Gomorra – di Matteo Garrone – dal libro di Roberto Saviano

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Gomorra è quello che si suol dire un gran bel film.

Lo è anche perché, mentre veniva osannato a Cannes, la gente poteva vederlo contemporaneamente nelle sale, senza aspettare le passerelle degli attori pseudo-protagonisti.

Come era prevedibile, un film del genere è stato preceduto da una serie di quasi controindicazioni.

I critici, Dio li stramaledica, lo hanno trattato come un film troppo violento, con troppe scene di sangue e con scene di sesso estremo.

Si rassegnino lorsignori, che il sangue c’è ma certamente in misura sensibilmente minore di quello che accade nella realtà, il sesso pure, ma limitato alle prime esperienze di due ragazzini rampanti che imitano Scarface, e la violenza ce la ritroviamo nella vita quotidiana della criminalità organizzata, anche se ci passa accanto e non la sentiamo.

Gomorra è anche uno degli ultimi film-denuncia che vedremo. Tranquilli, con il centro-destra al governo quelli di Rai-Cinema potranno, d’ora in poi, produrre solo i film di Boldi e De Sica a Natale.

Ed è una morte un po’ peggiore.

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