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Lo hanno detto e tra poche ore lo faranno: quelli di Wikipedia, forti del "Non sottovalutate il nostro potere" di qualche giorno fa, oscureranno la versione inglese di Wikipedia per 24 ore, per protestare contro lo Stop On-Line Piracy Act in approvazione nei due rami del Parlamento degli Stati Uniti, sia pure in versioni e stesure differenti.
Ufficialmente l’iniziativa può apparire come la cultura che si oppone all’abuso di tutela del copyright, o il libero sapere enciclopedico condiviso che si autoregola in virtù di norme trasparenti, ma lo sappiamo benissimo da anni che Wikipedia è tutto men che un’enciclopedia, a causa della carenza totale di revisione scientifica delle voci che possono essere redatte da chiunque.
Ma attraverso Wikipedia, la Wikimedia Foundation è riuscita a raggiungere 20 milioni di dollari in donazioni.
Non sono l’enciclopedismo e la voglia di condividere il sapere che tra poche ore oscureranno Wikipedia in inglese, ma il "potere" di chi ha raccolto abbastanza denaro per poter andare avanti altri 12 mesi, a partire da questo gennaio, perché, pare, sarebbe per questo che tutta una serie di persone avrebbe affidato alla Wikimedia Foundation i propri quattrini: esistere, esserci e continuare (ammesso e non concesso che questo sia un intento nobile e condivisibile, almeno nel caso di Wikipedia). Se io do i soldi a un’associazione no-profit, poi mi aspetto che faccia quello per cui quei soldi sono stati donati. Posso dare i soldi a Emergency ma se non li usano per la cura dei malati ho ben diritto ad incazzarmi.
Su Wikipedia, invece, tutti se ne stanno zitti e muti. Anzi, quando ci fu l’oscuramento delle pagine in italiano qualcuno dalla casa madre si lamentò perché l’inizativa avrebbe riguardato anche gli utenti nei paesi di lingua italiana (Svizzera, soprattutto, poi si sa che a San Marino e nella Città del Vaticano c’è pieno così di gente che si collega a Wikipedia…) che nulla avevano a che fare con l’approvazione del disegno di legge contro le intercettazioni.
Adesso, naturalmente, tutto è diverso. Adesso è sacrosanto coinvolgere gli utenti che vivono in Canada, Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito per una legge certamente ingiusta, che riguarda gli Stati Uniti. Wikipedia adotta gli stessi criteri della NATO, se gli Stati Uniti sono sotto attacco, tutti i paesi membri devono accorrere in aiuto. Solo che lo fa sul piano linguistico, e hai detto niente.
Chissà cosa gliene frega a uno studente di Dublino, al curioso di Belfast, alla casalinga di Canberra, al commerciante di Ottawa se negli Stati Uniti c’è qualcuno che sta approvando una legge che è fuori dalla grazia di Dio. E, di grazia, cosa dà a Lorsignori la certezza che 24 ore di protesta siano sufficienti? 24 ore non bastano al mondo on line nemmeno per svegliarsi, prendere il caffè, tagliarsi le unghie dei piedi, rendersi conto che un’enciclopedia on line è irraggiungibile, scrollare le spalline e dire "Va beh, tanto ci sono sempre le biblioteche che hanno le enciclopedie di carta, chi se ne frega!"
Ecco il punto. La tecnologia connessa con la carta e coi libri disponibili nelle biblioteche è molto più moderna ed efficace del digitale!
Mentre il mondo lotta, la carta permette ancora la diffusione della cultura. La carta non sa nulla di leggi sul copyright, la carta è lì e ti dà informazioni, se le vuoi e se sei disposto a riceverle. Un’enciclopedia di carta non sarà mai soggetta agli umori altalenanti di qualcuno, nessuno potrà mai spegnerla con un clic e, soprattutto, non verrà mai a chiedervi 20 milioni di dollari all’anno per sopravvivere.
20 milioni di dollari l’anno, dicevo. Che diviso per 365 giorni fa esattamente
54794,520547945205479452054794521
dollari al giorno.
24 ore di black out (parziale o totale non importa, sono sempre gli stessi che tengono le mani sul server) di Wikipedia costano quasi 55.000 dollari al giorno.
Forse addirittura molto di più di tutti i risparmi di una vita di un pensionato.
Un precario da 1000-1100 euro al mese ci mette almeno 4 anni per guadagnare quello che Wikipedia può permettersi di non spendere in un giorno. Sempre ammesso che abbia il culo di lavorare per quattro anni consecutivi e senza interruzioni.
Mi si dirà, "ma gli scioperi costano, anche quelli virtuali!"
Sì, e allora che Wikipedia paghi.
Paghi per il servizio che non dà -non dico a me, che non me ne faccio di niente- a chi, bontà sua, ha creduto in lei.
E’ facile fare le proteste con i soldi che si sono già riscossi, sapendo che non si perderà nemmeno un centesimo.
E’ pubblicità a costo zero, la migliore.
Finalmente tra una quarantina di ore tutto questo diventerà solo un ricordo. La rete ha la memoria lunga, ma i suoi utenti tendono, fortunatamente, a dimenticare presto. Ci lasceremo questa iniziativa alle spalle, conservando solo un vago sapore di amaro in bocca.
Ufficialmente l’iniziativa può apparire come la cultura che si oppone all’abuso di tutela del copyright, o il libero sapere enciclopedico condiviso che si autoregola in virtù di norme trasparenti, ma lo sappiamo benissimo da anni che Wikipedia è tutto men che un’enciclopedia, a causa della carenza totale di revisione scientifica delle voci che possono essere redatte da chiunque.
Ma attraverso Wikipedia, la Wikimedia Foundation è riuscita a raggiungere 20 milioni di dollari in donazioni.
Non sono l’enciclopedismo e la voglia di condividere il sapere che tra poche ore oscureranno Wikipedia in inglese, ma il "potere" di chi ha raccolto abbastanza denaro per poter andare avanti altri 12 mesi, a partire da questo gennaio, perché, pare, sarebbe per questo che tutta una serie di persone avrebbe affidato alla Wikimedia Foundation i propri quattrini: esistere, esserci e continuare (ammesso e non concesso che questo sia un intento nobile e condivisibile, almeno nel caso di Wikipedia). Se io do i soldi a un’associazione no-profit, poi mi aspetto che faccia quello per cui quei soldi sono stati donati. Posso dare i soldi a Emergency ma se non li usano per la cura dei malati ho ben diritto ad incazzarmi.
Su Wikipedia, invece, tutti se ne stanno zitti e muti. Anzi, quando ci fu l’oscuramento delle pagine in italiano qualcuno dalla casa madre si lamentò perché l’inizativa avrebbe riguardato anche gli utenti nei paesi di lingua italiana (Svizzera, soprattutto, poi si sa che a San Marino e nella Città del Vaticano c’è pieno così di gente che si collega a Wikipedia…) che nulla avevano a che fare con l’approvazione del disegno di legge contro le intercettazioni.
Adesso, naturalmente, tutto è diverso. Adesso è sacrosanto coinvolgere gli utenti che vivono in Canada, Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito per una legge certamente ingiusta, che riguarda gli Stati Uniti. Wikipedia adotta gli stessi criteri della NATO, se gli Stati Uniti sono sotto attacco, tutti i paesi membri devono accorrere in aiuto. Solo che lo fa sul piano linguistico, e hai detto niente.
Chissà cosa gliene frega a uno studente di Dublino, al curioso di Belfast, alla casalinga di Canberra, al commerciante di Ottawa se negli Stati Uniti c’è qualcuno che sta approvando una legge che è fuori dalla grazia di Dio. E, di grazia, cosa dà a Lorsignori la certezza che 24 ore di protesta siano sufficienti? 24 ore non bastano al mondo on line nemmeno per svegliarsi, prendere il caffè, tagliarsi le unghie dei piedi, rendersi conto che un’enciclopedia on line è irraggiungibile, scrollare le spalline e dire "Va beh, tanto ci sono sempre le biblioteche che hanno le enciclopedie di carta, chi se ne frega!"
Ecco il punto. La tecnologia connessa con la carta e coi libri disponibili nelle biblioteche è molto più moderna ed efficace del digitale!
Mentre il mondo lotta, la carta permette ancora la diffusione della cultura. La carta non sa nulla di leggi sul copyright, la carta è lì e ti dà informazioni, se le vuoi e se sei disposto a riceverle. Un’enciclopedia di carta non sarà mai soggetta agli umori altalenanti di qualcuno, nessuno potrà mai spegnerla con un clic e, soprattutto, non verrà mai a chiedervi 20 milioni di dollari all’anno per sopravvivere.
20 milioni di dollari l’anno, dicevo. Che diviso per 365 giorni fa esattamente
54794,520547945205479452054794521
dollari al giorno.
24 ore di black out (parziale o totale non importa, sono sempre gli stessi che tengono le mani sul server) di Wikipedia costano quasi 55.000 dollari al giorno.
Forse addirittura molto di più di tutti i risparmi di una vita di un pensionato.
Un precario da 1000-1100 euro al mese ci mette almeno 4 anni per guadagnare quello che Wikipedia può permettersi di non spendere in un giorno. Sempre ammesso che abbia il culo di lavorare per quattro anni consecutivi e senza interruzioni.
Mi si dirà, "ma gli scioperi costano, anche quelli virtuali!"
Sì, e allora che Wikipedia paghi.
Paghi per il servizio che non dà -non dico a me, che non me ne faccio di niente- a chi, bontà sua, ha creduto in lei.
E’ facile fare le proteste con i soldi che si sono già riscossi, sapendo che non si perderà nemmeno un centesimo.
E’ pubblicità a costo zero, la migliore.
Finalmente tra una quarantina di ore tutto questo diventerà solo un ricordo. La rete ha la memoria lunga, ma i suoi utenti tendono, fortunatamente, a dimenticare presto. Ci lasceremo questa iniziativa alle spalle, conservando solo un vago sapore di amaro in bocca.