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Lo so che non faccio altro che parlarvi di diffamazione, ultimamente, ma si dà il caso che io mi senta personalmente coinvolto e che siamo sul mio blog quindi pubblico un po’ quello che mi pare (e comunque tenete duro, la sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato-DjFabo dovrebbe arrivare in serata, quindi almeno il prossimo intervento esulerà dagli argomenti consueti). Detto questo, Salvini. Salvini è comparso come persona offesa (e, quindi, come testimone) al processo per diffamazione nei confronti di Don Giorgio De Capitani, il prete da lui portato in giudizio per avergli dato del “pezzo di merda” e aver pubblicato la frase “Se come dice Salvini bisogna difendersi dai ladri, uccidendoli, siccome lui è il più grande ladro della storia della democrazia, perché non ucciderlo”. “Un prete dovrebbe parlare di fratellanza e amore. Gridare all’odio e dire che Salvini è un ladro, facendo un elogio a chi lo uccide, può essere un iperbole, ma fai il prete, non il politico. Se vuoi, candidati alle elezioni per Rifondazione Comunista e dì quello che vuoi. Però da parte di uno che dà la comunione alla domenica sentire le parole pezzo di merda è bruttino”. ha aggiunto Salvini, che ha lasciato i locali del Tribunale di Lecco prima della deposizione dell’imputato concludendo “Mi aspettano a Genova. Questo non è il modo di impegnare le aule di giustizia” (ma allora perché lo ha querelato?). Salvini si è dichiarato inoltre disponibile a “finirla lì” se il prete chiederà scusa e darà una somma in beneficenza.
Ricordo che Salvini è indagato a sua volta per diffamazione nei confronti di Carola Rackete.
In ogni caso l’iter è lungo e tutto può ancora succedere. Come insegnano gli esperti ci sono molte circostanze che possono escludere una condanna per diffamazione: diritto di cronaca, diritto di critica, “provocazione” (consiglio la lettura di: https://www.diffamazioni.it/denuncia-per-diffamazione-come-e-cosa-fare/, ad esempio, per capire quanto sia complessa la questione). Senza contare le ipotesi in cui il codice penale espressamente prevede la possibilità di provare la “verità del fatto” per escludere la punibilità…