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Non so quando uscirà il “Dizionario delle cose perdute” di Francesco Guccini, ma appena un minutino fa, BOL mi ha chiesto se lo voglio prenotare. Non (più) da loro, ça va sans dire.
Il passato non è una terra straniera, no, ed è bello che non lo sia. Nel ricordarsi delle cose perdute (tanto da farne addirittura un dizionario) c’è un senso di antico, di nostro. La gente si ritrova o nei ricordi o nelle antipatie verso qualcuno.
Ma l’avete visto per chi insiste a pubblicare Guccini? Mondadori, già…
Chissà se, scorrendo il dizionario delle cose perdute, alla G troverò un lemma che mi rimanda a “Guccini, Francesco”…