oscurate le pagine di Wikiquote, Wikisource o Wikinews, le iniziative "sorelle"? Per il semplice fatto che se ne accorgerebbero in pochissimi.
Dunque non sono Wikiquote, Wikisopurce o Wikinews ad avere potere. E’ Wikipedia che pensa (erroneamente!) di poter incidere sulle decisioni del legislatore, italiano o statunitense che sia. E’ una pura e semplice congettura illogica. Perché in Italia la norma ammazzablog giace ancora alla Camera dove, probabilmente, non sarà mai discussa per via della crisi economica e del cambio di governo, non certo per i banneroni di Wikipedia, ma, attenzione, è cambiato il Governo, non la legislatura. Le proposte di legge sono ancora lì, a nessuno è vietato riprenderle e riproporle. O discuterle quando le acque si sono calmate.
Dunque, di quale potere vanno parlando costoro?
Hanno sempre fatto motivo di orgoglio dell’occuparsi di cultura condivisa. E ora non dobbiamo sottovalutare il LORO potere? Cielo, e perché, allora, dovremmo sopravvalutarlo? Solo perché il mondo potrebbe restare senza Wikipedia in inglese per non più di una settimana? Non mi sembra una ragione valida né condivisibile. Che potere si esercita mettendo a testo enciclopedico chi sia il fidanzato di una giornalista?
Cos’è questo, un neo-"voi non sapete chi siamo noi"? No, non lo sappiamo chi sono loro, e allora?
[1] https://www.valeriodistefano.com/public/borromeo.pdf