Diffamazione: da Patrizia Moretti Aldrovandi a Renzo Bossi (passando per Tabucchi, Travaglio, Sgarbi e Schifani)

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La diffamazione è uno dei reati più subdoli previsti dal nostro ordinamento giuridico.

Rivestire il ruolo di diffamatori o di diffamati è molto più probabile e, per certi versi, “semplice” di quello che si pensi. Più di quanto sia possibile rivestire il ruolo di ladro e di rapinato.

Patrizia Moretti Aldrovandi, madre di Federico, ha presentato una querela per diffamazione dopo che sul sito web “prima Difesa”, che tutela gratuitamente per cause di servizio tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine e Forze Armate” alcune persone, che si firmano con i nomi dei quattro poliziotti condannati in via definitiva per l’omicidio colposo del figlio, hanno scritto frasi come:

“La «madre» se avesse saputo fare la madre, non avrebbe allevato un «cucciolo di maiale», ma un uomo!”

“Che faccia da culo che aveva sul tg … una falsa e ipocrita… spero che i soldi che ha avuto ingiustamente (il risarcimento dello Stato, ndr) possa non goderseli come vorrebbe… adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie…”

“siamo stati calpestati nei nostri diritti e ripeto prima di parlare dovete leggere gli atti e non i giornali […], io sfido chiunque a leggere gli atti e trovare un verbale dove dice che Federico e morto per le lesioni che ha subito… […] noi paghiamo per le colpe di una famiglia che pur sapendo dei problemi del proprio figlio non hanno fatto niente per aiutarlo e stiamo pagando per gli errori dei genitori”

Viene spontaneo schierarsi dalla parte di Patrizia Moretti Aldrovandi, perché queste frasi, indubbiamente ingiuriose e vòlte a gettare discredito sulla sua immagine pubblica, rivelano più una controparte disperata che disposta ad analizzare lucidamente i vari aspetti della vicenda a livello di discussione con la pubblica opinione (sulla colpevolezza, ripeto, si è pronunciata in modo definitivo la Corte di Cassazione).

Purtroppo anche Patrizia Aldrovandi è sotto processo con l’accusa di diffamazione. Nel prossimo mese di ottobre si terrà l’udienza-filtro che vede la Aldrovandi nello status giuridico di imputata, e come parte lesa Maria Emanuela Guerra, prima titolare delle indagini sul caso. Assieme alla madre di Federico Aldrovandi andranno a processo anche il direttore e due redattori de “La Nuova Ferrara”. Il motivo del contendere sarebbe un articolo che la Aldrovandi avrebbe inserito sul suo blog a quattro mesi dalla morte del figlio e una pagina che riporta le fotografie, separate e distinte della Aldrovandi e della Guerra.

Fa indignare, indubbiamente, la storia di una donna che si ritrova senza un figlio, diffamata e diffamatrice insieme. Viene spontaneo un immediato senso di solidarietà. Dire quello che normalmente si dice in certe occasioni, che “non hanno di meglio da fare” o che “se la prendono sempre coi più deboli”.

Ma anche Renzo Bossi è indagato per diffamazione. E’ accusato di avere inserito un post al vetriolo su Facebook nei confronti di Davide Caparini, da cui è stato querelato.

Il predetto moto di simpatia/empatia, nel caso di Bossi, potrebbe non venire spontaneo. Non da tutti, almeno. Qualcuno, magari gli avversari politici, possono anche pensare che “Toh, gli sta bene”. Oppure anche gli stessi “amici” di partito, considerato che Caparini è della Lega e avrà pure qualche simpatizzante.

Se pensiamo che Antonio Tabucchi, scrittore libero, ha ricevuto una richiesta di danni astronomica dal Presidente del Senato Schifani per una presunta diffamazione possono verirci i brividi. Adesso Tabucchi è morto, speriamo solo che Schifani non prosegua la sua causa contro i suoi eredi.

Però anche Vittorio Sgarbi… pensate, ha dovuto un risarcimento di 30.000 euro prima, e di 35000 euro poi a Marco Travaglio (perché lo ha diffamato due volte). Marco Travaglio è stato condannato in sede civile a risarcire Schifani di 17.000 euro per avergli dato della “muffa” in televisione.

E’ una ruota che gira. Diffamati e diffamatori sono tali in base al nostro personale sentire. Non so ancora se sia un bene o un male.

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