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Qui a Puttanopoli, tra anchormen, zoccole, prove tecniche di regime, nipotine di Mubarak, igieniste dentali e palazzo della politica blindato non poteva che mancare il profeta Adriano Celentano a fare da sommo sacerdote e riportare le parole di Gesù in prima pagina sul Corriere della Sera, in un "dialogo" con Beppe Grillo che, ovviamente, a tratti non capisce cosa stia dicendo l’interlocutore.
Il "Corriere", come è altrettanto logico, trova che questo colloquio tra Celentano e Grillo sia il massimo della democrazia e della tolleranza. Scrive infatti il Direttore De Bortoli:
—
Adriano Celentano, ogni tanto, manda un suo scritto al Corriere. Non sempre siamo d’accordo con lui. Ma la libertà dell’artista, specie di questi tempi, è sacra ed è sempre una ventata d’aria fresca. Per fortuna. È un colloquio con Beppe Grillo su temi d’attualità. Grillo non è mai stato tenero con noi. Ma anche la sua libertà qui è rispettata. (f. de b.)
—
Ora, il fatto che Celentano mandi uno scritto al Corriere ogni tanto non significa che il Corriere debba per forza pubblicarlo.
C’è un sacco di gente che scrive lettere ai giornali e fa telefonate alle testate televisive e radiofoniche per dire come dovrebbe fare il Presidente della Repubblica a sbrogliare la matassa della crisi del Governo, o a dire che ci penserebbe volentieri lei, se potesse, a fare andar bene le cose. Però mica son così scemi da pubblicargliele anche, o di mandarle in onda.
Quelle di Celentano, invece, sì, si pubblicano sempre.
De Bortoli come Voltaire, "Non sono d’accordo con la tua opinione ma darei la mia vita perché tu possa esprimerla liberamente."
Le affermazioni di Celentano sono "una ventata d’aria fresca" per il maggior quotidiano italiano, e da oggi abbiamo scoperto che in Italia anche uno come Beppe Grillo può dire la sua.
Caspita che democrazia!
E così eccoci tutti ad ascoltare Celentano che auspica qualcosa di "Rock" per uscire dallo Stato Melmoso di Puttanopoli.
Ed eccole le perle di saggezza che aspettavamo tutti: "Come diceva Gesù: "Se già nel piccolo si è onesti, a maggior ragione lo si è nel grande".
Certo che a citare Gesù di Nazareth ci si sente un po’ santoni, soprattutto se Gesù quella frase non l’ha mai detta. Oh, prendete i Vangeli se non credete a me, e andate a ripassarvi quei quattro simpaticoni di Matteo, Marco, Luca e Giovanni e poi ditemi voi dove si trova una cosa del genere, perché io non la trovo. Non la trova nemmeno Grillo che infatti sente puzza di bruciato: "Io non so se Gesù l’ha detta veramente questa cosa (…)"
Celentano dice che "la gente ha bisogno di uno SCATTO. Uno scatto che gli indichi la DIREZIONE. Quella direzione ormai remota e persa tra le pieghe di un sogno purtroppo svanito."
E Grillo gli fa giustamente notare "Però non mi hai ancora detto in cosa consiste lo scatto di cui parlavi" (della serie: "vai al sodo"). i
Il Profeta, di rimbalzo: "Forse perché non ho ancora ben chiaro a quale scombussolamento esso ci porterebbe". Giusto cielo! In Italia c’è ancora chi usa "esso" come pronome personale!
Neanche i Profeti, quelli veri, quelli dell’Antico Testamento tradotti da Giovanni Diodati nel ‘700 usavano un linguaggio così ampolloso e desueto.
E quelli del "Corriere" che nel riportare il battibecco fra Grillo e Celentano, chiamano il cantante "Adrian" (non "Adriano") perché evidentemente fa più figo.
Del resto, un santone fa sempre comodo, e lo si ricicla sempre volentieri, in un’Italia di puttane e puttanieri figuriamoci se uno che ha cannato un’operazione commerciale di bassa lega come "John Lui" non si ricicla condannando i secondi e dicendo alle prime "andate e non peccate più". Ci manca solo che qualcuno raccomandi alle donne di conservare l’unguento per la propria sepoltura e poi siamo a posto.
Per poi concludere che "È incredibile come l’Italia sia ridotta a un vero e proprio groviglio di conflitti di interesse."
Ecco, se n’è accorto anche Celentano.
Ora aspettiamo con gioia la sua iscrizione al Partito Democratico.
Il "Corriere", come è altrettanto logico, trova che questo colloquio tra Celentano e Grillo sia il massimo della democrazia e della tolleranza. Scrive infatti il Direttore De Bortoli:
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Adriano Celentano, ogni tanto, manda un suo scritto al Corriere. Non sempre siamo d’accordo con lui. Ma la libertà dell’artista, specie di questi tempi, è sacra ed è sempre una ventata d’aria fresca. Per fortuna. È un colloquio con Beppe Grillo su temi d’attualità. Grillo non è mai stato tenero con noi. Ma anche la sua libertà qui è rispettata. (f. de b.)
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Ora, il fatto che Celentano mandi uno scritto al Corriere ogni tanto non significa che il Corriere debba per forza pubblicarlo.
C’è un sacco di gente che scrive lettere ai giornali e fa telefonate alle testate televisive e radiofoniche per dire come dovrebbe fare il Presidente della Repubblica a sbrogliare la matassa della crisi del Governo, o a dire che ci penserebbe volentieri lei, se potesse, a fare andar bene le cose. Però mica son così scemi da pubblicargliele anche, o di mandarle in onda.
Quelle di Celentano, invece, sì, si pubblicano sempre.
De Bortoli come Voltaire, "Non sono d’accordo con la tua opinione ma darei la mia vita perché tu possa esprimerla liberamente."
Le affermazioni di Celentano sono "una ventata d’aria fresca" per il maggior quotidiano italiano, e da oggi abbiamo scoperto che in Italia anche uno come Beppe Grillo può dire la sua.
Caspita che democrazia!
E così eccoci tutti ad ascoltare Celentano che auspica qualcosa di "Rock" per uscire dallo Stato Melmoso di Puttanopoli.
Ed eccole le perle di saggezza che aspettavamo tutti: "Come diceva Gesù: "Se già nel piccolo si è onesti, a maggior ragione lo si è nel grande".
Certo che a citare Gesù di Nazareth ci si sente un po’ santoni, soprattutto se Gesù quella frase non l’ha mai detta. Oh, prendete i Vangeli se non credete a me, e andate a ripassarvi quei quattro simpaticoni di Matteo, Marco, Luca e Giovanni e poi ditemi voi dove si trova una cosa del genere, perché io non la trovo. Non la trova nemmeno Grillo che infatti sente puzza di bruciato: "Io non so se Gesù l’ha detta veramente questa cosa (…)"
Celentano dice che "la gente ha bisogno di uno SCATTO. Uno scatto che gli indichi la DIREZIONE. Quella direzione ormai remota e persa tra le pieghe di un sogno purtroppo svanito."
E Grillo gli fa giustamente notare "Però non mi hai ancora detto in cosa consiste lo scatto di cui parlavi" (della serie: "vai al sodo"). i
Il Profeta, di rimbalzo: "Forse perché non ho ancora ben chiaro a quale scombussolamento esso ci porterebbe". Giusto cielo! In Italia c’è ancora chi usa "esso" come pronome personale!
Neanche i Profeti, quelli veri, quelli dell’Antico Testamento tradotti da Giovanni Diodati nel ‘700 usavano un linguaggio così ampolloso e desueto.
E quelli del "Corriere" che nel riportare il battibecco fra Grillo e Celentano, chiamano il cantante "Adrian" (non "Adriano") perché evidentemente fa più figo.
Del resto, un santone fa sempre comodo, e lo si ricicla sempre volentieri, in un’Italia di puttane e puttanieri figuriamoci se uno che ha cannato un’operazione commerciale di bassa lega come "John Lui" non si ricicla condannando i secondi e dicendo alle prime "andate e non peccate più". Ci manca solo che qualcuno raccomandi alle donne di conservare l’unguento per la propria sepoltura e poi siamo a posto.
Per poi concludere che "È incredibile come l’Italia sia ridotta a un vero e proprio groviglio di conflitti di interesse."
Ecco, se n’è accorto anche Celentano.
Ora aspettiamo con gioia la sua iscrizione al Partito Democratico.