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GIOVANARDI (PdL). “In una popolare trasmissione televisiva, il Parlamento e la classe politica sono stati accusati di non aver modificato le norme penali in materia di diffamazione, sulla base delle quali e stata recentemente comminata una condanna considerata sproporzionata – all’ex direttore del quotidiano «il Giornale». La differenza tra la pena edittale minima prevista dalla norma e la pena massima e pero molto ampia, perché la fattispecie penale puo comprendere anche comportamenti di rilevante gravità: più che la formulazione della norma, va dunque criticata la concreta decisione del giudice, che ha stabilito quale pena irrogare nel caso concreto.”
“La patologia non sta nel Senato o nella Camera, bensì in una Cassazione nella quale il procuratore generale dice ai magistrati che c’e qualcosa che non funziona. Non possono sostenere che c’e diffamazione. Attenzione, e lo richiamo in Senato: se esprimere un’opinione e diffamazione (oltretutto senza neanche fare il nome di nessuno, e quindi esprimendo soltanto un’idea), possiamo arrivare molto lontano, e non tanto in tema di responsabilita dei politici, ma in relazione alla liberta di pensiero che chiunque in Italia deve avere, compresi i politici. C’e il vezzo dei magistrati di denunciare i giornalisti, i parlamentari o i politici, tanto le cause vengono discusse da altri magistrati.
Se poi si vanno a vedere i tempi e il modo in cui finiscono le cause quando è un magistrato a denunciare o quando, viceversa, è un cittadino a denunciare un magistrato, ci si accorge dell’esistenza di uno squilibrio totale. E’ lì la patologia.”
Dal resoconto stenografico di due interventi di Carlo Giovanardi al Senato della Repubblica, 27 settembre 2012