I do not have a blog!

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Avere un blog, oggi come oggi, sta diventando non solo imbarazzante, ma sconveniente e perfino caricato di una responsabilità ingiusta.

L’altra sera una amica mi ha detto che ogni mattina apre il sito di Repubblica e poi questo blog. Sono cose che danno sensazioni strane perché in Italia scrivere un blog significa automaticamente essere "alternativi" (ma chi l’ha detto??), essere "politicamente schierati" (ma nessuno ti dice mai da quale parte) e "avere una visione particolare della cosa informatica" (che è esattamente come la gente chiama un mezzo che, fondamentalmente NON conosce). E questo lo si può ancora accettare.

Ma continuo ad avere la netta sensazione che la gente (esclusi l’amica di cui sopra e alcuni lettori più o meno abituali, e per questo vaccinati, del blog) non abbia altro da fare che stare a seguire quello che scrivo.

Forse questo blog sta cominciando a fare il proprio tempo. Forse è proprio il mondo del Weblog 2.0 ad essere totalmente in crisi e ad aver dimostrato le sue crepe (e quando si vede una crepa nel muro quel muro prima o poi crolla), forse è l’illusione del mondo reduplicato nel social networking ad essere sbagliata, perché poi, alla fine, la gente è sempre la stessa e finisce per ritrovarsi dappertutto.

Forse si può ancora dire qualcosa di sensato, ma bisogna trovare nuovi modi per farlo.

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