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Ieri leggevo Italo Calvino. Son viziacci.
Ne “Il visconte dimezzato” mi sono imbattuto nella frase del primo capitolo: “Ma si sentiva, suo malgrado, inquieto”.
Ferma restando la devozione che ho per il Maestro Calvino devo dire che frasi tipo “mio malgrado” e “suo malgrado” mi son sempre piaciute poco, come poco (anzi, pochissimo) mi piace chi le usa.
“Malgrado” in italiano è preposizione o congiunzione. Non ha funzione sostantivale. E’ chiaro che se ci si mette prima un aggettivo quello che viene dopo è un sostantivo. Sicché non torna.
Si dovrebbe dire (e, di fatto, si deve dire) “a mio mal grado” dove “mal grado” (che può anche essere scritto in una sola parola, per conferire maggior valore icastico) significa, appunto “cattivo gradimento”, “controvoglia”.
Non sarò mai un “calvinista”. A mio mal grado.