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Il Consiglio dell’Unione Europea, con un comunicato stampa, ha annunciato di aver adottato in sede comunitaria la cosiddetta"legge Cliff", che estende i diritti d’autore sulle incisioni fonografiche da 50 a 70 anni.
Tutti gli stati membri sono tenuti ad adeguare le rispettive legislazioni entro due anni.
Il comunicato stampa è reperibile e scaricabile qui.
E qui trovate il testo della direttiva.
E’ chiaro che si tratta di una notizia tragica per la libera circolazione della cultura in rete, ma ancor più tragico mi sembra il silenzio dei soliti noti che detengono il monopolio della distribuzione, gratuita o a pagamento, di materiale attualmente fuori diritto d’autore. I piagnistèi arriveranno, come al solito, pietosi nella forma e nei contenuti, quando ciò che è già irreversibile, lo diventerà in modo definitivo.
Quindi, se l’entrata in pubblico dominio delle incisioni è stabilita, a tutt’oggi, fino al 1960, se fosse già in vigore la nuova direttiva dovremmo fermarci al 1940.
Ma l’aspetto più grottesco è che questa estensione dei termini di legge viene fatta passare come una conquista a favore degli autori. E’ palesemente falso. Si tratta, tutt’al più, ma proprio tutt’al più, di un contentino supplementare per gli interpreti, ma nulla di più.
Adesso vi spiego perché:
L’incisione della Quinta Sinfonia di Beethoven del 1952 diretta da Toscanini, con la NBC Symphony Orchestra, attualmente è in pubblico dominio.
Questo significa che chiunque può redistribuirla (gratis o a pagamento) o riprodurla, rimasterizzarla, metterla in circolazione in opere derivate (ad esempio, una neanche tanto ipotetica edizione dell’Opera Omnia di Beethoven).
Con l’entrata in vigore della legge, l’incisione entrerebbe in pubblico dominio dal 1 gennaio 1953.
Gli eredi di Toscanini, quindi (perché Toscanini è morto) potranno continuare a percepire i diritti sulle opere distribuite fino a quella data.
Ma gli eredi di Beethoven (l’autore dell’opera), naturalmente, non prendono un centesimo, essendo Beethoven morto nel 1827. Ed essendo trascorsi 70 anni dalla sua morte, la sua opera è comunque in pubblico dominio.
Prendiamo ora l’esempio dell’incisione de "Il nostro concerto" di Umberto Bindi, che risale, guarda caso, proprio al 1960.
L’incisione dovrebbe essere già in pubblico dominio. Nessun problema per l’interpretazione, dunque.
Invece si dà il caso che l’interprete sia anche autore della canzone. E, quindi, anche se quella registrazione è stata effettuata più di 50 anni fa, il brano non è comunque utilizzabile perché cadrà in pubblico dominio compiuto i 70 anni dalla morte di Bindi. Cioè il 1 gennaio 2073.
Quindi non corrisponde a verità l’affermazione che con l’attuale legislazione si sta entrando lentamente in un inestricabile Far West del diritto d’autore in cui potrebbero venire diffuse impunemente copie di "Volare" di Domenico Modugno, delle primissime incisioni dei Beatles, dei primi smolleggiamenti di Adriano Celentano. Il punto è che non basta che l’incisione sia in pubblico dominio, ci vuole anche che l’autore o gli autori siano passati a miglior vita da più di 70 anni!
Placido Domingo è presidente dell’IFPI (Federazione Internazionale delle Industrie Fonografiche) e ha rilasciato questa dichiarazione:
"E’ un grande onore essere invitato a diventare il presidente dell’IFPI – ha dichiarato Domingo – Ho sempre creduto moltissimo nell’importanza del rispetto per il talento e nei diritti di tutti coloro che interpretano, creano, producono e investono in musica. Oggi il mondo della musica e di tutte le arti sta affrontando enormi cambiamenti e sfide. La tecnologia, che da una parte consente agli artisti di essere conosciuti come non mai, ha condotto ad un dibattito su come trovare un modo per proteggere la proprietà intellettuale di artisti, creatori e di tutti coloro che vivono e lavorano nel mondo della musica. Spero di essere parte di questi dibattiti". (il grassetto è mio)
Ritengo sorprendente il fatto che un artista come Domingo parli di "trovare un modo per proteggere la proprietà intellettuale" a fronte della tecnologia (e la "tecnologia", anche se Domingo non lo dice, è la rete) e non parli, invece, di "trovare un modo per rendere la cultura libera di circolare".
Il punto è che oggi, se qualcuno prende la Quinta di Beethoven diretta da Toscanini nel 1952, la digitalizza, la masterizza e la distribuisce (gratuitamente o vendendola, non importa) non commette nessun reato. Tra meno di due anni potrebbe ritrovarsi a rischiare il carcere (perché per questo tipo di reato è prevista la reclusione). Si rischia il carcere per un brano inciso nel 1952! E per la cui incisione Toscanini e, successivamente, i suoi eredi, hanno già percepito i diritti sulle vendite e sulle utilizzazioni per 50 anni.
50 anni erano e sono un tempo più che ragionevole per godere dei proventi di una interpretazione. Fermo restando che Umberto Bindi e Domenico Modugno non li può comunque toccare nessuno.
Per cui, quello che viene fatto passare come un intervento a favore degli autori è e rimane un intervento a favore delle case discografiche a scapito del privato cittadino e dell’accesso alla cultura in linea generale.
Dunque, tra meno di due anni, una iniziativa come classicistranieri.org diventerà fuorilegge. O, quanto meno, monca di più della metà del suo catalogo. Ed è chiaro che non appena la legge sarà recepita in sede nazionale, cancellerò i contenuti "proibiti", perché distribuire gratuitamente cultura è da nobiluomini, ma rischiare la galera per la cultura è da imbecilli.
Non c’è altro da dire se non sottolineare che la direttiva è stata appoggiata caldamente dall’Italia. C’era da dubitarne?