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L’altro giorno mia figlia (perché non so se vi ho già detto che 17 mesi e mezzo fa mi è nata una figlia) giocherellava, buttandoli allegramente all’aria, coi libri e coi DVD di Beppe Grillo che ho pazientemente accumulato in oltre un decennio.
Nel rimetterli a posto ho provato un po’ di nostalgia, per i tempi in cui Grillo scopriva Skype e insegnandoci ad usarlo ci diceva “possiamo mandarli a casa domattina” (s’intende quelli di Telecom), oppure di quando c’era “La Settimana”, un foglio volante da stampare con i post più interessanti del blog e da lasciare nei punti strategici frequentati dall’occasionale lettore (lo studio del dentista, la libreria di turno, oppure darlo al giornalaio perché lo infilasse nei quotidiani venduti), oppure quando ci fu il V-Day, con la partecipazione di personaggi della cultura e dello spettacolo, e fiumare e fiumare di persone nelle piazze. O di quando Marco Travaglio aveva la rubrica fissa al lunedì alle 14 in streaming sul blog. O anche di quando il blog di Beppe Grillo lo scriveva veramente Beppe Grillo e non era in mano a ghostwriter, rappresentando così un filo diretto tra il pubblico e chi ne portava il nome.
Erano, soprattutto, i tempi dell'”uno vale uno” e del “via i pregiudicati dal Parlamento”. E mi ricordo che per candidarsi alle elezioni politiche con il M5S bisognava avere la fedina penale pulita. E che nemmeno Grillo poteva candidarsi essendo stato (allora) condannato solo per un reato colposo (adesso ha una collezione di sentenze per diffamazione che tra civile e penale gli hanno cambiato un po’ il quadro della situazione).
Solo che da adesso, per correrer alla candidatura di premier per il Movimento, si potrà anche avere qualche caricuccio pendente. Roba di poco conto, s’intende, non reati gravi (ma, appunto, in base a che cosa si stabilisce che un candidato è in attesa di giudizio per un reato grave? Non si sa), giusto, anche lì, una diffamazioncina, giusto il tempo ed il modo di far venir fuori il nome di Luigi Di Maio e poterlo candidare alla corsa (che, poi, voglio dire, finora è anche l’unico a correre). Il Grillo di 10 anni fa una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta. Quello di oggi, si vede, ricorre anche a dei compromessi.
Ora, sia chiaro, Di Maio è solo indagato, e il reato di diffamazione non è neanche tra i più gravi. E’ ben difficile che si arrivi a processo, considerato che il 3 agosto scorso è entrata in vigore la norma sul risarcimento e la limitazione della portata del danno, per cui con un po’ di soldi (che a Di Maio non dovrebbero mancare) si può arrivare al non luogo a procedere. Wikipedia non ha neanche aperto a carico di Di Maio l’odiosetta sezione “Procedimenti giudiziari”, che invece viene mantenuta anche a chi è stato nel frattempo assolto, come Mastella).Quindi stiamo parlando veramente di punture di zanzara, ma che come tutte le punture di zanzara danno fastidio soprattutto quando in fondo alla corsa c’è il traguardo della poltrona di presidente del consiglio dei ministri. Perché sono cose che ti obbligano a cambiare, rivedere e rimodellare i regolamenti anche in controtendenza (Grillo usava molto spesso questa parola nei suoi spettacoli migliori) a quello che hai fatto finora. Ma a Di Maio sono stati perdonati errori, gaffes e pendenze giudiziarie che altri avrebbero pagato a caro prezzo.
Di Maio, nel frattempo, ha accettato la candidatura a premier imposta dall’alto. E lo credo bene. Io, più semplicemente, ho rimesso a posto i libri e i DVD di Grillo che mia figlia ha fatto pazientemente cadere dallo scaffale sul pavimento, e ora aspetto che li metta a soqquadro di nuovo.