Laura Cesaretti: licenziate i prof!

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Finora non avevo mai sentito parlare di una certa Signora Laura Cesaretti, giornalista.

Eppure seguo regolarmente “Prima Pagina”, la lettura dei giornali del giorno di Radio Tre, e a lei è toccata almeno una conduzione. Si vede che invecchio e che le sinapsi non funzionano più tanto bene.

Apprendo dal web che la Signora Cesaretti ha collaborato con “Radio Radicale”, è approdata al “Foglio” e infine sta lavorando per “il Giornale”, a Roma, Milano e Bruxelles. Insomma, una gavetta e una carriera brillanti e, immagino, non prive di soddisfazioni personali, se tanto mi dà tanto.

Ieri sera mi è capitato di rimbalzo su Twitter (io non la seguo) un suo cinguettìo che fa da contraltare a un messaggio dell’Huffington Post, in cui una certa Barbara Floridia ha scritto un articolo intitolato “No sanzioni, diamo altri ruoli ai prof. senza Green Pass” (“Green Pass” lo scrivo maiuscolo perché è imperativo categorico), in cui si ventilano proposte di impiego alternativo degli insegnanti privi del passaporto verde (e, quindi, di vaccinazione o di tampone negativo). In effetti “altri ruoli” detto così suona un po’ stonato. In quali ruoli vorrebbe collocarli la giornalista dell’Huffington Post? In qualche girone o bolgia dantesca? Non si sa. Egli è che gli insegnanti un loro ruolo ce l’hanno e farglielo cambiare è un po’ complicato, a meno che non siano loro a chiederlo. Ma, si sa, i giornalisti con il mondo della scuola pubblica non hanno molta dimestichezza, e l’articolo sarebbe stato destinato verso un più che onorevole diritto all’oblio, se non fosse per il fatto che la Cesaretti ha risposto con un lapidario “Licenziatela [si intende, immagino, la Floridia], assieme ai prof.”

Imbarazzante che una giornalista dotata del suo equilibrio invochi a gran voce il licenziamento per i docenti non vaccinati, quando nemmeno il più decreto dei decreti del Governo prevede questa extrema ratio.

Ma c’è una piccola cosa, un particolare che forse è sfuggito anche a voi. Il tweet lapidario della Cesaretti è stato cuoricinato (su Twitter un cuore corrisponde a un like) nientemeno che da Roberto Burioni. Proprio lui. Che è stato querelato presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria dal Codacons assieme ad altri due suoi illustri e stimatissimi colleghi. Cioè, Burioni ha espresso un plauso a una esternazione di una giornalista non esattamente del Manifesto che si adoperava per far conoscere ai suoi followers (tantini, complimenti!) la sua opinione favorevole al licenziare gli insegnanti.

Il bello della rete è che è impietosa, e che anche se li cancelli cerca di cancellarli in fretta certi commenti imbarazzanti, perché tutto si crea, tutto si conserva, niente o quasi niente si trasforma, tranne Wikipedia, probabilmente.

La Cesaretti ha al suo attivo qualcosa come quasi 94000 tweet. Complimenti di nuovo per la sua frenetica attività social. Che, però, non è stata sempre rose e fiori. Twitter le ha limitato l’uso del suo account per 12 ore per aver scritto a Di Maio “La prossima volta potreste per favore buttarvi da quel cazzo di balcone?”

Secondo il social si tratterebbe di incoraggiamento al suicidio. Ma dodici ore passano presto, e la Cesaretti è tornata al pubblico dei suoi followers più bella e pimpante che pria.

All’indomani della scomparsa di Stefano Rodotà scrisse dei commenti di pessimo gusto su Gustavo Zagrebelski e, più di recente, ha commentato in modo altrettanto discutibile la nascita di Andrea Di Battista, il figlio di Alessandro Di Battista e della sua compagna Sahra. “Ma hanno fatto l’amniocentesi?” scriveva. E ha liquidato il tutto (su Facebook, stavolta, non su Twitter) definendolo “solo una battutaccia, probabilmente di pessimo gusto“.

Gli avverbi di modo ci cambiano la vita.

Tuttavia, la Signora Cesaretti si è fermata a un filo dall’enciclopedismo. Qualcuno, un certo “Pamatt” ha provato a dedicarle nientemento che una pagina su Wikipedia, ma un amministratore piuttosto solerte l’ha subito cancellata. Peccato davvero.

That’s all, Folks!

Rossana Rossanda: memoria di una ragazza perbene

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Oggi diciamo addio a Rossana Rossanda, fondatrice del quotidiano “il Manifesto”.

A prescidere dalla condivisione o meno delle sue idee, le dobbiamo affetto e gratidudine per la creazione di una voce alternativa ai quotidiani tradizionali, per il suo senso critico e la sua altissima dignità morale.

Mai come oggi avremmo bisogno del suo esempio e della sua penna, nell’affrontare tutte le mille pieghe e aspetti primari e secondari del quesito referendario, il cui esito finale è tanto importante per la nostra democrazia.

Lascia un vuoto incolmabile nel giornalismo italiano onesto e acuto. Ci restano solo gli imbecilli imbrattacarte, urlatori e denigratori di professione. E a tristezza si aggiunge tristezza.

Chiara Giannini “censurata”

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“Io sono stata censurata perché è un libro su Salvini, e vi spiego perché, perché c’è una cosa che molti non sanno. Io prima di scrivere “Io sono Matteo Salvini” ho fatto un libro che si chiama “Come la sabbia di Herat – Memorie di viaggio di una donna in guerra”, che parla della mia vita di inviata di guerra e parla di 54 caduti dell’Afghanistan.

Questo libro era anch’esso pubblicato con Altaforte. Io l’ho pubblicato… presentato anche nei circoli del Partito Democratico…

[Interlocutore]: eh!

…l’ho presentato col Gruppo Lega al Senato, l’ho presentato con Fratelli d’Italia in Campidoglio…

[Interlocutore]: Quindi non è il problema della casa editrice!

…non è il problema della casa editrice. Quando esce la scheda-libro, a maggio, in cui si dice “Esce… è in uscita il libro di Salvini, tutti dicono “Salvini pubblica con la casa editrice fascista.”

Prima di tutto non si tratta di una casa editrice fascista, ma di una casa editrice, punto. Poi che al suo interno ci sia Francesco Polacchi, che è l’editore, per l’amor del cielo, che è un esponente di Casa Pound sono affari suoi, perché è come dire “Renzi pubblica con Mondadori, allora deve essere di Forza Italia, visto che è della famiglia Berlusconi, non mi sembra che sia così. Ma al di là di questo, io son rimasta sorpresa perché arrivo al Salone del Libro [e] vengo censurata, non mi si consente di andare a causa della casa editrice e anche del libro… ehm… entro là dentro, mi viene detto di tutto… mi viene detto di tutto, poi vengo censurata dalla London Metropolitan University, perché mi attacca l’ANPI e dice ai londinesi “Guardate, non presentate il libro, è un libro fascista”, io non son fascista, sono apolitica, faccio la giornalista del “Giornale”, faccio l’inviata di guerra, ho diritto di intervistare chiunque, in modo particolare ho diritto di intervistare quello che in quel momento è non un politico, un leader politico, ma il Ministro dell’Interno, ovvero un’istituzione politica. Ci sono stati libri a Renzi, a Berlusconi, interviste a chiunque, Chiara Giannini non lo può pubblicare, poi si deve meritare una paginetta su quel[l’] -scusatemi- abominio di libro che è “Il cazzaro verde” di Scanzi, in cui si dice che io sono il fallimento della Basaglia e che ho scritto il libro su scia ormonale. Ovviamente gli ho chiesto il risarcimento danni, perché credo non ci si debba censurare.

Ma la cosa -e mi rivolgo a Rinaldi – che mi dà più fastidio, non è tanto la censura della sinistra, perché io, alle censure della sinistra sono abituata da quand’ero ragazzina e scrivevo sulle pagine de “Il Tirreno”, giornale livornese che sappiamo perfettamente è di sinistra, però… ehm… sono allibita che a Livorno sia la Lega a censurarmi, e vi spiego perché. Io ho chiesto di presentare, come ho fatto in tantissime altre parti d’Italia, il libro con la Lega, perché ovviamente è un libro-intervista al vostro leader politico, l’ho presentato ovunque, a Livorno che è la mia città mi viene risposto “No, c’è un’imposizione dall’alto per non presentarlo”. Ovviamente io mi sono attaccata al telefono, ho chiamato tutti i dirigenti della Lega, mi hanno negato ci fosse questo. Chiamo… ehm… Daniele Belotti, che è il Coordinatore Regionale della Lega, dice “Io il tuo libro non lo presento, punto.”

E lì mi è venuta una domanda: siccome siamo vicini alle regionali, ma non è che si ha così paura della sinistra da non voler presentare un libro perché è scomodo, perché racconta certe verità… e allora secondo me la censura arriva quando si ha paura politica, perché ci sono tanti che sono attaccati alla poltrona, e vogliono semplicemente avere il posto alle Regionali, alle politiche, e allora censurano anche l’amico, quello che ha scritto qualcosa di buono. Io ho fatto un libro che se lo leggete è un libro-intervista a Salvini e parla benissimo di Salvini, ma ne parla anche male, in certi punti, perché lo critico, dico quali sono i suoi difetti, cos’è che dovrebbe cambiare. E’ un libro su un personaggio politico e su un Ministro dell’Interno.

La censura, guardate, è una cosa veramente vergognosa, io la conosco bene, perché tanti anni fa, quando c’era la Pinotti come Ministro dell’Interno del Partito Democratico, venivo censurata dal Ministro della Difesa (non dalla parte militare ma dalla parte politica) perché scrivevo cose che non andavano bene in quel momento alla Pinotti, quindi il suo portavoce mi censurava. Cosa che mi è successa ancor di più con la Trenta, poi, al Ministero della Difesa. La Trenta addirittura mi faceva i post dedicati dicendo che diffondevo fake-news, anziché mandare smentite a Sallusti. Quindi una roba semplicemente vergognosa, una censura in Italia che dà veramente il metro di misura di quella che è la politica italiana, una cosa vergognosa.

[Conduttore]: Vergognosa.