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Il primo romanzo dell’autore anglo-georgiano Leo Vardiashvili racconta con humor nero le ferite ancora aperte del paese

Posted on 8 Febbraio 2025 by valerio

Come dice il detto georgiano: “Un ospite è un regalo di Dio”.

Una vecchia auto sovietica nel centro storico di Tbilisi. Fotografia di Filip Noubel, uso autorizzato.

A seguito della caduta dell’Unione Sovietica nel 1991, la Georgia ha recuperato l’indipendenza di cui aveva goduto per breve tempo tra il 1918 e il 1921, ma ha anche attraversato guerre etniche e civili che hanno portato alla dichiarazione di secessione da parte di due dei suoi territori, l’Abcasia [it] e l’Ossezia del Sud [it], sotto protezione russa e con il sostegno di Mosca. Oggi la società georgiana è fortemente divisa tra chi desidera avvicinarsi all’Europa e vivere in un paese più liberale e alcune élite politiche e imprenditoriali che mantengono posizioni conservatrici e filorusse [en,  come i link seguenti, salvo dove diversamente indicato]:

Leggi anche: In Georgia, a series of legal amendments are putting the country’s EU aspirations on hold

Fotografia di Kiera Fyles, Palmer Photography, uso autorizzato.

Global Voices ha intervistato Leo Vardiashvili, autore anglo-georgiano che ha lasciato la Georgia, suo paese natale, quando aveva tredici anni, ha studiato Letteratura inglese e lavora in ambito finanziario. Vardiashvili ha recentemente pubblicato il suo primo romanzo in inglese, Vicino a una grande foresta. Nel libro, esplora le numerose cicatrici del suo paese natale attraverso la vita tragica e avventurosa di Saba, il quale, come l’autore, lascia la Georgia da bambino insieme al fratello e al padre, mentre la madre rimane nel paese. Anni dopo torna a Tbilisi dal Regno Unito alla ricerca di suo fratello e suo padre, che erano tornati in Georgia e poi scomparsi. Il libro, rappresentazione toccante dell’esilio e del trauma famigliare, celebra la cultura, la natura e la generosità georgiane, ma ne riconosce anche la crudeltà.

Vardiashvili ha appena aperto, con una presentazione del libro, il nono Festival Internazionale della Letteratura di Tbilisi (en): il suo romanzo porta una nuova voce georgiana ai lettori anglofoni. Vicino a una grande foresta è stato preselezionato per il Premio Wilbur Smith di letteratura di avventura 2024. L’intervista è stata editata per ragioni di brevità e stile.

Filip Noubel (FN): Tblisi è una dei personaggi principali del tuo romanzo. Oggi la città è un insieme di vecchie case in rovina, edifici ristrutturati per i turisti, per gli esiliati dall’Iran o dalla Russia, e torri ultramoderne. Cos’è Tbilisi per te? 

Leo Vardiashvili (LV): Historically, Tbilisi has always been a cultural melting pot. This is a fact which is literally visible in the architecture of Tbilisi, audible in the various languages used around the city, and can be sampled within Georgian cuisine. To this day we’re proud to receive tourists and exiles alike and welcome them as one of our own kin. After all, as the Georgian saying goes — a guest is a gift from God.

Statua della Madre della Georgia. Wikipedia Creative Commons CC0

The Mother of Georgia statue is a physical embodiment of this. She stands on a hilltop overlooking Tbilisi. She is both our protector and our welcoming party. She holds a cup of wine to welcome those who come in peace. In her other hand she holds a sword — for those who mean us harm. This is another aspect of Tbilisi — its troubled history. It is a city that has been invaded and occupied close to 30 times over the centuries. Tbilisi bears these scars proudly and incorporates them into its charm.

Having said that, given that I have a form of a platform to reach more people than I can in person, I would like to voice a concern. Yes, the crumbling streets and buildings in some districts are very romantic, however there is a limit to how long they will remain standing. It hurts me to see my district of Sololaki (for example) in such a state — I wish more was done to care for Tbilisi. I do see very welcome signs of such care in places, and yet in other places I see a flagrant bulldozing of Georgian culture and countryside in the name of profit. To finally answer the question — Tbilisi is my home. It is as simple as that and I hope with all my heart that it will remain the beautiful city that it is.

Leo Vardiashvili (LV): Storicamente Tbilisi è una città crogiolo di culture. Ciò è immediatamente visibile nell’architettura, si riflette nelle diverse lingue che si sentono parlare in città e nella gastronomia georgiana. Oggi siamo orgogliosi di accogliere sia turisti sia esiliati senza distinzione e dare loro il benvenuto come membri della stessa famiglia. Dopotutto, come dice il detto georgiano: “Un ospite è un regalo di Dio”.

La statua della Madre della Georgia ne è una rappresentazione tangibile. Sorge su un belvedere in cima a una collina da cui si può vedere tutta la città: è la nostra protettrice e al contempo ci ospita. Con una mano solleva una coppa di vino per dare il benvenuto a chi viene in pace, mentre con l’altra stringe una spada contro chi invece ha cattive intenzioni. Questa è un’altra caratteristica di Tbilisi: ha una storia turbolenta. Parliamo di una città che è stata invasa e occupata quasi 30 volte durante i secoli e porta queste cicatrici con orgoglio, cicatrici che fanno parte del suo fascino.

Detto questo, dato che ho a disposizione una piattaforma per raggiungere più persone di quanto potrei fare di persona, mi piacerebbe esprimere una preoccupazione. Sì, le vie e gli edifici in rovina di alcuni quartieri possono essere molto romantici, tuttavia non resteranno in piedi per sempre. Mi dispiace vedere il mio quartiere, Sololaki (ad esempio), degradato; mi piacerebbe che ci si prendesse più cura di Tbilisi. Vedo segnali molto positivi della cura di alcuni luoghi, ma in altri vedo una evidente devastazione del paesaggio e della cultura georgiana in nome del guadagno. Per rispondere infine alla domanda: Tbilisi è casa mia, semplicemente. Per questo spero con tutto il cuore che la città resti così bella com’è.

Il quartiere di Sololaki nel centro storico di Tbilisi. Immagine di Wikipedia Commons (licenza CC BY 2.0).

FN: L’esilio fa parte della tua storia personale, della storia del protagonista del tuo romanzo e di quella di molti georgiani, per ragioni politiche ed economiche, dagli anni Novanta. Come può la narrativa raccontare la storia dell’esilio meglio di qualsiasi altro genere non fiction? 

LV: Non-fiction can provide facts, figures, politics and the events underpinning wars and conflicts. It is absolutely essential for us as humans, however non-fiction is often limited by its rightful adherence to fact. But facts can be cold. For example, casualty numbers reaching into thousands, already begin to lose the tangible, human meaning behind each of those deaths and what they mean on a personal, family level. Each death, or ‘casualty,’ has a knock-on effect on a chain of people, and the trauma is often carried from generation to generation.

Primo libro di Vardiashvili Vicino a una grande foresta. Immagine presa da YouTube.

Fiction, by its nature, is not restricted by fact. This allows it the freedom to explore issues at whatever depth the author chooses. This freedom gives fiction the ability to delve into the human, emotional impact of events. When it comes to war, it can give voice to the personal and family-level impact of war and displacement which is often lost in non-fiction and news reports. This is why I chose to explore Georgia and its troubled past and present through fiction. It allowed me to shed some light on the Georgian character and its stubborn defiance in the face of all hardship. More importantly, it allowed me to focus on what war and exile can do to a single family. With the hope that people might take this understanding, and keep it mind when they hear and see news reports coldly providing them with headline news of territories changing hands and casualty numbers.

LV: I generi non fiction offrono dati, cifre, politiche e fatti alla base di guerre e conflitti. Raccogliere informazioni è fondamentale per noi esseri umani, anche se spesso la non fiction trova un limite proprio nella sua legittima fedeltà ai fatti. Tuttavia i dati possono apparire freddi: ad esempio, i numeri delle vittime, che possono raggiungere le migliaia, hanno iniziato a perdere il peso umano e concreto che ognuna di quelle morti comporta a livello personale e famigliare. Ogni morte o “perdita” ha un effetto a catena su una serie di persone e il trauma molte volte viene trasmesso di generazione in generazione.

La narrativa di immaginazione, per sua natura, non si limita ai fatti. Ciò dà all’autore la libertà di esplorare i temi con la profondità che desidera. Questa libertà fa sì che la fiction possa soffermarsi sull’impatto emotivo e umano dei fatti. Nel raccontare la guerra, la fiction può dar voce alle conseguenze personali e famigliari del conflitto e alla devastazione che ne deriva, che solitamente si perdono nella non fiction e nei telegiornali. Per questa ragione, scelgo di esplorare la Georgia, il suo passato e il suo presente travagliati con il romanzo. Tramite il romanzo ho potuto descrivere lo spirito georgiano e la sua resilienza ostinata di fronte alle avversità. E ancora più importante, ho potuto concentrarmi sulle conseguenze che la guerra e l’esilio possono avere su una sola famiglia, con la speranza che le persone possano capire e ricordarsene quando ascoltano o guardano il telegiornale che, con freddezza, mostra i numeri delle vittime di un conflitto o il passaggio di mano di territori.

FN: Esiste la letteratura dei georgiani all’estero, scritta in inglese o in tedesco (Nino Haratischwili). Ci sono grandi differenza tra la letteratura scritta in georgiano e quella che viene scritta in Georgia?

LV: A large proportion of the Georgian population lives outside of Georgia, as first- or second-generation immigrants. However, I think there is a natural longing that all immigrants experience for their homeland. There is also a feeling of enthusiasm in wanting to introduce people to the wonderful country of Georgia and its people.

I believe this is the seed for the diasporic Georgian literature which is slowly emerging. From my own personal experience, such literature is welcomed with typical Georgian, big-hearted, open-minded enthusiasm by Georgians in Georgia as well as by the many Georgian immigrants. I hope to achieve what Nino Haratischwili has achieved in her career, with her award-winning writing. I also hope to one day meet her and ask her the question I am currently answering. Georgia has a long-standing relationship and culture of great literary heft, but Georgian writers are currently facing unrest and strife within their own country. I hope they overcome this with the help of organisations such as the Tbilisi International Festival of Literature, and PEN Georgia.

LV: Una fetta importante della popolazione georgiana vive fuori dalla Georgia come immigrati di prima e seconda generazione. Tuttavia, penso che esista una nostalgia naturale che tutti gli emigrati provano verso la propria terra natale. C’è anche un sentimento di entusiasmo nel desiderio di far conoscere il meraviglioso paese che è la Georgia e la sua gente.

Credo che questo sia il seme della letteratura georgiana scritta all’estero che sta germogliando poco a poco. Per esperienza personale, questo tipo di letteratura viene accolta positivamente sia dai georgiani che vivono in Georgiano sia dai molti che sono emigrati, con l’apertura, la generosità e l’entusiasmo tipicamente georgiani. Spero di raggiungere qualcosa di simile a ciò che raggiunto di Nino Haratischwili nella sua carriera, con la sua pluripremiata scrittura. Mi piacerebbe conoscerla un giorno e farle questa stessa domanda. La Georgia ha una lunga tradizione e una letteratura estremamente ricca, ma gli scrittori georgiani oggi si trovano ad affrontare tempi convulsi e conflitti nel loro stesso paese. Spero che possano superarli con l’aiuto di organizzazioni internazionali come il Festival Internazionale di Letteratura di Tbilisi (en) e la ONG PEN Georgia che si batte per la libertà di espressione.

FN: Da quando la Georgia è stata paese ospite alla Fiera del Libro di Francoforte nel 2018, la visibilità della letteratura georgiana in Europa e Nord America è cresciuta. Qual è il tuo bilancio attuale? Che autori tradotti in inglese ci consigli? 

LV: I’m happy to see Georgia mentioned more often in Europe and North America. We are not an anonymous, grey country to be overlooked on the map. We are not insular, we are talented, and want to be known for the right reasons. Therefore I am grateful for the efforts of the Frankfurt Book Fair and welcome more organisations to include Georgia — they won’t be disappointed.

My debut novel has allowed me access to the literary world where I was pleasantly surprised to see more and more people championing Georgian culture. Maya Jaggi is a perfect example of this: She is a British writer, literary critic, editor and cultural journalist, and I thank her for her efforts to bring the spotlight to this corner of the globe. There are not many translations of contemporary Georgian literature, but I would recommend the works of Dumbadze, Morchiladze, Orbeliani and Javakhishvili. My favourite amongst those not translated yet is Temur Babluani.

LV: Mi fa piacere che la Georgia venga menzionata sempre più spesso in Europa e Nord America. Non siamo un paese sconosciuto dimenticato sul mappamondo. Non siamo isolati, al contrario: abbiamo talento e vogliamo essere conosciuti per questo. Perciò sono grato alla Fiera del Libro di Francoforte per il suo impegno e invito più organizzazioni a coinvolgere la Georgia: non rimarranno deluse.

Vicino a una grande foresta mi ha permesso di entrare nel mondo della letteratura e mi ha sorpreso positivamente vedere sempre più persone promuovere la cultura georgiana. Maya Jaggi è un esempio lampante: è una scrittrice britannica, critica letteraria, editrice e giornalista culturale e la ringrazio per il suo impegno nel far conoscere questo angolo di mondo. Non ci sono molte traduzioni di letteratura georgiana contemporanea, ma mi sento di consigliare le opere di Dumbadze, Morchiladze, Orbeliani e Javakhishvili. Il mio preferito tra gli autori non ancora tradotti è Temur Babluani.

scritto da Filip Noubel tradotto (es) da Cecilia Ruano, Serena Ventura · articolo originale [en]

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