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"Le intercettazioni sono uno strumento investigativo importante ma oramai tecnologicamente superato",
ha dichiarato il Procuratore Capo di Bari Dott. Antonio Laudati nel corso di alcune dichiarazioni alla stampa seguite al convegno Comunicare in sicurezza tenutosi nella capitale pugliese.E ha aggiunto: "Basta considerare che Facebook ha fatto un nuovo plugin che e’ Places con la geolocalizzazione e quindi oggi combinandolo con Googleearth e’ possibile localizzare qualsiasi persona in ogni parte del mondo senza forma di autorizzazione giudiziaria."
Personalmente le trovo dichiarazioni un po’ inquietanti che meritano una riflessione.
Siamo in contesto sociale e politico in cui il dibattito sull’autorizzare o meno l’uso e la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche e telematiche nei processi e nell’informazione giornalistica ha creato e sollevato un vero polverone di polemiche, certamente non destituite di fondamento.
E’ storia dell’altroieri, ma l’opinione pubblica italiana ha la memoria corta. O, più probabilmente, quando il pericolo è scampato gli italiani non ci pensano più, archiviando il dato in una sorta di gigantesco hard disk che viene riformattato a ogni pie’ sospinto. Ma il dibattito sulla legge cosiddetta "-bavaglio" lo abbiamo vissuto tutti, se non altro perché toccava aspetti cruciali dell’investigazione e dell’informazione, dalla testata giornalistica più importante d’Italia al blogger di periferia.
Nella prima affermazione del Dott. Laudati ritengo alberghi un credo comune piuttosto duro a morire, ovvero il fatto che uno strumento (di tipo investigativo, in questo caso) sia tecnologicamente superato solo perché ne esistono altri che permettono o permetterebbero di bypassarne i limiti intrinseci.
E’ quello che pensiamo tutti, in fondo. Il vecchio cellulare è superato perché fa solo le chiamate e manda gli SMS, quelli nuovi fanno le foto, i filmati, si collegano a Internet e possono avere la radio o il lettore MP3; la vecchia automobile a benzina non va più bene non perché non vada bene in sé ma perché adesso ci sono motori nuovi, magari a gasolio; il televisore un po’ bombato e cassone cede il posto agli ultrapiatti anche se funziona benissimo e serve egregiamente allo scopo di visualizzare le immagini trasmesse da questa o quella emittente televisiva, in analogico o in digitale.
Non mi pare che per il solo fatto, ad esempio, che in un contesto investigativo sia possibile "mappare" il DNA di una persona che ha bevuto da un bicchiere, lo strumento investigativo delle vecchie impronte digitali da acquisire con il pennellino sia da considerarsi "tecnologicamente superato".
Le stesse intercettazioni vengono registrate o sono conservate ancora su nastri magnetici, uno strumento analogico, tecnologicamente superato.
Ma non è detto che solo per questo non si possano usare i vecchi Revox a 7,20 o 3,60 pollici al secondo.
Facebook e alcune applicazioni ad esso connesse hanno permesso di risolvere svariati casi giudiziari. Lo stesso Dott. Laudati ne cita alcuni: "Chiara Brandonisio, abbiamo identificato l’assassino attraverso Facebook per le sue chat; abbiamo revocato gli arresti domiciliari a un detenuto che ha condiviso foto di una festa di compleanno a casa sua; per il processo di Altamura abbiamo localizzato il covo dove si nascondevano i killer attraverso Facebook, perche’ chattavano su Facebook. Adesso una nuova frontiera e’ lo spaccio di stupefacenti"
Ma c’è comunque qualcosa che non mi torna e mi sembra contraddittorio.
Il punto non è, evidentemente, usare Facebook per le indagini perché è un mezzo che permette di scoprire fatti e circostanze per i quali le intercettazioni erano uno strumento più o meno limitato, sotto il profilo tecnologico. Il punto è usare Facebook perché con questi strumenti si può agire anche "senza forma di autorizzazione giudiziaria". E probabilmente è questo ciò che mi ha trovato un po’ interdetto: il fatto che sia possa intercettare (legittimamente, non ci sono dubbi) chiunque evitando quel filtro che viene rappresentato dall’autorizzazione di un terzo soggetto giuridico, pone, a mio personale modo di vedere, il cittadino a un rischio molto maggiore.
Il Dottor Laudati ha concluso: "La globalizzazione si gioca su tre punti: la globalizzazione del mercato, la globalizzazione della comunicazione e la globalizzazione del diritto. Tre velocita’ completamente differenti: quella del mercato viaggia a 300 all’ora, quella della comunicazione a 250, quella del diritto un diesel, a 10 all’ora. E’ la sfida che affrontiamo."
Mi spiace molto non vedere nelle parole del Dott. Laudati il punto più importante, quello della conoscenza, che dovrebbe essere quanto di più globale dovrebbe esseci nella società attuale.
E mi pare che quello del diritto possa e debba continuare a marciare, da buon vecchio Diesel, a 10 Km/h, perché in ballo ci sono le garanzie di ogni cittadino sull’autostrada del vivere, e non ci si può permettere il lusso di investire qualcuno sulla corsia di sorpasso solo perché si viaggia a una velocità superiore.