Questa signora, della quale non conoscevo nemmeno l’esistenza, si chiama Marzia Casolati, fa parte del gruppo parlamentare della Lega al Senato della Repubblica, è titolare di una oreficeria. Sul sito del Senato, a differenza di quello della Camera, non sono pubblicate le dichiarazioni dei redditi, e non posso rendervi conto con documenti autentici, ma la stampa riferisce che la Senatrice Marzia Casolati, la senatrice che ha incassato il bonus Piemonte di 1500 euro, ha dichiarato un reddito complessivo di 101.314 euro nel 2019. Nemmeno pochino, voglio dire. E ha avuto il coraggio, e perfino una buona dose di intransigenza economica, di percepire il bonus regionale a fondo perduto previsto dal Piemonte per il sussidio alle imprese durante il periodo del lockdown.
Pare che il bonus sia stato interamente restituito. Ma questo è costato alla Casolati la sospensione dal suo partito, provvedimento che ha accettato di buon grado. Contenta lei…
Come vi avevo promesso, ecco il testo della mail circolare che ho inviato a tutti i senatori e le senatrici del Partito Democratico che oggi hanno abbandonato l’aula al momento dell a votazione della fiducia sul maxiemendamento sulle intercettazioni.:
Gentile Senatrice, Gentile Senatore,
al decisione dei senatori del gruppo del Partito Democratico (fatti i dovuti "distinguo") di non partecipare alla votazione finale sul testo del maxiemendamento sulle intercettazioni, tristemente e tragicamente approvato dall’aula in data odierna, costituisce, a mio parere, una delle pagine istituzionali in assoluto più oscure dei nostri giorni.
Come cittadino ritengo assolutamente insensato e incomprensibile, in un momento di così grande pericolo per la democrazia e le garanzie costituzionali, abbandonare l’aula nel momento in cui l’opposizione, proprio perché tale, avrebbe avuto la possibilità di esternare il proprio rifiuto alla logica perversa che sottende le disposizioni approvate, e il non voler sottostare alla prepotenza di chi, ponendo la questione di fiducia in aula, rifiuta di soggiacere alle regole più elementari del dibattito pubblico.
Nel momento in cui ogni senatore è chiamato, nominalmente, ad esprimersi su un tale scempio delle più elementari garanzie, dire "no" è un dovere anche se si è in minoranza.
Le esprimo, dunque, il più totale e sdegnato dissenso verso un gesto che regala alla maggioranza la fiducia su un piatto d’argento, quando sarebbe stato possibile adebbitarle l’aggravante del ricatto della questione di fiducia.
Mi creda deluso.
Rispetto alla lista iniziale dei destinatari, per il momento ho notato che si sono verificati problemi nella consegna per una decina di nominativi. Non ho ancora ricevuto nessuna risposta (ma, si sa, è presto, è giovedì, e i senatori vanno tutti a casa…)
Tra questi la Senatrice Anna Rita Fioroni, titolare del sito www.annaritafioroni.it, a cui rimanda la pagina del Senato.
Solo che il sito contiene la pagina di installazione di WordPress e si configura come uno dei tanti tentativi della politica di venire in contatto con la base, parlare lo stesso linguaggio della politica cosiddetta "dal basso" senza tuttavia riuscirvi.
Altre occasioni sprecate. E di risposte alla mail, naturalmente, nemmeno una.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione e invito i senatori Segretari a procedere alla numerazione dei voti.
(I senatori Segretari procedono al computo dei voti).
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione nominale con appello dell’emendamento 1.1000, interamente sostituivo dell’articolo unico del disegno di legge n. 1611, sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia: