“In famiglia conviene averne quando serve!”

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Photo by Sage Ross (ragesoss.com), from Wikimedia Commons. Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported.

C’è una pubblicità di un noto medicinale di marca a base di ibuprofene di cui non faccio il nome, ma è il Moment, via, che mi torna spesso in mente in questi giorni.

C’è una signora che esce dalla farmacia, incontra una sua amica e le mostra la (nuova) confezione del Moment da 36 compresse (200 mg. ciascuna). L’amica pare entusiasta dall’idea di poter fare una scorta, lo compra anche lei, esce e in quel momento incontrano un signore che si ferma a sua volta piacevolmente stupito dal nuovo formato della confezione, e, soprattutto, dalla prospettiva di avere per lungo tempo la possibilità di accedere al medicinale una volta acquistato.

Una delle due donne, nello spot, dice che “In famiglia conviene averne quando serve”.

E vissero tutti felici e contenti.

Premetto che io sono un accanito sostenitore dell’uso dell’ibuprofene negli stati dolorosi. Compro il generico (mi dispiace per la casa farmaceutica che lo produce, ma pecunia non olet) nella versione da 400 mg. E generalmente passa tutto. E’ una confezione da 12 compresse e mi basta per un lungo periodo di tempo. Non posso farci nulla se soffro e ho sempre sofferto solo saltuariamente di mal di testa.

Ma 36 compresse in versione-scorta… o è una famiglia in cui tutti (compresi i bambini) soffrono di cefalea ricorrente oppure l’idea è che si possa comunque comprare un medicinale in quantitativi maggiori a quelli strettamente necessari.

Voglio dire, se ho l’influenza vado in farmacia a comprare l’Aspirina. Mi dànno un astuccino di compresse (deglutibili o effervescenti) che dovrebbero, ragionevolmente, essere sufficienti ad affrontare i sintomi fino alla guarigione.
Poi me ne avanzano cinque o sei e le tengo lì per tutte le evenienze o per farle scadere. Se ne ho ancora bisogno la compro di nuovo. E’ questo il concetto dell’approccio al farmaco “da banco”.

La “scorta” farmacologica è un approccio nuovo. La signora che dice che “conviene averne quando serve” è molto giovane. Avrà due figli piccoli, così, a spannòmetro. E non si dànno le compressine per il mal di testa ai bambini. Quindi le prenderanno lei e suo marito, non penso abbiano in casa una nonna, una zia, una madre possibilmente vedova che faccia ricorso alla pasticca ad ogni dolor di capo.

Finora la confezione-gran-risparmio era quella dei frollini per la colazione del mattino, dei pannolini per la cacca, del detersivo per la lavatrice.

Adesso l’occasionalità della cura diventa rito quotidiano. La scatola nell’armadietto dei farmaci perché “non si sa mai”. Ma la normalità è che uno stia bene, non che stia male. Si sta male una volta ogni tanto, non in modo continuativo da giustificare una quantità superiore alla norma di medicinali in casa, sia pure a prezzo vantaggioso. Non è che uno dice “Oddìo, è finito il latte, meno male che ne ho una scorta in cantina, se no domattina non si faceva colazione!” Se hai un mal di testa, non hai nulla in casa e la farmacia è chiusa te lo tieni. Oppure bussi alla vicina e chiedi.

Magari non ha proprio quello che vuoi tu, però forse fa effetto lo stesso e ti sei fatto anche due chiacchiere.

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