“Dipende da noi”. Le firme di Saviano e Benigni, ma dipende soprattutto da qualcun altro.

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Io, quando mi càpita di leggere che Benigni e Saviano, tanto per fare un esempio, hanno firmato una mozione, un manifesto, una petizione, una protesta, così, sempre tanto per fare un esempio, mi viene una sorta di subitaneo sussulto e m’invade un prudente distacco.

Non perché Benigni e Saviano non siano, beninteso, padroni di firmare quel che a loro maggiormente aggrada, ma perché sento sempre come un qualcosa che mi fa scappare via anni luce dal punto (anche solo ideologico) in cui mi trovo in quel momento.

E vorrei veramente scappare lontano dalla logica del “Dipende da noi”, da queste modalità con cui “Repubblica” è solita presentare le sue raccolte di firme, dal sensazionalismo con cui qualcuno ti dice o ti fa credere che questa è veramente l’ultima occasione per essere in gara, l’ultimo treno disponibile, come se uno che lo perde o non ci sale, sia automaticamente catapultato nella landa degli esclusi a vita (esclusi da che cosa, poi, non si sa).

L’ennesimo manifesto (stavolta il primo firmatario è Gustavo Zagrebelski) sottoscritto dall’attore che entrò a cavallo a Sanremo per filologizzare l’inno di Mameli e dell’autore antiberlusconiano che ha pubblicato svariati titoli per la Mondadori si chiama, appunto “Dipende da noi”. Sulla home page di “Repubblica” qualche giorno fa leggevo: “Non possiamo fermarci a Monti, rinunciare alla politica è un pericolo.”

Ah, e questo dipenderebbe da noi. Interessante, sì. La politica dipenderebbe da noi. Sarebbe tanto bello se fosse VERAMENTE così, ma, ahimé, non è vero.

La politica, quella che si fa in parlamento, dipende dai partiti che attualmente si guardano bene dal mettere in atto una riforma della legge elettorale, i quali NOMINANO chi vogliono loro. Fine.

E poi non si capisce bene perché tutta questa fretta di tornare alla fase partitica della politica (perché di questo si tratta) e sguazzare nel prefigurare quel ritorno alle cose come stavano prima, quando ai ministeri mica ci andavano i tecnici, sapete, no, ci andava gente che non aveva, con ogni probabilità, mai sentito parlare dei problemi di quel settore. La politica non esiste, esiste la gente che va alle elezioni e poi fanno tutto gli altri. E il bello è che “Dipende da noi”. Non dicono, nossignori, no, che dipende da loro. Non dicono che l’ultimo treno, l’ultima opportunità per cambiare il paese, nel bene o nel male che sia, è già partito, e che poi ripiomberemo nella viabilità zero.

Tutti a dire “sbrigàtevi che si parte!!”, ma si parte per dove? Per il ritorno alle origini? Benigni e Saviano hanno firmato per questo?? Loro diritto, per carità, ma propriop per questo non lo sento un mio dovere. O forse dovrei sentirlo come tale e non me ne sono accorto. E allora me lo spieghino. Non importa che abbiano già firmato in 25000 o in 30000 o in 100000. Firmino pure. Ma ci dicano anche perché dovremmo riportare, a titolo di esempio, Fassino, piuttosto che Castelli, Alfano piuttosto che Mastella, Diliberto piuttosto che Palma al Ministero della Giustizia invece di Paola Severino. Ci spieghino perché la politica deve sempre e comunque avere un primato. Così magari firmo anch’io. Ma anche no.

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