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Bisogna dirlo chiaramente e fuori dai denti: la minaccia di diffondere, trasmettere, o far circolare con qualsiasi mezzo delle foto e dei video intimi dell’onorevole Giulia Sarti è una bastardata unica e una e un atto triviale e tremendo da condannare senza mezzi termini, di qualunque colore politico sia la persona interessata. Un hacker ha già diffuso sui cellulari di politici e giornalisti otto immagini e un video (poi rivelatosi falso) degli incontri privati della parlamentare che si è dimessa “da presidente della commissione Giustizia della Camera perché si è scoperto che aveva denunciato il fidanzato accusandolo falsamente di essersi appropriato dei fondi del Movimento pur sapendo che non era vero.” (Virgolettato dal corriere.it). Ci sarebbero, poi, anche delle registrazioni di incontri con esponenti politici e comunque di spicco del Movimento 5 Stelle. Non si sa che siano incontri “privati” (nel senso lato del termine) o meno. Ma non importa. Non è questo il punto. Il punto è che l’avversario politico lo batti sul piano delle idee e dei comportamenti pubblici, la sua vita sessuale e la sua vita privata sono e restano sacrosanti affari suoi, anche se si tratta di una persona pubblicamente esposta ai mezzi di comunicazione di massa. Le immagini e i video se li fa per conto suo e non sono destinati ad essere diffusi ad altri che lei non voglia, è intervenuto perfino il Garante per la Protezione dei Dati Personali per sottolineare e «richiamare l’attenzione dei mezzi di informazione invitando all’astensione dal diffondere dati riguardanti la sfera intima di una persona per il solo fatto che si tratti di un personaggio noto o che eserciti funzioni pubbliche, richiedendo invece il pieno rispetto della sua vita privata quando le notizie o i dati non hanno rilievo sul suo ruolo e sulla sua vita pubblica»
Io mi auguro che una protezione di questo genere valga e sia disponibile sempre e per qualsiasi cittadino italiano, anche e soprattutto per quel cittadini che non è parlamentare e, quindi, ha meno possibilità e mezzi per difendersi. C’è gente che per un filmatino hard diffuso sui social network si suicida dalla vergogna, genitori di vittime di cyberbullismo che non escono più di casa, persone che non hanno più una vita privata e psicologi che intascano fior di quattrini per seguire i disagi psichici di chi è caduto nella trappola tesa da altri. Facciamo attenzione, sì?