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Gianrico Carofiglio è magistrato acuto e scrittore raffinato.
A chiunque mi legga consiglio di buon grado di andare nella prima libreria disponibile, catapultarsi verso il reparto dell’editore Sellerio, comperare i tre romanzi con protagonista l’avvocato Guerrieri (“Testimone inconsapevole”, “Ad occhi chiusi” e “Ragionevoli dubbi”), che sono tanto belli da tenere tra le mani, con quella carta giallina e quel formato così comodo per il lettore (specie per chi, come me, legge a letto).
Poi, andando verso la cassa, ci si può fermare a comperare “Il passato è una terra straniera“, pubblicato per la Rizzoli, ma, si sa, nessuno è perfetto.
E non è perfetto nemmeno Carofiglio, tant’è che si è candidato alle elezioni nelle liste del Partito Democratico.
I suoi lettori non se lo aspettavano di certo (le sue lettrici e ammiratrici, invece, se lo aspettavano di sicuro!), è stato un fulmine a ciel sereno che ha lasciato tutti un po’ sbigottiti.
Questa è la vita, è vero. Ma Carofiglio esagera!
L’autore di colpi di genio narrativi assoluti come la lettura del gomito e le scappatelle giapponesi si riconcili con la sua terra e con i suoi lettori continuando a scrivere e a fare il magistrato, senza mischiarsi con la sporcizia quotidiana del Parlamento Italiano.
L’Avvocato Guerrieri disapproverebbe in pieno.