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La foto di Emilio fede nel suo ufficio con le gambe sulla scrivania è ormai più di un simbolo, è una icona.
Se ne va, non se ne va, è stato licenziato, ha avuto una buonuscita, si è accordato, poi no, ha preferito resistere, il TG4 è opera sua, ma non lo vogliono, però non possono mandarlo via tanto impunemente, non possono dirgli apertis verbis che la sua presenza, persino per Mediaset sta diventando imbarazzante, ma lui è lì, magari in uno “stand by” dell’anima, attaccato alle ultime cose materiali che lo legano all’informazione e a tutto quello che lo aveva fatto entrare, sia pure con qualche minuto di anticipo rispetto alle 19.00, nelle case degli italiani.
E’ l’icona di qualcuno che aspetta, che sta ingoiando il momento in cui deve mostrarsi a capo basso a Canossa per poi agguantare al volo il momento della riscossa e farsi rivedere più cattivo di prima prendersi la rivincita contro i suoi nemici, o presunti tali. E’ l’uomo che aspetta che passi il cadavere del suo nemico. Non si sa, però, chi sia questo nemico.
Di certo è l’immagine della rabbia di chi non ha più nulla. Ma il nulla è un bene molto prezioso. Per i cristiani il Padreterno è riuscito a creare un universo intero servendosi del nulla.
Ma il Padreterno non aveva 80 anni.