23 agosto 1927: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti

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«Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti»
(Michael Dukakis)

Il 23 agosto 1927 Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti vennero giustiziati sulla sedia elettrica per crimini che non avevano commesso.

Il 23 agosto 1977, Michael Dukakis, allora Governatore del Massachussets ha assolto i due italiani odrdinando la cancellazione di “ogni stigma ed ogni onta” su di loro.

Troppo comodo. Troppo poco. Troppo tardi.

Una nazione che si è permessa di mandare a morte due innocenti non può cavarsela con una dichiarazione, una canzone di Joan Baez (bella, per carità, ma sui social network oggi tutti a scrivere “Here’s to you”) e una pagina su Wikipedia!

Piuttosto, la casa editrice Claudiana ha da poco pubblicato una nuova edizione e traduzione delle lettere e degli scritti dal carcere di Sacco e Vanzetti. E’ una casa editrice coraggiosa, protestante, che non si occupa solo di teologia. Compratelo, ne vale la pena, e poi vi renderete conto del perché non è tutto here’s to you.

La morte di Stefano Cucchi: sentenza sbranata

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Dopo la sentenza di primo grado emessa per la morte di Stefano Cucchi c’è stato un selvaggio corricorri a dàrgli all’untore fin dalla chiusura dell’udienza.
L'”untore” in questo caso può essere sia il giudice (la povera madre di Cucchi ha detto “me l’hanno ammazzato una seconda volta”) che l’imputato di turno che esce assolto in un gioco perverso delle parti.
Se è certo che alcuni degli imputati sono entrati come gravemente indiziati di reato e usciti come persone prosciolte da ogni accusa, è altrettanto certo che Cucchi è entrato in carcere da vivo e che ci è uscito da morto.
Se la sentenza da un lato afferma che Cucchi sia morto di malasanità, dall’altro lascia aperta ogni incertezza sui segni inequivocabili dei colpi ricevuti dal giovane.
Certa sinistra emotiva ha fatto a brandelli la sentenza (le cui motivazioni saranno rese note solo tra una novantina di giorni) mentre certa destra moralista ha anticipato quelle motivazioni dicendo che sì è andata bene così e che i poveri servitori dello stato non potevano essere condannati (cielo, e perché no?)
È sicuro che alcuni imputati sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Cioè per la formula più ampia di assoluzione prevista.
Poi ce ne sono altri che sono stati assolti perché le prove erano insufficienti o contraddittorie. E quelle prove contraddittorie tra accusa e parte civile sono proprio quelle che riguardano la morte di Cucchi come ipoteticamente derivante dalle percosse subite.
Pare impossibile ma in Italia per condannare qualcuno c’è ancora bisogno di prove.

SupercazzoRa e NON SupercazzoLa

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Quando Ugo Tognazzi interpretò il ruolo del Conte Raffaello Mascetti nella imprescindibile trilogia di “Amici miei”, regalò al mondo, oltre che un personaggio struggente e bellissimo, i modi di dire del più feroce nonsense.
Parole come “Antani” (lo scrivo maiuscolo perché ritengo sia lo storpiamento di un nome proprio), “scappellamento a destra”, “Tarapìo tapioco” sono passate dal progetto originario di Pietro Germi a essere patrimonio di tutti.

Ma ce n’è una che viene ripetuta indiferentemente da intellettuali, giornalisti da guardia, nobil vólgo e plebe: supercàzzora.

Talmente usata che è stata banalizzata e trivializzata nella variante, corrente ma inaccettabile, di supercàzzola, tristemente cara, tra gli altri, anche a Marco Travaglio.

Il Wikizionario, il dizionario che costituisce uno dei progetti minori di Wikipedia, riporta il lèmma supercàzzora in modo corretto, segnalandone la versione trivializzata supercàzzora

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E la sorellina maggiore Wikipedia che cosa dirà? Volete che qualcuno non si sia occupato della supercàzzora? Ma certo, eccola qui:

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con tanto di fotogramma originale del dito che stuzzica e brematura anche”.
Anche Wikipedia sostiene che la versione corretta è supercàzzora e non supercàzzola.
Ma, si veda il caso, il lemma riconduce a una pagina intitolata supercazzola.
Quindi Wikipedia non solo fa un errore messo in evidenza dai suoi cugini più piccoli (come se un dizionario fosse, per definizione preventiva, un’opera immeritevole rispetto al milione di pagine) contraddicendosi fin dal principio, ma continua addirittura nell’errore fino in fondo, perché cercando supercàzzora come lemma autonomo si viene reindirizzati direttamente alla pagina consapevolmente trivializzata.
Cosa volete, è l’immenso tarapìo tapioco di Wikipedia.

Gino Paoli e la Canzone dell’Amore perduto di De André

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Gino Paoli, in una intervista a Andrea Scanzi su “Il fatto quotidiano” del 29 settembre scorso a domanda ha risposto:

D: L’autoscatto più nitido di De André, quindi, è la Canzone dell’amore perduto?

R: Fabrizio si è fatto influenzare continuamente. Come tutti. Invece, in quel brano, c’è solo lui. Col tempo arrivano le sovrastrutture. Magari migliori, ma sei meno puro.

“In quel brano”, verrebbe da rispondere a Paoli, c’è anche Telemann, autore di quel Concerto per tromba e orchestra in Re, che costituisce ossatura e muscolatura della “Canzone dell’amore perduto”.

Nessuna sovrastruttura, quindi. Solo sostrati.

Gino Paoli in una immagine tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Gino_Paoli_cropped.jpg

Justina Williams: la maestrina dalla penna rossa dello spamming

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A volte mi piace leggere lo spamming. Nella sua immensa e generale follia può costituire un genere letterario. Soprattutto le false e-mail di abbordaggio che ricevo da queste entità virtuali che si spacciano come 24enni che non hanno altro da fare che scrivere a me perché amano cucinare, leggere e insegnare ai bambini. Insomma, ho la maestrina della penna rossa in linea e neanche lo sapevo. Questo messaggio arriva da un indirizzo in brasile e mette come indirizzo di reply una e-mail Yahoo nel Regno Unito.

Justina Williams dice che mi spiegherà quando le rispondo il motivo del suo contatto. Inutile dire che sono curiosissimo. Magari mi faccio fischiare una casella di posta elettronica apposita per vedere di nascosto l’effetto che fa… Magari poi vi racconto com’è andata.


Greetings from justina.(justinawilliams463@)
How are you today? I feel like communicating with you, my name is justina williams 24 years old single by marital. It is my pleasure with respect to cultivate a healthy friendship with you. I have great interest in making new friend, my hobbies are reading, cooking, teaching little kids,

Today i found your id then i took the opportunity to write to you as i will really want us to be good friends and I will so much appreciate it if we can click together as one great friend.

I will send you my photo at least for you to see who is writing to you, so that I will give you full explanation about myself, and my reasons and purpose of contacting you.

Please feel free to write me back, really hope to hear from you soon,

Yours faithfully
justina williams,

justinawilliams463@

Un uomo solo al comando

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Non so voi, ma io comincio a provare un sentimento di sincera ed umana compassione nei confronti di quest’uomo che ha passato una vita a studiare da Papa e si è ritrovato solo.

Solo quando gli arrestano il maggiordomo fede, solo quando, guarda caso, quasi contemporaneamente viene sollevato dall’incarico un alto responsabile della Banca Vaticana, solo quando all’Angelus di Piazza San Pietro saluta una associazione di tiro con l’arco mentre un gruppo di manifestanti gridava “Vergogna!” per il silenzio su Emanuela Orlandi e una foto dell’allora giovane cittadina vaticana si andava a impigliare proprio su una delle statue che sovrastano la Basilica.

Dev’essere terribile, per chi è al potere, dover scoprire di non averne nessuno. E di non avere nessuno intorno.

Quello nei confronti di Ratzinger è un martirio mediatico e temporale visibile ad occhio nudo. La solitudine di chi tesse la trama vaticana. Cioè non lui.

Johann Sebastian Bach – Concerto per violino e orchestra in la minore BWV 1041 – Lara Saint-John

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Oggi ho deciso di non scrivere niente. Chi mi conosce sa perché.

Vi lascio a qualcosa di molto più interessante di me e dei miei pensieri, c’è Lara Saint-John che suona il Concerto per Violino e Orchestra in la minore BWV 1041 di Johann Sebastian Bach.

Ascoltàtelo e basta.

Tratto da: http://www.magnatune.com

Licenza: http://www.classicistranieri.com/licenzamagnatune.html

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Il Premio Barbara Fabiani per la storia sociale

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La casa editrice Infinito edizioni
con il patrocinio di Agenzia Redattore Sociale, Associazione Macondo, Associazione Progettarte, Associazione culturale Vita Romana fondata da Barbara Fabiani, Circolo culturale “Il nome della Rosa”, Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale – Sapienza Università di Roma, EIDOS, Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, Golem Informazione, IRSI – CISL, MISNA, Museo di Alatri, Noidonne, Regione Lazio, Società Italiana delle Storiche
presenta la I° edizione
del PREMIO BARBARA FABIANI PER LA STORIA SOCIALE
Il Premio Barbara Fabiani per la Storia Sociale nasce in memoria della scrittrice, giornalista e studiosa di scienze sociali Barbara Fabiani, scomparsa il 14 dicembre 2011 all’età di 43 anni e già autrice per la casa editrice Infinito edizioni del libro dal titolo “Fare l’amore a Roma. Passeggiate nella storia sociale della Città Eterna”.
Il Premio nasce con il fine di indagare e raccontare l’evoluzione delle questioni di genere e, più in generale, dei rapporti affettivi e familiari nell’esperienza delle persone e nel corso della storia. Obiettivo del Premio è di valorizzare ogni anno una ricerca divulgativa in materia – scelta tra quante saranno inviate al vaglio della Giuria, presieduta dal professor Carmine Russo – così da mantenere alta l’attenzione sugli studi sociali e, al contempo, costituire una biblioteca divulgativa di alto spessore letterario e sociale in materia.
Il Premio si compone di due sezioni: “saggistica” e “immagini” (fotografia o illustrazione). Dette sezioni avranno, ciascuna, un’unica opera vincitrice.
Ciascuna delle due opere vincitrici sarà premiata con la pubblicazione. Le due opere vincitrici, una per ogni sezione, concorreranno a costituire un’unica opera letteraria: l’immagine vincitrice (fotografia o illustrazione, a colori o in bianco e nero) costituirà la copertina del libro, all’interno del quale sarà pubblicato il saggio vincitore della sezione saggistica.
Le opere devono naturalmente essere inedite per poter partecipare al Premio.
Il regolamento completo del Premio si trova agli indirizzi web
Per informazioni: premiobarbarafabiani@gmail.com, info@infinitoedizioni.it, Infinito edizioni 06 93 16 24 14

FAI CLICK QUI PER SCARICARE IL REGOLAMENTO

Diffamazione nei confronti di Paniz e Scilipoti: sequestrato l’intero sito vajont.info

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Il carissimo lettore Malfanti Ofelio vedovo Midiailsecoloditalia, mi segnala or ora questa notizia che ha dell’incredibile.

A seguito di una querela presentata dai deputati Paniz e Scilipoti è stato indagato Tiziano Dal Farra, titolare ed editore del sito vajont.info. L’accusa è di diffamazione aggravata dalla diffusione per via telematica e dal fatto che le persone di cui si tratta sono pubblici ufficiali. La frase incriminata era “E se la mafia è una montagna di merda…i Paniz e gli Scilipoti sono guide alpine!”

Fin qui i fatti. A cui, sorprendentemente, è seguito un ordine di sequestro preventivo, regolarmente eseguito, di TUTTI i contenuti del sito, che è stato completamente oscurato.
Anzi, Tiziano Dal Farra è stato, come si legge (male, ma si legge) nella copia del verbale di sequesto preventivo “invitato a non riattivare o pubblicare/divulgare/distribuire anche in altri contesti, quanto oggetto di sequestro.”

In breve è accaduto. Sequestrato un sito INTERO (che, immagino, contenesse ANCHE materiale non diffamatorio) per UN contenuto.

Quello che è in discussione non è il fatto che la frase sia effettivamente diffamatoria o meno.
Questo, nel caso, saranno i giudici di merito a stabilirlo. Tiziano Dal Farra si difenderà dalle accuse e/o dal processo come meglio crederà, e sarà solo in quella sede che dovrà spiegare ai suoi giudici naturali (in primo e secondo grado, oltre che in Cassazione, se lo desidera).
Come non è in discussione il diritto di Scilipoti e Paniz di presentare querela nei confronti di chi vogliono, se si sentono lesi nella loro dignità di persone e nella loro onorabilità. Questo non lo metto in discussione perché se si tratta anche di un MIO diritto non si vede perché non debba esserlo anche loro.
Quello che è in discussione è se corrisponda a principii di giustizia sequestrare UN INTERO SITO per dei contenuti isolati ritenuti (e finora ritenuti, visto che non è intervenuta alcuna sentenza di merito) diffamatori.

La domanda è: potevano essere sequestrati (o, semplicemente, inibiti) QUEI contenuti?

E perché togliere a Tiziano Dal Farra la possibilità di continuare ad esprimere le sue opinioni sul suo sito?

Oltre a questo, a circa 200 provider italiani sarebbe stato ordinato “inibire ai rispettivi utenti l’accesso all’indirizzo web www.Vajont.Info 1, ai relativi alias e ai nomi di dominio presenti e futuri, rinvianti al sito medesimo, all’indirizzo ip statico che al momento dell’esecuzione del sequestro risulta associato al predetto nome di dominio e ad ogni ulteriore indirizzo ip statico che sarà associato in futuro (interdizione alla risoluzione dell’indirizzo mediante dns)”.
Quindi, non sarà possibile, come per i domini ospitati in Italia, sapere chi ha operato il sequestro (la sezione di Belluno del Compartimento della Polizia Postale del Veneto) e per ordine di chi (il Dott. Federico Montalto, Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Belluno), magari attraverso una immagine a cui sono rinviate le richieste dirette a quel particolare dominio. No, il collegamento non funziona. Punto.

E’ il precedente. E’ il provvedimento che apre una strada, un orientamento. E quell’orientamento appare dei più cupi, foschi e preoccupanti.

Vuol dire che chiunque si senta diffamato può non solo chiedere (quello lo fanno tutti!) ma addirittura ottenere, e in via PREVENTIVA (non in seguito a una sentenza definitiva passata in giudicato) il sequestro di una INTERA COMPLESSITA’ di contenuti, solo perché UNO SOLO di essi costituirebbe (il condizionale è d’obbligo) reato.

Punto informatico, in un articolo di Mauro Vecchio, riporta: “all’IP ora inibito del dominio corrisponde un server del provider USA GoDaddy,  a cui fanno capo diverse centinaia di domini differenti da quello oggetto del provvedimento.”