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C’è una gran preoccupazione in rete e sui social circa la possibile chiusura de “il Foglio”. Stando a un redazionale pubblicato on line sul sito dello stesso quotidiano, un giornalista (già consulente di Vito Crimi) avrebbe pubblicato sul suo blog la notizia della decisione di un non ben meglio identificato “Dipartimento” di escludere “il Foglio” dai contributi per l’editoria per l’anno 2018. Questo porterebbe a una serie di conseguenze anche molto gravi per la testata, tra cui quella estrema della chiusura.
Per carità, ci mancherebbe altro, lungi da me il gioire per una simile prospettiva. Libertà di stampa e di informazione prima di tutto, e una voce in meno significa certamente una mancanza incolmabile nel dibattito democratico.
Ma i finanziamenti al “Foglio”, dalle mie fonti, ammontano alla non trascurabile cifra di 337598,11 euro. Che se venissero a mancare sarebbe una bòtta clamorosa per la società cooperativa che gestisce il quotidiano, ma potrebbe non rappresentare necessariamente un problema. “il Foglio” potrebbe diventare uno dei quotidiani che non percepiscono alcun finanziamento pubblico (come “Il Fatto Quotidiano”). Si tratterebbe di vivere delle vendite del giornale e delle pubblicità, non trovo nulla di male o di disdicevole in questo. Il finanziamento pubblico dovrebbe servire per il servizio pubblico, se uno vuol fare (ed è giusto che lo faccia) un giornale di parte o indipendente si paghi i costi con i suoi introiti (per fare un esempio un quotidiano come “Avvenire” riceve 2.519.173,47 euro, stando a quello che riferisce la testata on line “Today”). Non dipenderebbe più dalle decisioni istrioniche di governicchi giallo-verdi o giallo-rossi, non dipenderebbe più da nessuno se non dalla coscienza e dal rigore morale del proprio giornalismo e di quello potrebbe vivere.
E’ quello che auguro al “Foglio”: fregarsene della decisione del “Dipartimento” ed andare avanti. Con la passione e la professionalità di tutti. Sarebbe davvero uno splendido Natale.
Aggiornamento delle ore 22: Deduco da un intervento di Mattia Feltri che sono “un po’ somaro”. Pazienza.
Bisognerebbe capire (non è difficile) che per un liberale lo Stato finanzia partiti, giornali, musei, teatri, e tanto altro, per il bene della democrazia. Potete non essere d’accordo, ma chi ci vede contraddizione è un po’ somaro.#Foglio@ilfoglio_it
— mattia feltri (@mattiafeltri) December 24, 2019