Che cosa è diventato Bonetti?

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Non avrete mancato, spero, di dare un’occhiata alla TV di Stato, nel mentre il portavoce nel bisogno atàvico di inciucio della Nazione, Fabio Fazio, intervistava il per nulla sorridente a oltranza Giovanni Floris a proposito dell’uscita del suo primo libro “Il confine di Bonetti“.

Buonasera, bravissimo, no, sei più bravo tu, eh, ma tu conduci Ballarò, ma no, beato te che fai coppia con la Littizzetto, ho visto che hai scritto un libro, sì, è vero, mi ci sono cimentato, accidenti, bravo, no, ti ho detto che sei più bravo tu, insomma fatti fare una domanda originale, quanto c’è di te nella figura del protagonista? Mah, guarda, ti dirò che in un certo senso questo romanzo è autobiografico, ma va’? Davvero?? Come mai, eh, sai, mi è uscito così, comunque ti dicevo che sei bravo, grazie, il tempo a disposizione è scaduto, un bell’applauso.

Si è ragionato di tutto, come lo hai scritto, come ti è venuto, quanto tempo ci hai messo, comm’è ‘o fatto, comm’è ‘gghiuto, Ciccio, ‘Ntuono, Peppe o Ciro, chillo ‘o fatto è niro niro, niro niro cumm’a ‘cche.

Meno che di Bonetti. Che, insomma, è normale ricollegarlo a quel Bonetti che era stato a Berlino (che era un po’ triste e molto grande) con Lucio Dalla in “Disperato erotico stomp”, lo storico pezzo che apriva il lato B di “Com’è profondo il mare” (l’ellepì, dico).

E’ un personaggio fantasmagorico di cui si è sempre saputo molto poco (come di Baluganti Ampelio, del resto). Le uniche cose che sappiamo di lui le ha dette Dalla in un’intervista del 2009: “Con Bonetti andai in Polonia a un Festival, era un mio amico completamente scemo che sbagliava sempre strada”.

Ma c’era anche un brano fantastico dello stesso Dalla che faceva da lato B al 45 giri “Hai una faccia nera nera” del ’68 (me lo ricordo ancora). Si intitolava “Che cos’è Bonetti”, dove il mistero doloroso veniva ampiamente elucubrato in un minuto e 45″ di assoluto genio, grammelot, organo elettrico, svisi anni sessanta, ricchi premi e cotillons.

E ora sappiamo anche da dove emana l’essenza del titolo del libro di Floris. Anche perché i debiti, in letteratura, si pagano.

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