Il cocomero di Suárez

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Ecco, Luis Suárez, per esempio. Io non sapevo nemmeno che esistesse, voglio dire che ero proprio ignaro della sua presenza fisica su questa terra. Pare che abbia giocato come attaccante dell’Atlético Madrid e della nazionale uruguaiana (o “uruguagia” come dicono quelli che vogliono scimmiottare lo spagnolo). Insomma, “ha la genialità di uno Schiaffino”, come dice il Poeta.

Non starò qui ad affrontare le questioni giudiziarie che riguardano il suo caso, assunto a ruolo di prima pagina e di svariati approfondimenti sulla carta stampata e sul web. Quella è roba che riguarda la magistratura. Dico solo che è indagato il Rettore dell’Università per stranieri di Perugia, e questo è un caso grave. Ma alla magistratura l’onere di dimostrare le responsabilità di chi si suppone aver facilitato l’esame di italiano come L2 di Suárez con domande preventivamente “patteggiate”, ovverosia concordate, per il conseguimento del livello B1, necessario per l’ottenimento della cittadinanza italiana. Pare tra l’altro, secondo quanto riferisce “il Post”, che le indagini della Procura siano state sospese per garantire maggior riservatezza, dopo la fuga di notizie riguardanti un presunto prossimo interrogatorio dello stesso calciatore.

Mi interessa quello che gli hanno chiesto in sede di esame. Il livello B1 è un livello medio-alto che prevede una certa conoscenza, fluidità e competenza nell’espressione scritta e orale. Voglio dire, non è facilissimo conseguirlo, per uno straniero.

L’esame (svolto il 17 settembre scorso) esordisce con un “Come ti chiami?”. Che, voglio dire, non è esattamente una domanda da livello B1. Tutt’al più con una domanda così si esordisce in un esame di livello A2, o addirittura A1 (principianti assoluti), quando è previsto il diploma (non tutti gli istituti lo conferiscono).

Insomma, una domanda difficile. Avrà risposto “Mi chiamo Luis Suárez” e gli avranno detto “molto bene, vede? Sa coniugare anche i verbi!!”.

Ma si prosegue con “Una città italiana?” E Suárez ha risposto “Torino”! Per forza, va alla Juve, almeno quella la conoscerà. “Ma bravo, clap clap!” Si finisce dopo appena 12 minuti (un record) con una domanda sulla vita personale, professionale e familiare di Suárez a cui il candidato risponde: «Faccio il calciatore e sono da sei anni a Barcellona». Che non è che sia una frase proprio esattissima in italiano. Avrebbe potuto sostituire quel “sono” con “vivo”, così, per dimostrare di avere una qual certa padronanza lessicale.

Uno degli indagati, nelle intercettazioni, dice «Non coniuga i verbi», «parla all’infinito», e l’interlocutore (indagato pure lui): «Comunque allora…tornando seri…hai una grande responsabilità perché se lo bocciate ci fanno gli attentati terroristici». E l’altro: «Ma te pare che lo bocciamo!». (fonte: leggo.it)

Gli hanno fatto anche vedere la foto di un cocomero e di un supermercato, e Suárez ha individuato subito e di colpo i termini giusti per definirli.

Tutto qui. E lo scritto? Eh, pare che lo scritto non ci sia. O almeno non se ne parla? Neanche un test a crocette, un esercizio di riempimento con i modi e i tempi verbali di un testo semplice al presente indicativo? Pare proprio di no. 12 minuti e via.

Quello delle certificazioni linguistiche è un busine$$ immenso. Le famiglie degli alunni delle scuole superiori pagano fior di quattrini agli enti certificatori esterni per far prendere un livello B1 agli studenti, in vista di una prossima iscrizione all’Università e, quinid, del conseguimento dei relativi punti di credito.

Ma quale ente certificatore è migliore e più affidabile della scuola pubblica? Voglio dire, studi inglese e/o altre lingue da 5 anni, chi meglio della tua scuola di appartenenza può “certificare” (e dovrebbe farlo gratis) le tue conoscenze?? C’è un insegnante che ti ha seguito (quando c’è continuità didattica) da quando avevi i calzoni corti a quando ti sei fatto crescere la barba, chi meglio di lui sa e sa valuatare (gratis!) come sai la lingua, come scrivi, come ti esprimi, se hai ricchezza lessicale o no, di che cosa sai parlare.

Eventuali esami dovrebbero essere fatti in sede, e invece tutto quello che si fa è pagare gli insegnanti per PREPARARE gli alunni al conseguimento della tanto agognata certificazione linguistica. Ma l’esame lo fanno FUORI e con tanto di pagamento di bollettino di conto corrente postale (dì, dì, dìa qui…)

E’ gioco al massacro che deve finire. Cocomeri o no.

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