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Sono stato indeciso fino ad oggi se scrivere qualcosa sui recenti casi di bullismo scolastico che si sono verificati a Lucca e a Velletri.
Qualcuno mi ha anche chiesto se per caso avessi guardato i video relativi alle vessazioni ed umiliazioni nei confronti dei docenti. No, non li ho visti. Non li ho voluti vedere quei ragazzini dire all’insegnante “Prof. non mi faccia arrabbiare”, “Metta sei”, “Si metta in ginocchio”, “Io ti sciolgo nell’acido”. Ho ancora un po’ di rispetto per me stesso e mi fido sulla parola dei giornali che hanno riportato queste battute. Mi fido un po’ meno, anzi, proprio per niente, di chi ha subito cliccato su quei link del materiale riportato, ha guardato le scene e magari ha avuto anche da ridire sulle reazioni/non-reazioni dei professori. Credo siano questi bull-curiosi ad aver contribuito a rendere virali questi contenuti, con il loro prurito di andare a vedere un po’ questi genietti che hanno messo sotto scacco i loro insegnanti rei di non aver reagito, e concludere beati “Certo, sono cose che non si fanno, però anche loro…” E non venite a dirmi che non si criticano le cose senza vederle perché non è il caso.
Non mi hanno sorpreso le sospensioni fino alla fine dell’anno scolastico, con automatica bocciatura, o quelle fino al 19 maggio con ammissione agli scrutini e poi vediamo come se la cavano gli studenti alla fine dell’anno, no. Questi sono provvedimenti normali, quasi atti dovuti. No, quello che mi ha letteralmente sconvolto è stato leggere su un articolo on line de “La Nazione” (giornale che non leggo quasi mai, ma comunque ve ne riporto lo screenshot ugualmente) le dichiarazioni del Preside della scuola (L’ITC Carrara di Lucca) Cesare Lazzari che afferma (la Nazione lo riporta come un virgolettato e così faccio io):
“Anche il comportamento del docente preso di mira dai bulli sarà valutata (sic) dal consiglio d’istituto” “Lo faremo con molta attenzione per lui e non solo per lui”.
Ora io spero vivamente, ma lo spero davvero con tutto il cuore, che il Consiglio d’Istituto convochi il docente per fargli un applauso lungo quattro settimane, per stringergli la mano e per dirgli “Professore, non si preoccupi, siamo con Lei, cercheremo di proteggerla da eventuali ritorsioni, coraggio, non molli…” Perché se lo scopo, come è riportato nella dichiarazione, è quello di “valutare”, mi manca, a questo punto, quale sia l’oggetto della valutazione. Forse l’atteggiamento passivo del docente? E cosa doveva fare? Prendere a schiaffi i ragazzi? Chiamare la forza pubblica?? Fare una ramanzina, al limite una nota sul registro, in modo da contenere glieffetti deflagranti di questi episodi gravissimi all’interno delle dinamiche del consiglio di classe? E’ stato passivo il docente, sissignori. Magari aveva paura. Forse avrei paura anch’io davanti a un bulletto che ti viene a dire “Si inginocchi”. O magari anche no, ma non si può impedire a chi è fatto diversamente da noi di aver paura e di cercare di tirarne fuori le gambe e possibilmente vivo. Chissà cosa ci sarà mai da “valutare” con estrema “attenzione” -e ci mancherebbe anche altro!-, per il bene del docente stesso e “non solo” (ma non si sa di chi altri ancora gioverebbero di questa misteriosa “valutazione”).
Sia chiara una cosa e una volta per tutte, quel docente è vittima e solo vittima. Andare a scardinare e ribaltare i ruoli sarebbe oltremodo pericoloso e controproducente. Sarebbe come sciogliere nell’acido per due volte la dignità di un docente. E gli insegnanti ne hanno ormai fin sopra i capelli.
AGGIORNAMENTO DEL 28/4: Nel consultare il web, e in particolar modo le pagine del sito tecnicadellascuola.it, ho appreso che la motivazione per cui il docente in questione potrebbe essere “attenzionato” dal Consiglio d’ Istituto risiederebbe nella non immediata denuncia (nella fattispecie al Preside) dell’accaduto da parte del professore. Prima di tutto possono esistere svariati e variegati destinatari di una “denuncia”. Il Preside, certo, ma anche la magistratura. E in questo secondo caso, essendo la maggior parte dei reati, attribuiti o attribuibili agli studenti indisciplinati (come, ad esempio, la diffamazione), perseguibili a querela di parte, è molto probabile che il professore abbia voluto rinunciare alla tutela legale (non è mica obbligato, in quei casi!). E, comunque, per la parte penale ha 90 giorni di tempo. Per la parte civile addirittura 5 anni.
Gli si vuol contestare di essere stato inadempiente nel non segnalare tempestivamente al Preside l’accaduto? Benissimo, gli si fa una contestazione di addebito (entro 20 giorni dai fatti e non 30, come riferito da svariati organi di stampa), gli si dà tempo e modo per difendersi, si valuta e gli si dà una sanzione blanda (un richiamo verbale o al massimo scritto). Contro questa sanzione il docente potrà appellarsi agli organi superiori, se lo riterrà opportuno, e chiedere una sorta di riabilitazione trascorso un determinato lasso di tempo. Il Consiglio d’Istituto non c’entra niente. Non si fa una “audizione” coram populo. Ci si basa sui fatti provati e sulle carte, contestazioni e scritti difensivi. Questo strascico della vicenda rischia di far diventare Abele un mariuolo e Caino una vittima. Non dimentichiamocelo.