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Con riferimento all’articolo “Campagna contro la pubblicità dei pannelli fotovoltaici Helios” pubblicato sul blog alcuni giorni fa, ricevo una mail da parte della segreteria dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria che riporto qui sotto:
Con riferimento alla Sua segnalazione, desideriamo informarLa che il Comitato di Controllo, esaminati i messaggi pubblicitari in oggetto, ha deliberato di emettere ingiunzione di desistenza per violazione dell’art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
Non essendo pervenuta, entro i 10 giorni previsti, alcuna opposizione, il provvedimento ha acquistato efficacia di decisione e pertanto la pubblicità dichiarata non conforme al Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale non dovrà essere più diffusa.
Potrà rinvenire il contenuto del provvedimento inibitorio (n. 36/2012/ING) nel nostro sito internet www.iap.it, nella sezione “Le decisioni del Giurì e del Comitato di Controllo”.
RingraziandoLa per la considerazione, porgiamo i nostri migliori saluti.
I.A.P.
La Segreteria
Ed ecco il testo del provvedimento:
Il Presidente del Comitato di Controllo, visti i messaggi pubblicitari “Io credo nel fotovoltaico”, rilevati su affissioni diffuse nelle città di Milano, Firenze e Torino nel mese di maggio 2012, ritiene gli stessi manifestamente contrari all’art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
I messaggi, per promuovere i servizi di progettazione ed installazione di impianti a risparmio energetico della società Helios, ritraggono soggetti che per il loro abbigliamento ed atteggiamento identificano chiaramente diversi credi religiosi, mentre il claim a caratteri cubitali recita: “Io credo nel fotovoltaico”.
Le comunicazioni, ad avviso dell’organo di controllo, rappresentano un’evidente offesa alle diverse convinzioni religiose dei cittadini, meritevoli di rispetto e di tutela, ponendosi perciò in contrasto con il dettato dell’art. 10 del Codice, secondo un’interpretazione del Giurì ormai consolidata (vedi ad esempio pronunce nn. 4/2011, 59/2005 e 126/2000). I messaggi in questione banalizzano a fini pubblicitari la devozione e il “credere” che sono alla base della fede e delle religioni, e che qui sono apertamente rivolti ai prodotti pubblicizzati, alle nuove energie. L’inopportuno ribaltamento così creato determina un’offesa del sentimento religioso, che si vorrebbe invece immune da attacchi completamente immotivati, come quelli portati a meri fini di strumentalizzazione commerciale. L’offesa del sentimento religioso è altresì realizzata attraverso la “deificazione” del prodotto che si sostituisce in tutti i soggetti della campagna all’oggetto proprio del culto.
Una vittoria a mani basse su quello che è un diritto costituzionalmente garantito. Ringrazio quanti, a partire dal blog, hanno scritto allo IAP segnalando il proprio dissenso e, perché no, anche il proprio disgusto.